Un respiro nell’acqua – Alice Blanchard

Un respiro nell’acqua, il thriller di Alice Blanchard edito da Corbaccio nel settembre 2018, vieta severamente al lettore di abbassare la guardia. Gli eventi che si susseguono portano a continue impennate di adrenalina: là fuori c’è un pazzo che va individuato. E ci si può scommettere fin dall’inizio che non sarà cosa facile, perché l’autrice depista e inganna in più di un’occasione.

La trentaduenne Kate Wolfe è riuscita ad affermarsi come psichiatra infantile in una struttura ospedaliera di Boston, nonostante il suo doloroso passato. Sedici anni prima, la sua sorellina Savannah è stata uccisa, in modo barbaro, da un vicino di casa che ora è in attesa di essere giustiziato. Il senso di colpa per non averla saputa proteggere ha continuato a ghermire Kate con un peso insostenibile, dal quale è stato inutile fuggire.  

Quella di Savannah non è l’unica tragedia che ha colpito la famiglia Wolfe. Anni prima, la madre si è suicidata gettandosi nel fiume con le tasche piene di sassi, imitando la sua scrittrice preferita Virginia Woolf. E di suicidi si continua a parlare, dato che anche la giovane paziente di Kate, Nikky, si toglie la vita subito dopo essere stata a una seduta nel suo studio.
Lo stesso giorno, a Kate Wolfe viene affidata Maddie, un’adolescente problematica con un disturbo bipolare di personalità. Incerta di riuscire a prendersene cura, la giovane psichiatra scopre che la ragazzina condivide con lei dei particolari del passato, oltre ad assomigliare in modo impressionante a Savannah, la sorella scomparsa.

Ma a sconvolgere del tutto Kate è un poliziotto in pensione che all’epoca aveva indagato sul caso, il quale le rivela di nutrire dei forti dubbi. Savannah sarebbe, per lui, una delle nove vittime di un killer seriale ancora in libertà. Chi sta per ricevere l’iniezione letale in prigione, quindi, non è il suo assassino.
Comincia così una serrata e pericolosa indagine personale, che vede Kate affiancare l’anziano ex agente nel tentativo di far luce, una volta per tutte, su quanto accaduto all’epoca. Che per la dottoressa equivarrebbe anche a trovare la pace.

Scongiurato il pericolo che potesse assomigliare allo stupendo La psichiatra di Wulf Dorn (all’inizio il dubbio viene), consiglio questo thriller per il modo cinematografico che ha l’autrice di descrivere le scene. Ci si chiede, è innegabile, come mai ella abbia inserito così tanti personaggi per poi lasciarne andare alla deriva alcuni, di cui, da un certo punto in poi, non si sa più nulla. Ma  credo vi siano dei buoni motivi: magari un prosieguo. Il nome dell’assassino balena nella mente, certo, però come il suo quello di almeno altre tre persone. Per cui il finale non è affatto prevedibile.

La tensione che Alice Blanchard crea, soprattutto nella seconda parte, è notevole ed è assai gradita al lettore. Non ci si perde in inutili divagazioni, ma i fatti fluiscono ad un ritmo impressionante. Ed è così che piacciono i thriller! Quelli che non annoiano e, sebbene non siano strutturati su chissà quale trama originale, sono in grado di creare tensione.
Confesso che, in casa da sola, al buio, col colpo di scena finale mi sono presa un mezzo infarto. Ma è stato bello. Finalmente qualcuno che sia riuscito nell’intento!

 

Un respiro nell’acqua
Alice Blanchard
Corbaccio, settembre 2018
Pagine: 360
Prezzo: € 18,60

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa