Le notti blu – Chiara Marchelli

Le notti blu di Chiara Marchelli (Giulio Perrone Editore, 2017) è un romanzo entrato nella dozzina del Premio Strega 2017. E a giusta ragione, direi, dato che lo stile “intimistico” dell’autrice introduce in un mondo doloroso ma estremamente affascinante. E questo avviene non perché l’essere umano sia sempre un po’ masochista, bensì perché si avverte che la disperazione di questi personaggi, in balia degli eventi, sia un sentimento autentico ed espresso in maniera del tutto credibile.

Chiara Marchelli ci conduce in luoghi che padroneggia e diventano subito “nostri”, sebbene senza troppe descrizioni, dando vita a dialoghi in cui il lettore può immedesimarsi. Sono frasi che s’incatenano l’una all’altra; domande che i protagonisti pongono al loro interlocutore, ma soprattutto a se stessi, per non abbandonarsi alla deriva di quell’evento che prima o poi sconvolge tutti: la perdita di una persona cara.

Mentre si avverte il proprio corpo andare in pezzi –  non si riesce più a prendersi cura dell’“altro” che ci sta accanto –, per non impazzire, si cercano risposte. Per continuare a stare in piedi, si pretendono “alternative”, pensieri che possano portare ad una progettualità e a sentirsi di nuovo vivi.

È quello che fanno Michele e Larissa, una coppia sposata da oltre trent’anni, il cui rapporto è consolidato e fatto di piccole cose. Che si tratti di una serata al cinema, che piace a entrambi, o di una passeggiata in inverno, con quel vento gelido a tagliare la faccia che lui odia, mentre lei invece ricerca. Sono diversi, Michele e Larissa, anche nel modo di affrontare la morte dell’adorato figlio trentacinquenne Mirko, avvenuta cinque anni prima dell’inizio di questa storia.

È un insegnante, Michele, e con la moglie è giunto da Genova a New York quando la donna era incinta. È nato lì, in America, quel loro figlio così intelligente e interessato alla biologia, ma a tratti umorale, con all’attivo notti insonni costellate d’angoscia fin da piccolo; quelle notti che Michele chiama “blu”, in cui si è sospesi fra il sonno e la veglia, e un padre può ancora proteggere il proprio figlio, al sicuro fra le mura domestiche, e prendersi cura di lui preparandogli un bicchiere di latte da dolcificare col miele.

Notti che non torneranno; o meglio, torneranno ma solo sotto diverse spoglie.

Una grande città, New York, che però non ha soffocato la coppia, che si è comunque ritagliata i propri spazi come vivesse una vita di “ringhiera”, con le stesse abitudini e le poche frequentazioni. Ma che è stata impotente alle opportunità che avrebbe potuto offrire al giovane e brillante Mirko, dopo la sua decisione di tornare a vivere in Italia e sposare Caterina, una ragazza che non è mai piaciuta ai suoi genitori, perché giudicata “scialba” e sicuramente rea di tutte le cose belle che Mirko ha mancato.

Una notizia improvvisa dall’Italia, giunta in un momento di stasi, sconquasserà l’esistenza già precaria del “dopo Mirko” di questi genitori. E qui tutte quelle domande di cui parlavo all’inizio, travolgeranno il lettore come una valanga, tematica per altro che verrà incontrata nel libro, riferita a un posto dove Mirko amava rifugiarsi quando da piccolo andava in vacanza coi genitori. La “sua” montagna, quella vicino a Courmayeur.

L’elaborazione di un lutto è una cosa strettamente personale, così come le strategie che si mettono in atto per superarlo. E qui Chiara Marchelli non pone lingua, nel senso che non sembra parteggiare per l’uno o per l’altro dei suoi personaggi. Fa un passo indietro, di fronte alla narrazione, consapevole che ognuno cerchi di fare tutto quello che può. Fosse anche un figlio, che sentivamo vicino e si credeva di conoscere.

I figli, al contrario, non ci appartengono mai totalmente. Lasciano semplicemente un’eco di quello che noi abbiamo nutrito.

 

Le notti blu
Chiara Marchelli
Giulio Perrone, marzo 2017
Pagine: 234
Prezzo: € 15,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa