Intervista a Roberto Cavallo

Lo scrittore Roberto Cavallo e il suo libro La bibbia dell’ecologia in quest’intervista.  Un libro che nasce da un conflitto interno che lui doveva e affrontare.

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
L’idea è nata in realtà da un conflitto. Un conflitto interno che vivevo e che dovevo affrontare. Da una parte un’anima ambientalista, verde, che cercava di capire quale fosse la responsabilità dell’uomo nei confronti della Natura sempre più in sofferenza, ma con il rischio di essere eccessivamente biocentrica.

Dall’altro una cultura cattolica che, in parte a ragione, era indicata come una delle responsabili proprio del degrado ambientale a causa di una cultura predominante che basava tutto sull’uomo come centro del mondo, caratterizzata da un forte antropocentrismo.

Era il 1993, l’anno successivo al primo grande incontro tra i potenti della Terra a Rio de Janeiro, e per caso ho aperto a caso una Bibbia e sono capitato su Deuteronomio 32, 28 «Sono un popolo insensato e in essi non c’è intelligenza: se fossero saggi, capirebbero, rifletterebbero sulla loro fine…» e mi sono detto, forse le Antiche Scritture hanno molto da dirmi che io non ho mai cercato né mi è stato mai insegnato.

Ho così incominciato uno studio che è durato 25 anni e mi ha portato a rileggere l’Antico Testamento per 4 volte e a trovarci moltissimi moniti ed insegnamenti sulla biodiversità, il consumo di suolo, i rifiuti, l’acqua, il cibo, l’agricoltura, le grandi opere, la demografia.

Una frase del libro che lo raccoglie?
Certo sintetizzare in una frase 25 anni di studio, ricerca e scrittura non è semplice, però se devo sceglierne una userei quella che l’editore ha scelto per la quarta di copertina: “Quando visitiamo una casa che non è la nostra chiediamo il permesso di entrare, ci puliamo le scarpe, guardiamo solo nelle stanze in cui siamo invitati, consumiamo solo quanto ci viene offerto, domandiamo dove possiamo gettare un rifiuto quando ce ne troviamo uno in mano… È con questo spirito che dovremmo imparare a stare sulla terra, il pianeta su cui viviamo, di cui siamo i custodi ma che non ci appartiene («Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse…»: in fondo, la soluzione per la salvaguardia del nostro pianeta si trova già nella Genesi)”.

Come si dovrebbe salvare l’ambiente con gesti concreti?
Innanzitutto con la consapevolezza, e la speranza, che ogni piccolo gesto è importante. Raccogliere un rifiuto da terra, bere l’acqua del rubinetto, fare il compostaggio domestico, andare in bicicletta, spegnere una luce quando no serve, sono tutti gesti rivoluzionari che possono davvero cambiare le cose.
Il peggior nemico è l’indifferenza che, di fronte ad un’emergenza, porta all’incapacità di reagire e alla disperazione.


Cosa rappresenta l’ecologia?
L’ecologia rappresenta, per l’uomo, tutto. Dobbiamo renderci conto che non siamo altro.
La Terra è la nostra casa, ed è l’unica che abbiamo. Studiarla, confrontarsi, individuare, a seconda delle epoche storiche nelle quali viviamo, i migliori ingredienti per vivere in equilibrio con gli altri esseri viventi, tutto questo per me è ecologia.
Papa Francesco ha sottolineato, nella sua enciclica, il concetto di ecologia integrale «è inseparabile dalla nozione di bene comune», non è dunque solo una questione biologica, ma porta con sé molte riflessioni profondamente umane e per questo il Pontefice scrive a proposito dell’ecologia integrale che «si riscontrano tante iniquità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali».

Tre aggettivi per descriversi?
Mi definirei ottimista, ambizioso e, anche se non è un aggettivo, costantemente alla ricerca.

Progetti futuri?
Troppi, non ho mai un solo progetto in testa. Relativamente ai libri ad esempio ne ho almeno tre incominciati 😉
In questo momento oltre a lavoro e famiglia sono impegnato ad allenarmi per la prossima edizione del Keep Clean And Run, la mia corsa contro l’abbandono dei rifiuti che partirà il prossimo 4 maggio e mi porterà in 7 giorni a correre e pedalare lungo tutto il corso del Po, fino all’Adriatico.

Sono quello che ha inventato la “corsa contro i rifiuti”, quella alla quale si sono ispirati gli svedesi, definendola plogging e che, fortunatamente, moltissimi in Italia e nel mondo, stanno imitando!


Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice