La chiave di Sarah – Tatiana De Rosnay

Una storia potente che ha le caratteristiche di una tragedia greca, quella narrata dalla giornalista e scrittrice francese Tatiana De Rosnay, classe 1961. La chiave di Sarah (Mondadori, 2008) è un romanzo che si sviluppa attorno a un senso di colpa. Quello della bambina protagonista, Sarah, per non essere riuscita a salvare il fratellino. Quello della storia in generale, per avere così a lungo perpetrato abominevoli aberrazioni contro l’umanità, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il nostro, per non avere avuto ben presente che non solo i nazisti sono stati autori di rastrellamenti ai danni degli ebrei. E si fa riferimento a un episodio che in molti ignorano, complice la stessa polizia francese, avvenuto a Parigi nel luglio del 1942 al Vélodrome d’Hiver.

«I personaggi di questo romanzo sono frutto della mia fantasia, ma non lo sono molti degli eventi raccontati, quelli che ebbero luogo durante l’estate del 1942 nella Francia occupata, in particolare il grande rastrellamento del Vélodrome d’Hiver, avvenuto il 16 luglio 1942 nel cuore di Parigi. Questa non è un’opera storica e non ha l’ambizione di esserlo. È il mio tributo ai bambini del Vel’ d’Hiv, bambini che non tornarono mai più.»

Quando la polizia suona alla porta e pone fine alla sua infanzia, Sarah ha solo dieci anni. Insieme a mamma e papà Starzinsky, viene portata al velodromo al centro di Parigi, una sorta di grande palestra, punto nevralgico di raccolta in occasione di quella che viene considerata la più grande retata di ebrei in suolo francese. Qui vengono imprigionate per giorni circa tredicimila persone, in condizioni disumane e ammassate come bestie, per poi essere internate nel campo di Drancy e, successivamente, trasportate col treno ad Auschwitz. Inutile dirlo, sono tornati in pochi. E a morire per primi sono stati i bambini, subito separati dai genitori e lasciati a spegnersi di stenti.

In questo terribile contesto storico, l’autrice narra la storia di Sarah, una ragazzina che ha un motivo in più per fuggire da quei campi e fare ritorno nel suo appartamento di Parigi. La sua motivazione si chiama Michiel e ha quattro anni. È suo fratello, che è sfuggito al rastrellamento della fatidica notte, perché chiuso in un armadio a scomparsa, nella loro camera da letto. Sarah conserva la chiave, la tiene ben stretta. Non se ne separa mai, e potete giurarci che farà di tutto pur di tornare a liberare il fratello.

La storia di Sarah si alterna a quella di Julia, una giornalista americana da anni a Parigi, che ha luogo molti anni dopo, ai giorni nostri. Julia riceve l’incarico di scrivere un articolo per il sessantesimo anniversario del Vel d’Hiv, episodio di cui all’inizio ella stessa non sa nulla. La curiosità della donna è legittimata a rafforzarsi, nel corso dell’inchiesta, in quanto Julia sta per andare a vivere col marito e la figlia undicenne proprio nell’appartamento che un tempo fu della famiglia di Sarah, teatro di quella notte concitata. E mentre narra la storia difficile della sua stessa famiglia – di un bimbo che attende e che il marito non vuole che nasca; di un suocero che ha sempre saputo tutto e non ha parlato, circa il rastrellamento della famiglia Starzinsky – anche Julia farà del suo meglio per cercare di scoprire che cosa ne sia stato di Sarah, visto che il suo nome non figura nella lista dei bambini morti ad Auschwitz, durante quella vergognosa pagina di storia.

De La chiave di Sarah avevo visto anche il film, ma il romanzo rende senza dubbio meglio gli stati d’animo dei protagonisti; senza contare che molti sono i punti che si differenziano, credo per una questione di semplificare alcune situazioni e renderle più cinematografiche. La mente di chi legge è per forza di cose rivolta a quel povero bambino, in una corsa contro il tempo che, si sa, sarà vana. Solo e al buio, senza cibo né acqua; rinchiuso per molto, troppo tempo nell’angusto armadio di quell’appartamento vuoto del centro di Parigi.

Un’amara realtà si fa strada: gli eventi tragici che siamo chiamati a vivere, ci forgiano e decidono del nostro destino. Ci sono dolori dai quali non ci si riprende più. E sfido chiunque a dichiarare il contrario.

 

La chiave di Sarah
Tatiana De Rosnay
Mondadori, 2008
Pagine: 322
Prezzo: € 8,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa