Una casa a Parigi – S.L. Grey

Non è la solita Parigi, quella che viene descritta in questo romanzo. La Parigi che risplende delle luci sfavillanti della Tour Eiffel, per intenderci. È una Parigi diversa, fatta di solitudine e indigenza, con fantasmi che si annidano nell’anima. Spettri che si aggirano in ogni dove: nei lugubri tuguri di un palazzo fatiscente, così come nel vissuto dei personaggi, che affrontano un viaggio nella capitale francese con l’idea di ritrovare un po’ di serenità. Sollievo da un passato sfortunato; da un matrimonio che forse è già entrato in crisi; dal costante terrore che un estraneo s’introduca all’improvviso e annienti le loro poche certezze. Una casa a Parigi di Sarah Lotz e Louis Greenberg, noti con lo pseudonimo di S.L. Grey (DeA Planeta, 2018), descrive la paura di avere paura, che è poi anche quel che nella vita angoscia maggiormente e ne invalida la qualità.

Mark e Steph sono una coppia che risiede a Cape Town, in Sudafrica, e hanno una bambina di due anni. Fra loro vi è una grande differenza d’età: quarantasette lui, appena ventiquattro lei. Mark fa il docente universitario ed è uscito da un tragico passato, mentre invece Steph si occupa della figlioletta a tempo pieno. A minare il già precario equilibrio di questi coniugi, che di certo non navigano nell’oro, è una rapina avvenuta nel loro appartamento. Qualche tempo prima, tre individui si sono introdotti in casa, facendoli sprofondare nella paranoia. Da allora Mark ha iniziato a vedere pericoli ovunque, mentre Steph, dal canto suo, ha dovuto maturare velocemente. In lei non c’è quell’entusiasmo tipico della giovinezza, e si sente sempre in colpa perché disoccupata.

Quando la storia ha inizio, Mark è stressato, inutile negarlo. Al fine di risollevargli un po’ il morale, l’amica Carla (amica di Mark e mal sopportata da Steph) propone loro di fare un viaggio a Parigi. E, dato che non se lo potrebbero mai permettere, suggerisce d’iscriversi a un’agenzia di scambi di case: in questo modo l’alloggio è gratis.

Il lettore odora subito aria di guai, così come inevitabile è che Mark e Steph vadano a Parigi, nell’appartamento di quella coppia tanto gentile che aveva risposto al loro annuncio e concordato lo scambio. Almeno la bimba, affidata ai nonni materni, rimane a casa al sicuro. Perché una volta a Parigi, l’appartamento tanto decantato nell’email si rivelerà un posto da incubo. Avverranno fatti strani, che porteranno i due a perdere il controllo. Al lettore, mille dubbi. Che imbroglio c’è sotto? Perché la coppia francese non si è mai presentata in Sudafrica? Esiste veramente oppure Mark e Steph sono rimasti vittime di un raggiro? Basti pensare che per Mark questa vacanza equivarrà a una simbolica discesa agli inferi, e non all’agognata distrazione. Vorrei evitare lo spoiler, quindi qui mi fermo.

Nella prima parte del romanzo, il lettore rimane col fiato sospeso, incollato alle pagine, come stesse guardando un film horror. A tal proposito, si avverte il taglio cinematografico tipico di una sceneggiatrice di professione, quale è Sarah Lotz, e si comprende perché il romanzo, in corso di traduzione in ben tredici Paesi, sia stato opzionato da Steven Spielberg per farne un film. Ben riuscito è quel clima di terrore claustrofobico che gli autori hanno voluto instillare, tipico di chi si ritrova all’estero con pochi soldi a disposizione ed è vittima di un disguido dietro l’altro. Ma, soprattutto, non ha scelta e deve sottostare alle troppe dinamiche macabre che lo mettono a disagio.

Nella seconda parte, poi, i nodi vengono al pettine, in quello che si rivela un buon thriller psicologico, da leggere tutto d’un fiato. Una vacanza che si trasforma in un incubo, a chi non è capitato? Un romanzo consigliato agli amanti del genere, anche se poi si potrebbe avere ancor meno fiducia negli sconosciuti. Un rischio che purtroppo bisogna correre.

 

Una casa a Parigi
S.L. Grey
DeA Planeta, aprile 2018
Pagine: 304
Prezzo: € 17,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa