La fragilità degli angeli – Gigi Paoli

Era dai tempi del “Mostro”, il killer che uccideva le coppiette appartate, che Firenze non piombava dentro una cortina di simile e devastante angoscia. Perché un bambino di quattro anni, Stefano, è sparito mentre giocava di fronte a casa, lasciando la sua bicicletta accostata a un albero.
Sono già entrata nel vivo della trama del noir La fragilità degli angeli del fiorentino giornalista e scrittore Gigi Paoli, qui alla terza indagine del reporter Carlo Alberto Marchi.

Purtroppo non ho letto gli altri due, ma ho trovato questo romanzo incalzante e divertente, per quanto possa esserlo una trama che tratta dell’uccisione di minori, s’intende. La scrittura di Paoli è essenziale; in gergo si direbbe evocativa, poiché atta a focalizzare i dialoghi. Poche sono le descrizioni o divagazioni che, per altro, vengono da sé. L’autore così tiene sempre alta l’attenzione,  e il lettore non si perde né s’annoia.

Il fatto poi che il personaggio principale sia un reporter e non un poliziotto fa sì che l’indagine avanzi a poco a poco, quasi ci fosse un muro che rinfrange le sensazioni di quello che avviene al di là, prendendone piena coscienza soltanto in differita. La sensazione è di essere un po’ sordi, non so se rendo l’idea. Ma è una sensazione bellissima, perché porta a scoprire senza l’affanno, quasi se ci fosse un filtro protettivo fra chi legge e chi agisce.

Il protagonista, Carlo, padre separato della tredicenne Donata e proprietario di una gatta che richiede, al pari della figlia, non poche attenzioni, viene sempre a conoscenza dei particolari investigativi in un tempo successivo alle forze dell’ordine. Si limita a chiedere informazioni alle sue conoscenze nel campo della magistratura, al fine di scrivere i suoi pezzi (per l’esattezza lui è un giornalista di cronaca giudiziaria). Interloquendo personalmente con gente che si fida della sua parola e lo reputa un uomo corretto, Marchi non incarna la parte del solito eroe, infallibile, a cui si stenta a credere. Il suo è un personaggio credibile, così come il fatto che autore e protagonista siano due giornalisti: le procedure acquistano veridicità proprio perché sperimentate in prima persona.

Tornando al bambino scomparso, Stefano, sarà vittima di numerosi reati, dato che uno studente di psicologia si dichiarerà colpevole di averlo ucciso e gettato nell’Arno. Ma sarà questa la verità, oppure solo il frutto di uno dei tanti mitomani che vogliono apparire?

Che attorno al caso si aggirino mefitiche presenze e regni un’imperiosa aura maligna, si avverte da subito. Tanto più che viene ritrovato un messaggio, nell’antica chiesa di San Miniato, in cui l’omicida annuncia che Stefano non sarà la sua unica vittima. Presto colpirà ancora e, sfidando le forze dell’ordine, chiede di essere fermato.

Quando a morire sono i bambini, seppure in un romanzo, le pagine diventano dolorose. Tanto più che, nell’evolversi dei fatti, ho visto un’allusione ad un caso vero, quello del mostro di Foligno del 1992. I messaggi, il normografo, i vestiti che non si trovano. L’ambientazione e l’epilogo sono del tutto diversi (epilogo spiazzante, vi avverto), ma sebbene allora io fossi molto giovane, ricordo questo bruttissimo caso di cronaca nera. L’autore potrebbe dare conferma. Si è davvero ispirato a quello?

I dialoghi, come si diceva, sono la “chicca” della vicenda. Carlo Alberto Marchi è molto ironico e autoironico, e non perde occasione di cospargere questo suo seme di leggerezza ovunque vada. Unico neo: possibile che anche gli altri personaggi, tutti indistintamente, siano così espansivi e simpatici, quasi ci si trovasse costantemente al cospetto di una puntata di Zelig? Perché nella vita (quella vera) capita a tutti di trovare il musone o quello ermetico che non dice una parola. E questo potrebbe essere un modo valido per differenziarli maggiormente. Possono mica tutti avere l’ironia di Marchi, vi pare?

A parte questo che, più che un difetto del libro, è una mia considerazione personale, vorrei consigliare La fragilità degli angeli a chi ama i romanzi in cui avvengono degli omicidi ma non è propriamente il protagonista ad indagare. Quello che gli capita di riflesso è la vera indagine.

Un’opera non tediosa e dalla facile lettura, che può essere letta anche da chi non ama i libri troppo corposi. E del finale, avevo già accennato. Una bomba.

 

La fragilità degli angeli
Gigi Paoli
Giunti, settembre 2018
Pagine: 293
Prezzo: € 16,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa