Mi sgridi i piedi – Luca Gamberini

«Tu sei come una nuvola,
bianca e zingara,
libera di andare alla deriva.
Tu sei, dove non sai,
nuoti nel tuo cielo
scalza e lieve.»
(da Lady nuvola)

Ci sono poeti che stanno molto attenti alla metrica. Ligi al “dovere” essi si preoccupano che tutto sia sempre armonioso. Le parole sono esattamente dove dovrebbero essere; proprio quelle che ci aspetteremmo che fossero. Ce ne sono invece altri che scrivono ciò che riecheggia nella loro testa, senza preoccuparsi troppo di come si dovrebbe “poetare”. Giocano con le parole, forti del fatto che la poesia sia libera e conceda parecchie “licenze”.

A proposito del verso libero, nel maggio 2016 è uscito con Youcanprint Mi sgridi i piedi, la raccolta del poeta di origini bolognesi Luca Gamberini. Un titolo singolare, che dopo un’attenta lettura mi ha portato a credere che egli abbia voluto porre l’attenzione sul fatto che il mondo odierno s’interessi a cose futili e non veda invece quelle importanti. Ma come ho già ribadito, la poesia è libera, e ognuno può leggerci quel che vuole, l’importante è che dia un’emozione. Peccato sarebbe se lasciasse indifferente il lettore, cosa che non avviene con quest’opera.

Mi sgridi i piedi alterna componimenti che rasentano il nonsense, a note di liricità, in cui si avverte un romanticismo appena abbozzato, e apprezzato proprio perché mai patetico. È bello sentir parlare l’autore mentre si rivolge direttamente ad una donna – o più in generale ad un amore/ affetto – nel tentativo di rimanere “lucido”. Ma ecco che quando le sue esternazioni stanno per toccare picchi di dolcezza, egli si ritrae, così come farebbe un riccio che, per paura di un pericolo, mostra solo gli aculei. E Gamberini lo fa appellandosi ad un tipo diverso di poesia, che chiamerei “distopica”, se me lo permettete, perché mira a distruggere idealmente quanto costruito fino a quel momento. A tal proposito, cito la poesia Corpo mente:

«Il mio obiettivo è inchiodare il pensiero
è lì che i tetti sono appena fatti
è lì che i vestiti sono sempre appena
cambiati
è lì che giace la macchina distruggidocumenti.»

Vedete quanto, rispetto a Lady nuvola citata all’inizio, il registro linguistico sia cambiato? E credo che in questi “moti repentini dell’animo” consista proprio la sua originalità. Imprevedibile, e mai uguale a se stesso. È come se, in maniera un po’ paradossale, il poeta desse una sterzata per ancorarci alla realtà. Per farci credere nella forza della mente, che tutto può.

Vengono così inseriti termini inusuali per il mondo della poesia, anche un po’ “freddi”, al fine di riequilibrare i toni. D’altra parte, l’autore non si riconosce in questo mondo. Una società di cui non condivide le regole, proprio perché sembrano più non esserci.
Egli rimane a guardare sulla soglia, e a commentare quel che nel caos attira la sua attenzione. Con ironia; talvolta con una punta di sarcasmo nei confronti della persona amata, che sicuramente cela speranze deluse. Anticipa le mosse, prima di essere sopraffatto.
Mi sgridi i piedi è una raccolta poetica che va letta, se non altro perché si discosta dal solito libro di genere. Luca Gamberini saprà stupirvi coi suoi “pazzi” versi.

Mi sgridi i piedi
Luca Gamberini
Youcanprint, maggio 2016
Pagine: 66
Brossura: € 10,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa