Il Kosovo ai tempi della guerra

Nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, su iniziativa dell’Ambasciata della Repubblica del Kosovo in Italia, lo scorso 25 marzo si è svolta la Conferenza “L’intervento umanitario della Nato in Kosovo – 20 anni dopo la guerra”.

Il 24 marzo 1999 alle ore 20 iniziavano i bombardamenti della Nato contro la Serbia che aveva come leader Milosevic, arrestato nel 2001 e accusato dal Tribunale dell’Aja per il reato di “crimini contro l’umanità”, ma morì prima della conclusione del processo. L’Ambasciatore della Repubblica del Kosovo in Italia, Alma Lama, che ha aperto l’incontro ha ricordato gli eventi drammatici che hanno dilaniato il suo Paese in quegli anni (1996/1999).

Ha parlato del milione di rifugiati, delle uccisioni di donne e bambini e degli stupri di massa, rimasti impuniti. Un conflitto che ha portato alla scomparsa di un popolo, un vero genocidio che ha chiuso nel peggiore dei modi il Secolo breve. L’intervento militare della Nato scatenò, all’epoca, l’indignazione dei pacifisti e aspre critiche per le numerose vittime civili, “effetti collaterali” dei bombardamenti dell’Alleanza Atlantica. Un’azione militare lunga e complessa.

Sono intervenuti i protagonisti politici dell’epoca, introdotti da Roberto Spagnoli, moderatore, vice capo redattore presso Radio Radicale.

Massimo D’Alema, all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, ha definito l’intervento armato una scelta inevitabile a fronte della disperazione estrema della popolazione kosovara, considerandola una decisione difficile ma giusta: una scelta estrema in una condizione estrema. Ha messo in evidenza che fece di tutto per evitare l’intervento militare, ma qualsiasi negoziazione era resa vana da Milosevic, deciso allo sterminio dei kosovari albanesi.

D’Alema si è soffermato sui complessi negoziati attuali tra Serbia e Kosovo per vincere i rigurgiti nazionalisti.

È seguito l’intervento di Carlo  Scognamiglio Pasini, Ministro della Difesa all’epoca dei fatti, che come D’Alema ha posto l’attenzione sull’inevitabilità della guerra, dopo i vari tentativi diplomatici, davanti alla volontà di Milosevic di eliminare qualsiasi forma di autonomia con l’utilizzo di misure disumane nei confronti della popolazione.

Emma Bonino, alla Commissione permanente Politiche dell’Unione Europea nel 1999, ha evocato l’eccidio di Srebrenica, dove nel giro di 72 ore più di ottomila bosniaci musulmani sono stati uccisi nel peggior massacro avvenuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ha ricordato gli interventi degli operatori umanitari italiani con la missione Arcobaleno e il campo allestito a Valona, dove trovarono riparo cinque mila persone tra uomini, anziani, donne e bambini sfuggiti ai bombardamenti della guerra. Ha rievocato la popolazione kosovara messa sui treni e spedita in Macedonia. Evocazioni di momenti e atti disumani avvenuti nella civilissima Europa alla soglia del XXI secolo.

Presente anche Luca De Poli, autore del libro 78 giorni di bombardamenti Nato: La Guerra del Kosovo vista dai principali media italiani, che ha raccontato di quella guerra documentata dalla Tv e da Internet, attraverso la terminologia inedita utilizzata: guerra umanitaria, guerra intelligente e danni collaterali come le 300 scuole distrutte e le troppe vite umane sacrificate. L’ultimo intervento è stato della giornalista Paola Severini Melograni, attenta e sensibile osservatrice della società e della politica del Kosovo.

Ha chiuso la Conferenza l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata che  ha ricordato la veggenza di Marco Pannella riguardo la crisi politica dei Balcani. Pannella con lungimiranza aveva presagito, dieci anni prima, il pericolo potenziale che rappresentava quell’Area.  

Tutti i presenti hanno ritenuto di fondamentale importanza che l’Italia e l’Europa siano portavoce delle priorità e delle esigenze dei Balcani. Oggi il nuovo Kosovo è un paese giovane, vivo ma imploso entro i propri confini.

Come ricordava D’Alema, attualmente, sono in corso delicati negoziati tra Serbia e Kosovo per normalizzare vent’anni dopo la tempesta bellica i loro rapporti politici e diplomatici.

Maria Franze'

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