Un ragazzo normale – Lorenzo Marone

Sì, già, scrivo. E scrivere è bellissimo, dovresti averlo capito,” rispose con una strana luce negli occhi. “Ti permette di raccontare alla gente, di far conoscere i fatti. Le persone, per scegliere, devono sapere. E un giornalista ‘giornalista’ questo dovrebbe fare: scrivere, raccontare, informare, scatenare l’inferno.

Il protagonista di Un ragazzo normale (Feltrinelli, febbraio 2018), l’ultimo romanzo dell’apprezzato scrittore partenopeo classe 1974 Lorenzo Marone, è un dodicenne di nome Domenico Russo, detto Mimì. Si tratta di un ragazzino saccente e talvolta fastidioso, per quel suo parlare forbito che poco ci si aspetta dai bambini, o per quel suo ostinarsi a voler classificare ogni animale che incontra col nome scientifico, un comportamento atto a lasciare di stucco il suo interlocutore.

Mimì ama i libri e i fumetti dei supereroi, ha pochissimi amici e fatica a integrarsi in quell’ambiente un po’ meno dedito all’etichetta, che è il quartiere del Vomero a Napoli, negli anni ottanta. In quella vita un po’ più “leggera”, perché dura e dedita a fatica e lavoro, che invece è tipica di chi lo circonda. Il padre è portinaio del palazzo in cui Mimì risiede con la sua famiglia: un bilocale piccolissimo, in cui interagiscono mamma, papà, i nonni e la sorella adolescente Beatrice detta Bea. La caotica vita della famiglia Russo (a cui poi si aggiungono un cane e un pesce rosso, sebbene quest’ultimo solo in villeggiatura) scorre fra tanti disagi, ma anche piccole gioie. Perché ovviamente a stare in sei in uno spazio ristretto non si ha privacy, ma si può godere di quella continua vicinanza e di un amorevole aiuto reciproco. Per quanto, la quotidianità con la ribelle sorella Bea (una copia dell’allora in voga Cyndi Lauper, per i capelli cotonati e i vestiti dai colori sgargianti) non sia tutta rose e fiori; così come avere dei genitori scialbi che, è vero, non fanno mancare nulla, però neanche mai rischiano o aspirano a qualcosa di più.

E invece Mimì, tutto intento a condurre esperimenti sulla trasmissione del pensiero e a cercare di fare qualcosa di eclatante nella vita, un modello lo avrebbe. Si chiama Giancarlo Siani e ha venticinque anni. Con lui, talvolta a bordo di quella Citroën Méhari verde passata alla storia, intraprende discussioni interessanti, per quanto il giornalista abbia sempre fretta e gli dedichi poco tempo.

Giancarlo Siani è stato un giornalista italiano assassinato il 23 settembre 1985 dalla camorra, esattamente quattro giorni dopo aver compiuto ventisei anni, per un’inchiesta che aveva aperto su “Il Mattino”.

In questo, Lorenzo Marone unisce un fatto di cronaca nera realmente accaduto, proprio in quella via del quartiere Vomero dove abita la famiglia Russo, alla vita romanzata di Mimì, estimatore e amico di questo vicino di casa coraggioso ma incosciente (sfortunato mi parrebbe limitativo), che egli ha assurto a supereroe. Come spiega l’autore nella Nota in calce al libro, a parte il personaggio di Siani, tutti gli altri sono frutto della sua fantasia, sebbene, quando uno scrittore fa simili dichiarazioni, vi sarebbe un po’ da dubitare. Qualcosa di realmente vissuto viene sempre catturato e riportato nero su bianco; sotto mentite spoglie, fosse solo uno sguardo, un paio di occhi, una nota del carattere o una sfumatura del paesaggio.

Un ottimo lavoro è stato fatto per quanto riguarda l’ambientazione degli anni ottanta, per tutto quello che rimarca la moda, i programmi televisivi in auge, gli usi e i costumi della popolazione, le canzoni più gettonate. Chi quegli anni li ha vissuti, come me, si ritrova in tutto quel che Lorenzo Marone dice, “figlio” di un’età in cui pareva che tutto fosse possibile e che il mondo fosse nelle nostre mani. L’amico scugnizzo Sasà, contribuisce a mettere un poco di brio alla condotta troppo matura e ponderata del protagonista, quindi ho apprezzato molto questa “accoppiata”. E poi la prima cotta, per Viola, la ragazzina viziata e benestante dell’ultimo piano, aggiunge il tocco ulteriore di credibilità a una storia semplice, “normale” come dice il titolo, che tutti abbiamo vissuto, sebbene non avessimo un Giancarlo Siani per vicino di casa.

Buffo pensare a quante vicissitudini si debbano attraversare nella vita, per scoprire che non esistono eroi dai poteri straordinari, ma solo uomini. L’essere umano rincorre idee di onnipotenza, per ritrovarsi poi a riflettere su quello che realmente possiede. Un supereroe è chi fa il suo dovere ogni giorno; chi resiste e persiste nella sua normalità, per quanto squallida possa essere la sua esistenza. È colui che sa ancorarsi caparbiamente al proprio guscio, come quella tartaruga coriacea dell’ultimo piano, soprannominata Morla, e, qualunque cosa succeda, non si lascia andare.

 

Un ragazzo normale
Lorenzo Marone
Feltrinelli, 2018
Pagine: 284
Prezzo: € 16,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa