La luce sugli oceani – M. L. Stedman

Esiste una netta distinzione fra ciò che è bene e ciò che è male, oppure sono semplicemente lati di una stessa medaglia che, roteando fino a palesarsi, si mostrano nel verso che accompagna un determinato momento? È lecito pensare a se stessi e alla propria felicità?
Il labile confine che separa il giusto dall’ingiusto, preserva una sola certezza. Qualcuno, inevitabilmente sarà destinato a soffrire, perché le bugie portano a un’involuzione che, in qualche modo, in seguito dovrà essere espiata.

Tante elucubrazioni per parlare del romanzo d’esordio dell’australiana M. L. Stedman La luce sugli oceani (Garzanti, 2017), da cui è stato tratto anche l’omonimo film uscito nelle sale italiane nel marzo 2017. L’edizione alla quale mi riferisco è proprio quella coi celebri attori in copertina e, sebbene il romanzo sia stato un vero e proprio caso editoriale a partire dal 2011, ho conservato il 2017 quale data d’edizione.
L’ambientazione di questo romanzo è suggestiva: un piccolo microcosmo, un’isoletta dove le correnti di due oceani, quello australe e quello indiano, si perdono e si fondono senza limiti.

Tom è il guardiano del faro, sull’isola di Janus, un chiaro riferimento al dio Giano bifronte, quello delle dicotomie, della luce e dell’ombra. Isabel è la sua giovane moglie, che ha già perso tre figli e su quell’isola, sebbene molto amata dal marito, vive l’isolamento dal mondo: la sua personale alienazione. Ed è a questo punto che il destino si mette di mezzo, esattamente sul tratto di spiaggia che diventa scoglio, facendo ritrovare loro una barca con a bordo un cadavere e un neonato. Isabel, che ha appena perduto il suo, prega il marito di tenere quel bambino. Anzi, una femminuccia cui verrà dato il nome di Lucy, la loro Luce.

Tom, più a suo agio con la solitudine, poiché avvezzo a convivere coi fantasmi della sua condizione di reduce di guerra, non vorrebbe infrangere le regole, ma la compassione per la moglie ha il sopravvento, anche se da quel momento in poi il senso di colpa inizierà a divorarlo pian piano, come farebbe un morbo segreto o un tarlo che lavora di notte, mentre di giorno si beffa degli uomini. Sulla terraferma, infatti, c’è un’altra madre che si dispera e spera di riabbracciare un giorno quella creatura perduta.

La luce sugli oceani è tutto qui, anche se in mezzo passano mille situazioni; mille personaggi e mille pensieri. Un romanzo in cui il lettore s’immedesima, che sia egli padre, figlio, nonno o semplice amico di qualcuno. Perché la voglia di prendersi una bella rivincita sul destino avverso è di tutti. Ognuno di noi è stato almeno una volta egoista, tanto da arrecare danno a terzi. Una storia romantica, dove l’amore, quello vero, vince su tutto. Per quanto si possa sbagliare, il sentimento autentico appianerà, col tempo, ogni cosa.

E concludo citando una storia a cui, da quando l’ho sentita, ho sempre collegato la parola “madre”. Nel caso qualcuno si stia chiedendo chi debba essere considerata la vera mamma di Lucy. La Bibbia dice che due donne che si contendevano la maternità di un bambino, vennero portate al cospetto del saggio re Salomone. Poiché non si riusciva a venire a capo della vicenda, il re ordinò che il piccolo venisse smembrato: metà per ciascuno. “Datelo a lei!”, disse d’istinto la vera madre.

 

La luce sugli oceani
M. L.
 Stedman
Garzanti, 2017
Pagine: 366
Prezzo: € 12,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa