L’animale femmina – Emanuela Canepa

L’animale femmina (Einaudi, 2018) è il romanzo d’esordio della romana Emanuela Canepa, bibliotecaria a Padova, che ha vinto il prestigioso Premio Calvino 2017.
È la storia di una studentessa di medicina che dal sud si trasferisce a Padova, per sfuggire al controllo oppressivo della madre, ma che finisce col venire coinvolta in un rapporto ambiguo con un avvocato quasi ottuagenario e misogino, dal quale, paradossalmente, prende la forza per ribellarsi.

Il passato si riavvolge fino al momento in cui Lepore mi ha minacciata di farmi perdere il lavoro, e più lontano, attraverso ogni occasione di tristezza o avvilimento provata in questi mesi. Mi era sembrata un’occasione di libertà e si è trasformata in una replica della stessa prigione da cui vengo, in cui faccio cose che odio, e sono obbligata a comportarmi come la persona che non sono.

Rosita Mulè, questo il nome della protagonista, ha ventisei anni ed è una studentessa di medicina fuori corso. Questo perché il lavoro al supermercato, con cui si paga gli studi, la costringe a fare turni massacranti ed è di certo incompatibile con lo studio.
Quando Ludovico Lepore, anziano avvocato che si rifiuta di usare il computer, l’assume nel suo prestigioso studio come segretaria part time, sembra che la fortuna finalmente le sorrida. Rosita ha più tempo per studiare e inizia anche a dare qualche esame, che aveva accantonato da anni. Presto però, questo datore di lavoro così sui generis, inizia ad importunarla con discorsi che non fanno onore al genere femminile, esercitando una sottile manipolazione sul suo modo di vestire e sulla sua personalità. Vorrebbe ingabbiarla in uno stereotipo poco edificante, che di sicuro non porta alcun valore aggiunto alla sua già scarsa autostima.

Rosita subisce, perché di quel lavoro ha bisogno. Licenziarsi significherebbe tornare a Caserta, sotto il tetto di una madre “castrante” dalla quale, sette anni prima, ha voluto fuggire. Il fatto che Rosita non si ribelli e susciti addirittura un leggero fastidio nel lettore, significa che il lavoro che l’autrice ha fatto è vincente. Lepore e Rosita sono due personaggi affatto amabili, ciascuno a modo proprio. La storia di Lepore, disseminata fra le pagine, ricorda come ognuno di noi sia il frutto del suo passato, e che alle conseguenze delle proprie scelte non si può sfuggire.

Vittima e carnefice si alternano: ambedue mostrano le loro debolezze. Il loro essere imperfetto, di fronte a quel che si vede scorrere e non si riesce ad afferrare. Fino a quando il giogo si stringe e, per avere salva la vita, si rende necessario agire. Da prigionieri si diventa così consapevoli delle proprie facoltà e, di conseguenza, liberi.
Leggere L’animale femmina di Emanuela Canepa è stata un’esperienza emozionante. Perché è ambientato a Padova, che è anche la mia città. Quindi ad ogni angolo mi potevo affacciare e immaginare che Rosita e Lepore fossero stati lì. Quando si ama una storia, anche i personaggi diventano reali.

Dovesse mai, l’autrice, leggere queste righe, vorrei sapesse che ho trovato una copia del romanzo autografata. E lì, la mia felicità è stata completa.

 

L’animale femmina
Emanuela Canepa
Einaudi, aprile 2018
Pagine: 260
Prezzo: € 17,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa