Intervista a Gianni Andrei


A Tivoli cresce l’acanto è il nuovo libro di Gianni Andrei che presenterà mercoledì 8 maggio alle ore 17:30, nell’Aula Magna del Convitto Nazionale “A. di Savoia” in Tivoli. È lo stesso autore a parlare del libro e della sua passione per la scrittura in quest’intervista.

Qual è la genesi di questo libro?
Sono tornato, lo scorso anno, nella terra dei miti, la Sicilia. Nella solennità dilatata dei silenzi di Selinunte, proprio dove la campagna cede il passo alla spiaggia sul Mediterraneo, ho trovato una cortina di piante di acanto. Subito è emerso l’orgoglio del nostro splendido Tempio Rotondo, con i capitelli corinzi, ed ho trovato un piacevole richiamo familiare. Ma poi, tornato a Tivoli, ebbi la sorpresa di trovare, proprio davanti casa mia, una rigogliosa colonia di acanto. Da qui il titolo del libro.

Tivoli rappresenta un inestimabile “capitale della memoria” che occorre però far di nuovo rivivere, non tanto “manutenendolo” ma appunto “ri-vivendolo”, proiettandolo attraverso le sfide del cambiamento in una nuova dimensione multiculturale. Ripensando la “bellezza” non più come “motivo di orgoglio e aspetto fortunato” che dà profitto, ma come impegno doveroso per rivitalizzare la “memoria” che emerge dalle rovine antiche e dalle testimonianze monumentali, dalla storia e dalle usanze, ri-trasformandola in linfa di rinascita sociale, etica e culturale. Il paesaggio, il centro storico, gli antichi mestieri e l’artigianato, i prodotti tipici, le tradizioni, il nostro idiomanon vanno “ricordati e celebrati” in appannate icone nostalgiche, né tantomeno innovati, ma devono essere rivissuti in una nuova luce che conservi l’identità tramandataci nei secoli dai nostri padri. Da molto tempo ho la convinzione che io (come i tiburtini e come tutti gli italiani) abbia il dovere primario di sdebitarmi di essere nato e vivere qui, nella Bellezza. Un dovere che è diventato, da un po’ di anni, uno degli impegni che mi anima, operando secondo le mie capacità e peculiarità, innanzitutto contribuendo a tenere viva la memoria e ad onorare degnamente i Personaggi che hanno scritto la Sua storia e l’hanno resa famosa nel mondo con le loro testimonianze artistica, scientifica, letteraria, culturale. Ecco dunque la genesi del libro, animato dall’urgenza che “la mia gente, superba e generosa” voglia e sappia riappropriarsi della propria identità e consegni tutto questo alle nuove generazioni, tiburtine e del mondo intero.

Cosa rappresenta la scrittura per lei?
Scrivere un racconto, una poesia, un romanzo significa concepire un figlio, in corpo, anima e mente. Pubblicarli in un libro significa lasciarli liberi nello spazio e nel tempo, affidandone gli intimi sentimenti espressi all’amore dei pochi che li sanno custodire, dilatandoli e serbandoli nel cuore.

Una frase che raccoglie il libro?
Sono, siamo “figli del Mediterraneo”.

Lo storico francese Fernand Braudel scrisse che «Là dove finisce l’olivo finisce anche il Mediterraneo». Sì, proprio uno dei prodotti della generosa terra tiburtina, l’olio d’oliva, frutto emblematico della nostra identità, colloca Tivoli a pieno titolo nel Mediterraneo. Ma a Tivoli assieme agli ulivi cresce l’acanto! Gli ulivi in cui è immersa Tivoli e le foglie di acanto che crescono spontanee o che svettano in cima alle colonne del tempio di Vesta chiudono un fantastico cerchio e confermano che … sono, siamo “figli del Mediterraneo”!

Uno scrittore e un romanzo a cui è più legato?
Dino Buzzati e il suo Deserto dei Tartari, laddove esalta l’attesa e la solitudine, che poi sono il leit-motiv della vita, della vita di ognuno di noi. Da questo fondamentale romanzo presi spunto pe ril mio ATTESE – Racconti straordinari di storie comuni.

Tivoli in questo libro, tre aggettivi per descrivere questa città?Fascinosa, melodiosa, emozionale (come i tramonti, le acque, le piante che con noi convivono).

Tre aggettivi per descriverti?
Tiburtino, superbo e generoso!

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice