Fiabe di Natale

«Il Natale è un momento fiabesco di per sé, ma anche le fiabe possono avere un retrogusto amaro»: con questa premessa si autointroduce il piccolo libro edito da Graphe in occasione delle feste, un accostamento di due fiabe, una antica e una contemporanea, accomunate dal tema della luce.

La Lauda pubblicata in apertura, anonima, condita di un bizzarro miscuglio di elementi popolareschi/corporei e tenerezza spirituale, sembra voler comunicare che il vero senso del Natale è l’apprezzamento per la vita, al di là del pensiero cristiano: una piccola vita nuova, una nascita, prontamente accolta anche nelle ristrettezze, è il simbolo del rinnovamento che ciascuno può ospitare dentro di sé, per parteciparlo agli altri. Il primo testo è di Guido Gozzano e si intitola Il Natale di Fortunato.

«Evocherò per voi una fiaba non mia, una leggenda che ascoltavo dalla cara bocca d’una fantesca defunta, in altri Natali lontani, quando ero piccolo come voi, miei piccoli amici».

Racconta la parabola di un uomo povero, e di quanto sia facile per l’animo umano dimenticare le difficoltà patite e indurirsi di fronte alle sventure di altri, una volta fatta fortuna.
La seconda storia è invece di Francesca Sanzo, ambientata nei tempi moderni, e parla di una donna benestante, moglie di medico, madre di due giovani di belle speranze ormai impegnati nelle loro rispettive carriere all’estero.

«Parigi, quando hai un figlio che vive a Boston, ti sembra davvero dietro l’angolo! Per fortuna la signora Zaniboni non ha mai lasciato che i bisogni degli altri le facessero dimenticare i suoi interessi e ha sempre mantenuto tutte le sue relazioni: l’associazione per la tutela degli animali, il circolo di lettura, qualche pomeriggio a teatro con le vecchie compagne di università».

Amalia Zaniboni, questa elegante sessantenne che si muove con grazia in una vita perfettamente borghese, ha impostato tutto secondo il suo gusto, e imparato a tenere lontano da sé ciò che la angoscia: gli eventi tragici da articolo di giornale – e lei non legge infatti i giornali – e la polvere, che minaccia il bell’appartamento con terrazzo che condivide col marito.

Amalia ama ricevere ospiti, ma soprattutto ama la luce, in tutte le sue forme, dal raggio di sole primaverile che accarezza le tende al dispendioso sistema di luminarie natalizie con cui rende ogni anno spettacolare la propria terrazza: ma in fondo non è esibizionismo, la signora semplicemente desidera che il terrazzo «racconti il suo amore per la luce, la gratitudine che prova nei confronti di un momento di festa da passare insieme ai figli e al marito».
È così sbagliato?

Per l’autrice della fiaba sembra di sì, forse perché non si tratta solo di luci, ma di qualcosa di un po’ più profondo, che la sottile vena polemica, unita a un profondo spirito di osservazione, tratteggia a meraviglia nel dipingere questo insolito quadretto natalizio.

Dal celeberrimo Canto di Natale di Dickens in giù, i racconti di Natale contengono sempre quella punta di amaro, per indurre in ciascuno di noi un momento di riflessione. È bene condividere la fortuna, è bene cercare di essere sinceri con se stessi, è bene trascorrere le feste con i propri affetti, ed è buona un po’ di sana autocritica, anche a Natale, anche se lo spunto è una piccola e semplice fiaba.

Fiabe di Natale
Guido Gozzano e Francesca Sanzo
Graphe.it, 26 novembre 2017
Pagine 72
Prezzo € 6,00

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore