Per te soltanto, bambino – Filippo Parodi

Per te soltanto, bambino di Filippo Parodi, con sottotitolo Frammenti di emisferi e Tapping-ninne nanne, è una silloge pubblicata nel luglio 2018 da Polimnia Digital Editions, una casa editrice che crede nella forza della poesia e la sa valorizzare.

I componimenti non hanno titolo, ma sono elencati secondo incipit, per un’esigenza editoriale e di sommario. È l’opera di chi “sfida” il suo Io bambino e, dopo tanto sforzo, lo riconosce come un pezzo di sé. Onnipresente e al di là dello spazio e del tempo. Una sinergia, oserei dire, fra l’adulto e quella parte istintiva e incosciente che raccoglie una vasta tradizione letteraria, e di cui tanti poeti hanno parlato, in modo più o meno esplicito.
Avendo già letto altre opere di questo autore, mi aspettavo qualcosa al di fuori degli schemi, com’è effettivamente nelle sue corde. Io e Bambino hanno imparato ad incontrarsi nella scrittura, il “luogo” ideale della loro riconciliazione.
Bambino non conosce l’adattamento, lui è puro istinto. Io lo definisce, lo completa.
Come un carico eternamente sue spalle, Io fatica a portarlo in braccio, così come difficile è per lui traghettarlo. Così lo interroga, per avere la certezza che lo segua, che non si perda. Che entrambi non molleranno, privandosi a turno della loro presenza reciproca. “Accanto a me ci stai? Che fai della mia mano?”

Ci siamo imbattuti in vaghezze di confine,
nella trappola del petto,
all’interno di trincee.
Nello schianto del presente,
sul binario abbandonato,
ma proprio sul finire nell’azzurro della voce.

Bambino è quello che sbaglia, che non è virile. Colui che la Maga, “giudice silente” spesso tirato in ballo nei versi, non apprezza e vorrebbe venisse inglobato. Ma tutti abbiamo un bambino accanto, frutto delle nostre debolezze e dei nostri entusiami più puri. E qui Filippo Parodi lo omaggia per la sua presenza: “Solo per te, bambino”, poiché di lui più non teme i ricordi.

Siamo, io e te
Due levità che imparano
ad attaccarsi al suolo,
da anni,
ogni giorno:
quando vuoi volare ti trattengo io.
Puntuale, mentre fluttuo, ti aggrappi alle clavicole.

Preso in considerazione dall’autore, alla fin fine, è quel senso di liberazione che si ha quando le varie parti giungono a trovare un’armonia. Quasi come descrizione di un percorso di psicoterapia (la Maga probabilmente è la psicoterapeuta), il Tapping citato nel sottotitolo è un metodo clinico atto a sollecitare i due emisferi del cervello, destro e sinistro, tramite una sequenza di stimoli oculari, tattili e uditivi che porta, nella memoria episodica del paziente, a una sorta di armonizzazione. Al superamento dell’angoscia e della paura. Una sorta di tecnica di auto-aiuto, indicata sia per disagi di natura psicologica che mali fisici, che consiste nel picchiettare con le dita alcune parti del corpo, corrispondenti ai punti dell’agopuntura cinese.

Altresì, il Tapping è una tecnica utilizzata da chi suona la chitarra, direttamente sulla tastiera e senza pizzicare le corde. Un procedimento, ad esempio, sperimentato dal chitarrista dei Genesis, Steve Hackett. Riuscendo a risvegliare l’emisfero destro, che è quello più fantasioso, il Tapping diviene una sorta di ninna nanna, contenente in sé tante distanti percezioni.

 

Per te soltanto, bambino
Filippo Parodi
Polimnia Digital Editions, luglio 2018
Pagine: 60
Prezzo: € 0,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa