Sete – Jo Nesbø

«Il tuo vero te stesso è qui ora, Harry. E si chiede se devi uccidere oppure no. Adesso tocca a te decidere se una persona deve vivere o morire, e godi. Conosci la sete, ammettilo, Harry. E un giorno berrai anche tu.»

Harry Hole è tornato e ci speravano tutti. Perché è lui il detective meglio caratterizzato di Jo Nesbø, quello che abbiamo imparato negli anni ad amare e che fa la differenza. Eccolo qui, allora, il quasi cinquantenne Harry, che in Sete (Einaudi, 2017) torna nella veste più pacata di insegnante e di marito di Rakel, la donna sposata tre anni fa e per la quale ha chiuso col suo passato di alcolista. Divenuto docente alla scuola di polizia di Oslo, Harry Hole sembra rigare dritto, anche se in lui alberga sempre la belva che avverte quella sete che dà il titolo al romanzo e riassume quel bisogno incontrollato di dare la caccia ai criminali, di mettersi nella loro testa per fermarli.

A Oslo, a distanza di poche ore, due donne vengono uccise e una terza rimane ferita. Le vittime frequentavano il medesimo sito per appuntamenti e sui loro corpi ci sono orrende sevizie, lasciate da uno strumento di tortura simile a una dentiera di ferro che ferisce come una tagliola. Una faccenda di vampirismo, sempre che il fenomeno esista davvero.

In un primo momento Harry rimane ai margini, ma poi cede all’invito del capo della polizia che chiede il suo aiuto, certo che la bestia che Harry nutre non abbia ancora appagato la sua atavica sete. Così, vedendo vacillare il posto all’accademia di polizia del figliastro Oleg, che da tempo ha deciso di seguire le sue orme, Hole si arrende al ricatto e si pone alla testa di un gruppo di uomini fidati per indagare sugli omicidi in maniera serrata.

Niente è mai come sembra, nei romanzi di Jo Nesbø, che ha in serbo per i suoi lettori sempre una “storia nella storia”, e che invita ad aguzzare l’ingegno e a sfidarlo nell’individuazione del colpevole. I colpi di scena si susseguono a raffica e Sete ha un ritmo che non concede tregua, è vero. Però l’autore non è mai eccessivo, ovvero, riesce sempre a creare suspense mantenendo un principio di verosimiglianza. Sarà perché la sua prosa molto semplice e fluida risulta credibile. Oppure perché i romanzi del norvegese autore di thriller più famoso al mondo sono estremamente cinematografici e durante la lettura sembra di guardare un film.

Per quanto i nomi siano difficili – nomi che per altro abbiamo ormai da tempo imparato – le storie di Nesbø sono facili da seguire.

Insomma, questo autore ha un pubblico che lo ama in maniera smisurata ed esponenziale agli anni che trascorrono fra una pubblicazione e l’altra. Come il buon vino, Harry Hole invecchiando migliora. E il suo seguito non rimarrà deluso nemmeno da questa sete impellente, che sembra non trovare ristoro.

Come al solito, le premesse per un prossimo episodio ci sono. Hole tornerà, non disperiamo. E io lo aspetto come si attende un vecchio amico col quale si ha condiviso dei bei momenti. Da anni ci “sfidiamo” io e lui. Una prova che talvolta vinco e altre perdo, ma che come tutti i confronti porta sempre qualcosa di arricchente e prezioso.

Sete
Jo Nesbø
Einaudi, marzo 2017
Pagine: 640
Prezzo: € 22,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa