Credere disobbedire combattere: intervista a Marco Cappato

Credere disobbedire combattere. Come liberarci dalle proibizioni per migliorare la nostra vita, un libro, edito da Rizzoli, per riflettere e per ricordare la libertà. La nostra libertà viene prima di tutto. Quella per cui lottiamo puntualmente e che Marco Cappato ci ricorda in chiave nuova. Lo abbiamo incontrato.

Un libro scritto molto bene che fa capire che prima di tutto ci deve essere il rispetto e la libertà delle proprie scelte, cosa significano per lei rispetto e libertà?
Finché non facciamo male a nessuno, dobbiamo essere lasciati liberi di fare ciò che ci pare, anche di sbagliare. Certo, la libertà non è solo assenza di obblighi. È anche conoscenza, per agire consapevolmente, e partecipazione – come cantava Gaber – per interagire con gli altri. Il rispetto deve partire dalla inviolabilità della nostra sfera individuale e del nostro corpo, e deve rafforzarsi con il diritto alla conoscenza e alla effettiva partecipazione democratica.

Tante esperienze in questo testo, quale l’ha colpita di più?
I 3 mesi a fianco di Piergiorgio Welby mi hanno insegnato a fare i conti con la morte, a capire davvero – non come formula retorica – che la morte fa parte della vita.

Tre aggettivi per descriversi?
Radicale, appassionato, ragionevolmente felice.

In questo libro c’è un riferimento a Marco Pannella, anche non esplicito, le manca?
Mi immagino spesso che, se fosse vivo, chiederebbe di essere più ambiziosi nelle cose che facciamo. In questo senso, non c’è spazio per “mancare”, perché mi è presente. Certo, la sua capacità di creare politica, di creare umanità, manca non solo a me.

Un messaggio che lancia agli attuali politici?
Parlate con gli scienziati, ascoltateli, chiedete loro aiuto. E iscrivetevi: al Partito radicale, Radicali italiani, l’Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Non c’è pace senza giustizia…scegliete voi ma iscrivetevi!  

 



Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice