Magari domani resto – Lorenzo Marone

Esistono persone perbene, che lasciano esempi positivi, anche in un rione popolare e difficile come quello dei Quartieri Spagnoli. Lorenzo Marone si allontana dalla visione di una Napoli borghese, per approdare in questo suo ultimo romanzo Magari domani resto (Feltrinelli, 2017) nei panni di una donna, Luce, una piccola femmina del sud, come lei stessa ama definirsi.

Luce ha trentacinque anni e fa l’avvocato. Abbandonata dal padre da piccola, è cresciuta con la madre e con la nonna. Anche il fratello minore, Antonio, ad un certo punto l’ha lasciata per trasferirsi al Nord. In Luce è ben chiaro quindi che niente sia eterno, e che le persone amate prima o poi prendano il largo. Questa sua triste “collezione di abbandoni”, però, l’ha resa forte. Lei è una donna che non si lascia mettere i piedi in testa da nisciuno, e dice sempre quel che pensa. La madre, per quanto donna frustrata e svalutante, ha insegnato ai figli il valore dell’onestà. E a camminare nel mondo senza mai abbassare lo sguardo. Un valore, il coraggio, sicuramente da non sottovalutare.

Nella sua vita vuota, perché priva di passioni dopo l’ultima grande batosta amorosa, arriva un giorno Kevin, un bambino molto sveglio e saggio, che le fa venire voglia di diventare madre. Partita come una causa di affidamento, che a Luce viene imposto di seguire, la conoscenza di Kevin e della madre Carmen si rivela un’esperienza determinante. Insieme a don Vittorio, l’anziano vicino di casa filosofo e ex suonatore di tromba su navi da crociera, questi personaggi sono il quanto più possibile vicino ad una famiglia vera.

Lorenzo Marone, attraverso quello che gli inglesi chiamano stream of consciusness, lascia a Luce la libera rappresentazione dei propri pensieri, e così la vita di questa donna, all’interno di un quartiere popolare di Napoli, prende forma. Le ellissi temporali sono continue: “retrospezioni” che aiutano il lettore a comprendere il vissuto del personaggio principale, insieme a quello della madre e del fratello Antonio. Luce è diffidente ed incapace di lasciare andare il passato, ma, come si suol dire, ne avrebbe ben donde. Situazioni non risolte, infatti, sono rimaste negli anni in sospeso.
Si tratta di un romanzo ricco di personaggi, “caotico” proprio come sono i Quartieri Spagnoli. Non mancano anche un cane, Alleria (allegria in napoletano) e una rondine, Primavera, che proprio non ne vuol sapere di migrare. Quest’ultima, trovata da piccola da Luce, si è abituata a vivere affidata alle cure di don Vittorio.
Napoli domina sullo sfondo; ogni atomo di questa città è intriso nella storia. Senza dubbio protagonista, così come lo è Luce.
Restare o andarsene? È l’idea di base attorno alla quale ruota tutto il romanzo. Quando le cose si mettono male, ci sono persone che abbandonano tutto. E Luce ne sa qualcosa. Altre invece, come Luce stessa, che sanno fare della “resilienza” una virtù fondamentale. Raccolgono quel poco che hanno, lo valorizzano, e da lì ripartono.

Lorenzo Marone, in Magari domani resto, è tutt’altro che banale. E sa anche essere “leggero” mentre attraversa tematiche profonde, che invece sarebbero macigni. Penso a Primavera, la rondine. E capisco che ognuno abbia la propria indole, e forse quella sarebbe il caso di seguire, se solo qualcuno ci sostenesse un minimo nel superare la paura iniziale di “spiccare il volo”.
E concludo con le parole del padre di Luce, che mi sono rimaste impresse – forse non era poi così “buono a nulla” come pensava sua moglie:

«… non partite solo per fuggire, e non restate solo perché non avete il coraggio di prendere nuove strade. Siate sempre aperti ai cambiamenti, scegliete un obiettivo e puntatelo, però sappiate che se pò semp’ fallì, che ca nisciuno è perfetto.»

 

Magari domani resto
Lorenzo Marone
Feltrinelli, febbraio 2017
Pagine: 315
Brossura: € 16,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa