Le otto montagne – Paolo Cognetti

Paolo Cognetti, scrittore milanese classe 1978, scrive una storia di formazione che parla di montagna, di rapporti fra padre e figlio e di amicizia maschile. Le otto montagne, che Einaudi candida al Premio Strega venturo, parte forse un po’ in sordina, perché risale alle origini della famiglia Guasti, ovvero a quando negli anni Settanta un uomo e una donna, amanti della montagna, si sposano e nasce il loro figlio Pietro. Ma poi la narrazione prosegue fino ai giorni nostri, con quel tono evocativo e mai eccessivo tipico dell’autore; di uno che si è formato leggendo i romanzieri americani, e che riesce ad essere poetico senza ostentare, utilizzando con naturalezza una prosa elegante ed estremamente contemporanea. E la molla scatta. Quella che immerge totalmente nella vicenda e rende incapaci di assentarsi anche solo per un istante dalla lettura.

Lasciate le amate Dolomiti, la famiglia di Pietro si crea un proprio “mondo parallelo” che alterna alla nebbia e al caos di Milano, in un piccolo paese di montagna alle pendici del Monte Rosa, dove il ragazzo fa la conoscenza di Bruno, l’amico col quale condividerà oltre trent’anni di vita. Le tre parti, in cui si articola il romanzo, seguiranno proprio l’amicizia di Pietro e Bruno nel tempo, alle prese con problemi comuni, quali l’essenza stessa del loro rapporto, talvolta turbato da apparenti incomprensioni; il confronto col padre, figura forte che, paradossalmente, Pietro rincorrerà in solitaria sulle montagne solcate dal genitore solo dopo la sua morte; la difficile conquista di una identità propria, che si rivelerà ardua da seguire e, più ancora, da assecondare nella maturità.

Forse io e Bruno vivevamo davvero dentro il sogno di mio padre. Ci eravamo ritrovati in una pausa delle nostre esistenze: quella che mette fine a un’età e ne precede un’altra, anche se questo l’avremmo capito soltanto dopo.

La montagna, vista spesso come simbolo di difficoltà da superare, nonché luogo in cui regna silenzio e si rimane a lungo soli con se stessi, si rivela come un vero e proprio modo di considerare il mondo. E Paolo Cognetti è abile a condurre il lettore con sé, ammaliandolo con la luce dei tramonti; con le asperità delle rocce; con il biancore dei ghiacci e di una neve che, con Pietro e Bruno, rimane protagonista silente e cagione di eventi.

Così come nella vita reale, i personaggi sono chiamati a confrontarsi con ostacoli sempre maggiori, ed ecco che la montagna diventa simbolo di maestosità, e del fatto che l’uomo sia continuamente messo alla prova. Dalle Dolomiti si passa al Monte Rosa, dal Monte Rosa all’Himalaya della terza parte, quando Pietro parte come documentarista in Nepal, in un crescendo di difficoltà che si fanno aspre. D’altra parte, in un rapporto a due, vi è sempre chi parte e chi resta. E Pietro va e fa ritorno di continuo, convinto di poter sempre rivivere il passato e di trovare in Bruno il suo porto sicuro.
Le otto montagne è un libro che incanta e fa commuovere, basato sull’unione di due uomini forse troppo simili, alimentata dal timore di non conoscersi abbastanza. Un piccolo capolavoro la cui lettura consiglio a tutti.

Qualunque sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.

 

Le otto montagne
Paolo Cognetti
Einaudi, novembre 2016
Pagine: 200
Brossura: € 18,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa