Fabio Strinati: Dal proprio nido alla vita

 

In quest’ intervista lo scrittore Fabio Strinati parla del suo libro Dal proprio nido alla vita e del legame paterno allo scrittore Gordiano Lupi.

Come è nata l’idea di scrivere il suo ultimo libro?
Dal proprio nido alla vita è un testo che ho deciso di scrivere dopo aver letto per ben cinque volte di seguito Miracolo a Piombino, un romanzo di Gordiano Lupi. Definisco il mio libro come un poemetto, ma in realtà potrei definirlo anche come un libro di semi-prosa poetica. Mi rendevo sempre più conto, sfogliando pagina dopo pagina, che il libro di Lupi era pieno zeppo di poesia pur essendo narrativa, e questo mi ha colpito moltissimo. Questo conferma, rafforza la mia tesi sul fatto che la poesia esiste anche senza il poeta. Un libro che mi ha aperto un mondo; è stato in grado di far emergere in superficie quei ricordi che col passare degli anni si sono persi, un po’ qua e un po’ là, nei meandri di questa vita rapida e veloce.

Cosa rappresenta per lei Gordiano Lupi?
Per me è come una figura paterna, un punto di riferimento, sia come uomo, sia come scrittore. Ci conosciamo dal 2014 e il nostro rapporto è ottimo. Lo stimo tantissimo; è una persona corretta, onesta, e oggi purtroppo queste qualità sono sempre più rare.

Una frase del suo libro più significativa?
«Un volo di gabbiano può far scoprire universi ignoti, mondi lontanissimi. Marco voleva molto di più. Voleva scoprire il senso profondo della vita.»

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
È nata nel momento in cui ho capito il mio carattere: sono una persona schiva, riservata, taciturna, e così, per poter dialogare con il mondo, ho scelto di usare la scrittura come mezzo per potermi esprimere. Sono convinto che noi non viviamo nel mondo, ma viviamo dentro al mondo.

Uno scrittore a cui è più legato oltre a Lupi?
Sono molto legato a Tiziano Sclavi. Lo reputo semplicemente il più grande fumettista italiano di sempre. L’inventore, il padre di Dylan Dog. Mi piace tantissimo questa cosa che dentro a un fumetto possa esserci tanta, e altissima cultura. E Dylan Dog è proprio questo, altissima cultura.

Tre aggettivi per descriversi?
Ansioso, ribelle e curioso.

 

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice