Hachiko. Il cane che aspettava – Lluís Prats Martinez

Le storie possono essere belle di per sé, ma si sa che è la maniera di raccontarle a fare la differenza. Quella di Hachiko, il cucciolo di razza akita che con straordinaria perseveranza attende il proprio padrone anche oltre l’inevitabile, è una storia bella di per sé – e ha raggiunto qualche anno fa il grande pubblico grazie alla trasposizione cinematografica Hachiko. Il tuo migliore amico (2009) con protagonista Richard Gere.

Ora dimentichiamo il film. Quello che sfoglio è un libro per ragazzi che ha tutta la profondità di un romanzo per adulti. Lo pubblica Albe Edizioni, e, per le capacità di narratore di Lluís Prats Martínez e la delicatezza evocativa delle illustrazioni di Zuzanna Celej, il libro si qualifica in una delle prestigiose cinquine del Premio Strega ragazze e ragazzi 2018, nella categoria dedicata ai giovani lettori dai 6 ai 10 anni.

Hachiko. Il cane che aspettava (2017) ci trasporta fin dalla prima riga nel Giappone degli anni Venti e Trenta del Novecento, ricomponendo man mano davanti ai nostri occhi una realtà molto diversa da quella occidentale ma nella quale, dopo il primo avventuroso straniamento, ci ritroviamo come se l’avessimo sempre abitata. Seguiamo il colto e garbato professore Eisaburo Ueno nella sua routine quotidiana tra rito del tè mattutino, i saluti alla moglie e alla figlia – alla quale ha promesso in dono un cucciolo di cane – e la passeggiata attraverso il quartiere di Shibuya per raggiungere il treno che lo porterà all’Università in cui insegna: l’autore è attento alle pennellate descrittive e sa captare profumi e colori di stagione, immergendoci senza sforzo nella storia che sta raccontando.

«L’aprile dell’anno 1934 i giardini pullulavano di api che sorridevano ai mandorli e di farfalle che riempivano di colori l’azzurro purissimo del cielo di Tokyo. I ciliegi in fiore gareggiavano per brillare più dei cespugli di rose fresche».

L’incontro tra l’arguto professore e il piccolo cucciolo di akita appena arrivato in stazione è come un colpo di fulmine, inaspettato e tenerissimo.

«Il professor Eisaburo firmò sul registro e poi fece una cosa che mai si sarebbe sognato di fare, e cioè prese la bestiola fra le mani e si sorprese della sua leggerezza. “Non deve avere neanche due mesi”, pensò, dandogli una carezza. Il cane, bianco come i fiori di ciliegio o di cotogno, si rannicchiò tra le sue braccia e subito emise una specie di sospiro. Prima che il professore uscisse, seguito dal giardiniere Kikuzaburo, che reggeva la lanterna, si era già addormentato».

Il cane diventa l’inseparabile compagno di passeggiate e di conversazioni del professore, inserendosi con naturalezza nella vita quotidiana di Eisaburo: intelligente e curioso, tenace come tutti i cani di razza akita, cioè i cani dei samurai, Hachiko dà modo al professore di riscoprire il gusto per le cose, di concedersi lunghe passeggiate nei parchi in sua compagnia, di socializzare con i negozianti e le persone che incontra tutti i giorni nel suo tragitto da casa alla stazione del treno. Tutti i pomeriggi alla stessa ora Hachiko lascia quel che sta facendo per correre alla stazione di Shibuya e aspettare che il professore scenda dal treno di ritorno dall’Università. Un giorno però il professore non torna, perché è morto per un colpo apoplettico mentre teneva una conferenza. Da quel momento Hachiko comincerà ad aspettarlo invano, anno dopo anno alla stessa ora, sempre fiducioso nell’arrivo del suo amato padrone.

La cosa toccante di questa storia, oltre alla sensibilità con cui è descritta la nascita della profonda amicizia tra uomo e cane, sono le reazioni della comunità attorno ai due personaggi: alla morte del professore tutti i negozianti della stazione cominciano a supportare e a modo loro a proteggere l’incrollabile Hachiko, nutrendolo e sostenendolo nella sua lunghissima attesa. Non è come è stato spesso detto in maniera un po’ troppo semplicistica una storia “sulla fedeltà dei cani”, ma la storia dell’unicità di un cane.
Hachiko non si esaurisce nel cliché di “migliore amico dell’uomo”, ma danza davanti ai nostri occhi in tutta la sua meravigliosa completezza.
Questo libro, nella bella traduzione di Alberto Cristofori, fa pensare ai romanzi per ragazzi di una volta, a quelle storie semplici e forti, avventurose ma anche psicologiche, capaci di trasportare il lettore dentro e fuori da sé, come i migliori romanzi per ragazzi di Stevenson, Verne, o, per restare in Italia, Mino Milani.

Consigliato a chi ha scoperto la lettura da poco, e a chi vuole riscoprirne il piacere, perché le belle storie, si sa, non hanno età.

 

Hachiko. Il cane che aspettava
Lluís Prats Martinez
Albe edizioni, 2017
Pagine 160
Prezzo € 14,90

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore

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