Sono cose da grandi – Simona Sparaco

«È il male di questa nostra epoca ad avere trasceso le regole fondamentali di qualsiasi narrazione. Ad aver trasformato un padre in un combattente disposto a imbottire il figlio di tritolo per mandarlo a uccidere altri figli come il suo. Ad aver soffocato qualunque sentimento di umana compassione. Il mondo che mi ha visto bambina è molto diverso da quello, liquido e frastornante, che stai conoscendo anche tu.»

Sono cose da grandi, quelle che Simona Sparaco vorrebbe dire al figlioletto Diego di quattro anni in questa lettera accorata scritta per lui, divenuta anche il suo ultimo contributo letterario in ordine di tempo. Ma come spiegare l’esistenza del male ad un bambino così piccolo?

In Sono cose da grandi (Einaudi, 2017) l’autrice incarna le preoccupazioni di tutte le madri del mondo, che vorrebbero preservare l’innocenza delle loro creature all’infinito, mentre invece si rendono conto che i bambini crescono in fretta e che, con occhi furbi, come nel caso di Diego, origliano discorsi fatti da persone più grandi e vedono spezzoni drammatici alla tv, cogliendo ovunque la sofferenza. Allora sono loro, i piccoli, a chiedere di cambiare canale, oppure di lasciare la luce accesa la notte, perché il dolore altrui e gli atti terroristici troppo a lungo perpetrati lasciano cicatrici anche sulla loro giovane anima.

Prima la strage di Nizza, dove sulla Promenade des Anglais un camion bianco si è gettato sulla folla come se davanti a sé avesse solo birilli; poi il terremoto del centro Italia, avvenuto proprio il 24 agosto, il giorno del compleanno del piccolo Diego. Eventi che segnano.
Che mondo consegneremo ai nostri figli? Come permetteremo loro di fare esperienze, se siamo terrorizzati da quello che accade? Sono domande importanti; fulcro attorno a cui ruota tutto lo scritto.

L’autrice racconta della sua frenetica quotidianità, tipica di una madre che mentre cresce un figlio ha anche un lavoro da portare avanti, e di come la nascita di Diego l’abbia resa più creativa. Lui, tutto fiero della sua mamma, seduto sempre in prima fila alle presentazioni dei suoi libri, in giro per l’Italia. Perché quello che importa è stare assieme, e inventarsi ogni giorno nuovi giochi e nuove storie, da vivere con la loro auto, chiamata affettuosamente dal bambino Pappamolla.

Perché Diego è molto vivace ed intelligente; sa rapportarsi alle persone a seconda di chi si trova davanti; riconosce chi ha bisogno d’aiuto. Inizia a pensare alle cose in maniera antropomorfa, sinonimo che riconosce loro una costante nella sua vita, sebbene talvolta chieda nuovi giocattoli e faccia un po’ i capricci, come tutti i bambini della sua età.
Con stile garbato, ricco di tenerezza, Simona Sparaco si rivolge a suo figlio in una lunga lettera che si auspica egli leggerà quando sarà più grande e le farà le vere domande importanti della vita, quelle che potrebbero portare un genitore ad “incartarsi”, per citare l’autrice.

Quel che sarà dell’uomo o del nostro Pianeta non è facile da prevedere, ma una cosa è certa: Simona Sparaco, così come tutte le mamme del mondo, sarà sempre lì a sostenere il suo cucciolo, quando cadrà. E con lei, ci sarà anche il padre del bambino, che, sebbene figura fisicamente lontana, è in realtà sempre presente. Quel Valter a cui l’opera è dedicata.

Sono cose da grandi non conta nemmeno cento pagine, ma è un romanzo che coinvolge e arricchisce di esperienze, che si legge tutto d’un fiato. La storia di una madre e del suo bimbo, nel loro delicato e suggestivo microcosmo.

 

Sono cose da grandi
Simona Sparaco
Einaudi, 2017
Pagine: 98
Brossura: € 12,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa