Susanna e gli orchi – Mariella Ottino, Silvio Conte e David Rogriguez

Susanna e gli orchi racconta la storia di una bambina sopravvissuta allo sterminio nazista grazie al coraggio dei suoi genitori e al supporto affettuoso dei suoi compagni di prigionia al campo. Il titolo rimanda per assonanza al tema meravigliosamente raccontato in arte da grandi pittori “Susanna e i vecchioni”, e, anche se qui naturalmente non si tratta dell’insidia singola ad una persona individuale, ma di un crimine collettivo nei confronti di un intero popolo, richiama all’istante un’idea di pericolo, di tensione, di malessere.

Il fatto che una piccola bambina possa avere la meglio sul male organizzato non è del tutto una trovata letteraria, poiché lo spunto per questa storia è nato dalla reale esperienza di vita di Susanne Raweh, che, nonostante non ricordi nel dettaglio tutte le peripezie del suo spaventoso vissuto, è scampata allo sterminio proprio come si legge della Susanna nel libro, nascondendosi per mesi e anni in una buca scavata apposta per lei nel pavimento della baracca.

Con la fantasia che è una delle più grandi risorse dei bambini la protagonista libera la mente e si oppone al buio, al freddo e alla paura della sua condizione immaginando le avventure di un Principe-Topo, il coraggioso Şobolan, che la distrae e la sostiene visitandola come in una fiaba, nelle lunghe giornate che la bimba trascorre nel suo nascondiglio. Anche i grandi, pure se distrutti dal lavoro fisico e dagli stenti, si lasciano a poco a poco conquistare dalla fantasia, e mettono in atto stratagemmi mentali di sopravvivenza, inventano storie e rammentano nenie, canzoni, prodigandosi per preservare lo spirito innocente della bambina.

«Per te i prigionieri fingevano di credere alle invenzioni della loro fantasia e quasi finivano per crederci davvero. Una bambina può diventare il perno attorno a cui ricostruire i rapporti umani.»

Il libro è intervallato da illustrazioni in bianco e nero abbastanza scabre, essenziali, a volte inquietanti, e costruisce grazie a scene e dialoghi rapidi e in successione veloce una sorta di scenario corale di quel che stava accadendo in Europa negli anni della deportazione, attraverso le voci di numerosi personaggi.

«La percezione della libertà prese Jakob alla gola e sentì le lacrime salirgli agli occhi. Vide un cervo, immobile in una radura: guerra, razze, lager, erano concetti che la sua mente non contemplava. I suoi occhi fissavano invece, da sotto il regale palco di corna, un gruppetto di fragili creature intrappolate dentro le loro divise, aggrappate a una scatola rumorosa che correva senza eleganza tra gli alberi.»

Alle parti fiabesche in cui Susanna parla col suo Principe-Topo si alternano spezzoni in cui una Susanna adulta, ormai fuori pericolo, accudisce la madre troppo provata dal dolore per riconquistare una vita normale, e si inframmezzano pagine di ricordo della vita durante la deportazione, narrate in prima persona dalla madre di Susanna.

Questa storia raccontata in modo cinematografico e ipermoderno si aggiunge alla letteratura per ragazzi già esistente sul tema, un po’ a tinte forti per un pubblico di bambini, ma che con la mediazione degli adulti, capaci di spiegare, contestualizzare, porgere, con intelligenza e apertura, può diventare uno strumento in più, nel fondamentale compito di comprendere la Storia e di non dimenticarla.

Susanna e gli orchi
Mariella Ottino, Silvio Conte e David Rogriguez
Albe edizioni, 15 novembre 2018Pagine 192
Prezzo € 13,50

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore

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