Conversazione su Tiresia – Andrea Camilleri

Sarò lineare nel consigliarvi Conversazione su Tiresia (Sellerio Editore, 2019), un libretto sottile che si legge in pochissimo tempo, ma che poi non si scorda più. E lo farò allo scopo di onorare il maestro, Andrea Camilleri, che tanta parte del successo lo deve proprio alla sua semplicità. Alla  “credibilità” e all’innato senso dell’umorismo, laddove sarebbe facile perdersi in leziosità, frutto della sua vasta cultura o, ancor peggio, cadere nel “cattedratico”, dato che si tratta di ripercorrere secoli di storia. L’autore ha dato dimostrazione, ancora una volta, di essere perfettamente al passo coi tempi. Sua è la dote di trasferire qualunque personaggio nella contemporaneità. Ne è uscito un monologo strepitoso, sotto forma di racconto, che consiglio anche a chi teme che la mitologia greca sia un argomento ostico. 

Chiamatemi Tiresia, sono qui per raccontarvi una storia più che secolare che ha avuto una tale quantità di trasformazioni da indurmi a voler mettere un punto fermo a questa interminabile deriva. A Siracusa vi dirò la mia versione dei fatti, e la metterò a confronto con quello che di me hanno scritto poeti, filosofi e letterati. Voglio sgombrare una volta per tutte il campo da menzogne, illazioni, fantasie e congetture, ristabilendo i termini esatti della verità.


Per far sì che persona e personaggio convergano, Camilleri sceglie d’interpretare l’indovino dell’antica Grecia Tiresia, reso cieco dalla dea Era (Giunone nella mitologia romana), per avere osato fare predizioni al pari degli dei. Zeus, (Giove per i romani), per rimediare alla punizione impartita della sua irascibile metà, gli concede di predire il futuro e di vivere sette vite, neppure tutte di seguito. Cosicché, come fa notare l’autore, oltre a vivere senza la vista, Tiresia lo deve fare patendo le sciagure degli uomini, che egli avverte a ogni piè sospinto, e per un periodo lunghissimo. Bel dono, davvero!

Questa figura bistrattata, che è Tiresia, viene continuamente tirata in ballo dalla letteratura, poiché al divinatore è stata concessa la possibilità (sempre da parte degli dei, quei burloni!) di vivere sia nei panni di un uomo che in quelli di una donna. Egli avrebbe provato, come si suol dire, ambedue le mortali condizioni.

L’indovino è quindi protagonista di una conversazione solitaria, a cui dà voce lo stesso Camilleri, meditando sulla cecità e sul tempo; sulla memoria e sulla profezia. 

Tiresia, scelto per quello che su questo personaggio è stato trasmesso dalla letteratura, dalla filosofia, dalla poesia, viene eletto dall’autore a pretesto per investigare un pensiero da cui estrarre il senso ultimo dell’invenzione letteraria. Le infinite manipolazioni subite da questa straordinaria figura, attraverso epoche e generi, costituiscono per Camilleri uno specchio in cui riflettersi.

Un capolavoro che commuove ancor di più, se accompagnato dalla visione dello spettacolo teatrale che uno strepitoso Tiresia/Camilleri ha tenuto al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 e andato in onda proprio in questi giorni sulla Rai. Da solo sulla scena, con accanto una lampada e un bambino, simboli del sapere e dell’importanza di trasmetterlo ai posteri, Camilleri ha concluso il monologo mettendo al corrente il pubblico sulle sue motivazioni. Come non bastasse il centinaio di romanzi scritti e il personaggio di Montalbano, per consacrarlo all’eternità!

Ho trascorso questa mia vita ad inventarmi storie e personaggi. L’invenzione più felice è stata quella di un commissario conosciuto ormai nel mondo intero. Da quando Zeus, o chi ne fa le veci, ha deciso di togliermi di nuovo la vista, questa volta a novant’anni, ho sentito l’urgenza di riuscire a capire cosa sia l’eternità e solo venendo qui posso intuirla, solo su queste pietre eterne.”


Grazie maestro, per questa prova di coraggio e umanità, che di sicuro non dimenticheremo.


Conversazione su Tiresia
Andrea Camilleri
Sellerio, 1 febbraio 2019
Pagine: 64
Prezzo: € 8,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa