Exit west – Mohsin Hamid

Un romanzo “futuristico”, che attingendo alla fantascienza introduce a una realtà distopica, è Exit west del pakistano Mohsin Hamid, pubblicato da Einaudi nell’aprile del 2017. L’autore ha studiato e lavorato in America e, con lungimiranza, accorcia le classiche tempistiche del viaggio, facendo spostare i suoi protagonisti tramite delle porte speciali.

«Anche l’effetto che le porte facevano alla gente si modificò. Girava voce che ci fossero porte capaci di trasportarti in altri luoghi, anche molto remoti, lontano dalla trappola mortale in cui si era trasformato il loro paese. Alcuni sostenevano di conoscere qualcuno che conosceva qualcuno che era passato attraverso una di quelle porte. Una porta normale, dicevano, poteva trasformarsi in una porta speciale, e poteva accadere senza preavviso, a qualunque porta. Quasi tutti le consideravano voci prive di fondamento, sciocche superstizioni. Eppure quasi tutti avevano cominciato a guardare le proprie porte in modo un po’ diverso.»

Una prosa incisiva e ricca di suggestioni, quella tramite cui si esprime questo autore, che si unisce a una delicatezza tipica del linguaggio poetico.
Saeed e Nadia sono due giovani che si incontrano in una città che non viene mai nominata, dilaniata dalla guerra civile – ovvio che l’autore si riferisca alla sua terra d’origine, o comunque a uno dei paesi del Medio Oriente, da sempre focolaio di lotte continue. Si innamorano, ma devono stringere i tempi senza troppo concedersi, così come sempre accade nei luoghi dove non regna la pace. Lo scenario riservato al lettore è del tipo apocalittico, costituito da macerie ai lati delle strade; droni che non visti sganciano le loro bombe mefitiche sui bersagli, talvolta anche civili; bombardamenti che scuotono le finestre delle case di continuo, mentre gli abitanti si asserragliano e non vanno più al lavoro, a causa dei troppi proiettili vaganti che seminano morte quando uno meno se lo aspetta.

Non rimane che provare a scappare. E profughi in fuga sono Saeed e Nadia, che decidono di allontanarsi da quel caos incompatibile con la vita, ma non nel modo convenzionale. Non con mezzi di fortuna, tipo “barconi”, treni o altro, ma attraverso delle misteriose porte, di cui si diceva sopra.

I due ragazzi, seguendo questa sorta di “teletrasporto immediato”, si recano prima a Mykonos, poi a Londra e in seguito a San Francisco. Cresciuti troppo in fretta, Saeed e Nadia cercano di tenere in vita il loro amore, così come di sopravvivere. Si scoprono diversi, seppure entrambi alla profonda ricerca di se stessi, e pagheranno il biglietto per un viaggio da cui non si può più tornare indietro.
Mentre si svolge la storia di Saeed e Nadia, l’autore narra episodi secondari, giocando di continuo su piani paralleli, per poi tornare alla storia principale.

Insieme a Mohsin Hamid, entriamo nei pensieri intimi di due migranti, come se sulla pagina si proiettassero angoli di mondo; quasi stessimo cliccando di continuo sul satellite del globo. Basta premere il dito sullo schermo, e possiamo ingrandire a nostro piacimento qualunque coordinata geografica si voglia, per poi allargare e ritornare dal particolare al generale. La sensazione è questa.

Exit west è un romanzo “moderno”, senza dubbio, che consiglio a chi ama viaggiare con la fantasia. Ma, al tempo stesso, non smette di vedere le brutture del presente e continua a sperare in un domani più solido.

 

Exit west
Mohsin Hamid
Einaudi, aprile 2017
Pagine: 152
Prezzo: € 17,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa