Il libro del mare – Morten A. Stroksnes

Il libro del mare (Iperborea, 2017) dello scrittore norvegese Morten A. Stroksnes, o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone sul vasto mare, è senza dubbio un testo originale. Partendo dalla battuta di pesca di due amici, assume le sembianze di uno scritto scientifico, in quanto compendia in sé la storia del mondo marino, dagli albori fino a oggi.

Nel corso dei secoli l’uomo si è evoluto, ma, come dal primo giorno, rimane fortemente attratto da quel che avviene negli abissi marini. Un brulicare di vita che giunge a profondità inaudite e dà adito al mito di mostri ancestrali, che da un momento all’altro potrebbero risalire la colonna d’acqua e divorare tutto ciò che nuota in superficie.

Sarà perché l’essere umano è attratto da quel che racchiude in sé un alone di mistero; sarà perché quando si è in mare non si riesce a vedere ciò che sta sotto. Fatto sta che l’acqua esercita da sempre una grande attrattiva, se vogliamo tenere buona la frase di Herman Melville che compare sulla quarta di copertina.

«Acqua e meditazione sono sposate per sempre.»

L’ossessione per un pesce, potente Leviatano che fende la superficie, può condizionare la vita di un essere umano. E la letteratura è ricca di esempi. Passando per Melville, o da un confronto “alla pari” come accadeva per Hemingway. Ne Il libro del mare si narra la storia dell’autore stesso e del suo amico pittore-pescatore Hugo che, con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza, sono andati per mare nei fiordi norvegesi, alla ricerca del temuto squalo della Groenlandia. Ciò la dice lunga sulla mia ignoranza in fatto di squali, poiché ero convinta che queste enigmatiche creature prediligessero le acque temperate e non potessero vivere fra i ghiacci, a simili latitudini. Avevo sentito parlare di uno squalo abissale, quello sì, di uno strano colore rosa, simile a cartapesta, ma il suo nome è Goblin. Il pesce di cui si parla in questo libro mi era sconosciuto.

La fama dello squalo della Groenlandia è, credetemi, tutt’altro che romanzata. E ora, che ho letto questo libro, posso parlarvene con cognizione di causa. Si tratta del vertebrato più longevo del pianeta – addirittura si ritiene possa vivere fino a quattrocento anni. Un predatore che può raggiungere anche i sette metri di lunghezza e una tonnellata di peso. Le sue cornee sono abitate da parassiti che lo rendono cieco, ma con occhi fluorescenti.

E così, visto che le avventure in mare sono fatte per pensare, l’autore ci parla di antiche leggende di marinai; della vita degli abissi e di quella preziosa catena alimentare, senza la quale nemmeno sulla terraferma potrebbe esserci vita; dei mostri acquatici di cui già nel Cinquecento parlava il geografo Olao Magno, quali meduse a trecento stomaci e calamari giganti, che si fingono morti e fagocitano parte dei loro stessi tentacoli pur di avere la meglio sul nemico.
L’origine della vita appare quindi un po’ meno misteriosa, dopo questo excursus nel mondo della zoologia, dal Paleocene ai giorni nostri.

Riusciranno i nostri eroi a realizzare il loro sogno? E mi riferisco alla cattura del grande squalo, che diventa un pensiero fisso e un non facile obiettivo. Questo di certo non posso rivelarlo, sebbene io ci tenga a sottolineare un concetto. La battaglia che un uomo ingaggia, quando è in mare, è soprattutto nei confronti di se stesso. Riguarda la sua capacità di saper attendere e di non darsi mai per vinto. Lo abbiamo imparato da Santiago, ne Il vecchio e il mare, una figura indelebile a cui viene spontaneo paragonare ogni altro pescatore che si incontri in un romanzo.

Nonostante sia un libro corposo, con caratteri fitti dislocati su una superficie ridotta – tipica delle pubblicazioni di questa casa editrice –, la lettura de Il libro del mare è scorrevole e accattivante. L’edizione è molto ben curata e priva di refusi. Cose superflue, forse, ma credetemi che anche questo contribuisce a costituire un’opera di qualità. E concludo con le parole di chi è pescatore nell’anima, quale l’autore, nel senso ampio del termine. Riferito a una profonda sete di conoscenza: amo gli animali e non potrebbe essere altrimenti.

«Sentir la lenza tirare mi ha sempre dato quella sensazione che dal profondo potesse venire su qualunque cosa. C’era tutto un mondo là sotto che ospitava innumerevoli creature di cui non sapevo nulla.»

 

Il libro del mare
Morten A. Stroksnes
Iperborea, maggio 2017
Pagine: 330
Prezzo: € 17,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa