Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa – Luis Sepúlveda

L’ultima favola dello scrittore cileno Luis Sepúlveda, che lui stesso ha dichiarato adatta a lettori dagli otto agli ottant’anni, s’intitola Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (Guanda Editore, novembre 2018) e fa rivivere il mito di Moby Dick di Melville, questa volta dal punto di vista dell’animale. La voce del grande capodoglio albino, dalla pelle color della luna, simbolo di quella “diversità” tanto temuta dall’uomo, giunge attraverso una conchiglia che un bambino della Gente del Mare, un lafkenche, dona a colui che poi riporterà nero su bianco la storia.

In una mattina dell’estate australe del 2014, sulla spiaggia di Puerto Montt in Cile, un capodoglio morto viene trascinato a riva dalla corrente, davanti a una folla di astanti. Tale evento è lo spunto da cui parte la narrazione, poiché Sepúlveda, che ha viaggiato con l’equipaggio di Greenpeace e da sempre si batte per le cause ambientaliste, davanti a quel pietoso spettacolo esterna tutto il suo cordoglio. Il magnifico esemplare, molto probabilmente, ha perso la vita per l’incuria e l’inquinamento  alimentati dal genere umano.

La mente va inevitabilmente a un altro capodoglio, descritto da Melville come il terrore dei mari del sud, che per anni ha presidiato la costa della Gente del Mare. Nessuno mai, e tantomeno Melville che invece era tutto per Achab, aveva dato voce alla balena. Perché il male ha sempre una motivazione, seppure talvolta sfugga a chi lo riceve.

Sepúlveda ha dovuto creare un linguaggio apposito, poiché nessuno è al corrente di come possa esprimersi una balena. La favola è quindi ricca di immagini e di metafore, e si dipana fra leggende del luogo e affermazioni che fa la nostra protagonista, desiderosa di comprendere le ragioni dei balenieri che la insidiano. È curiosa, la balena, vuole sapere. Vuole imparare. Fino a quando si renderà conto che l’uomo, l’unico essere ad attaccare la sua stessa razza, nasconde cattiveria e grettezza. Ella non può di certo comprendere le ragioni economiche dietro cui, sovente, si creano le mattanze.

Incaricata da un capodoglio anziano di proteggere i suoi simili sul tratto di costa, questa coraggiosa balena interverrà innumerevoli volte in difesa degli animali in difficoltà, non ultime le quattro balene piccole e vecchie che avrebbero il compito di trasportare i morti della Gente del Mare verso un’utopica terra promessa.
Mocha Dick, come viene chiamata nella favola, vedrà talmente tanta cattiveria scorrere davanti ai suoi occhi che, alla fine, vorrà solo vendetta. E terrorizzerà le baleniere per decenni, fino a trasformarsi in quel mostro marino che Melville ha delineato.

In letteratura, donare un’anima agli animali è cosa utile. È il modo migliore per allontanarsi dalla dimensione reale e osservare l’uomo sotto una diversa angolazione. In questa favola non vi sono risposte assolute sulla crudeltà umana, sulla fauna marina che sta scomparendo a causa dell’inquinamento, oppure sul perché si sia così tanto spaventati da tutto ciò che è diverso. Ogni lettore troverà la sua giusta interpretazione, che è aperta a innumerevoli riflessioni.

Storia di una balena raccontata da lei stessa è una favola breve, che si legge tutta d’un fiato. Quale regalo migliore, quindi, da fare a grandi e bambini per Natale? Il libro insegna a coltivare dei valori e non impegna, dovesse mai esserci qualcuno che solitamente non gradisce leggere.

 

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa
Luis Sepúlveda
Guanda, novembre 2018
Pagine: 102
Prezzo: € 14,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa