Intervista a Igor Patruno

in quest’intervista, di nuovo con grande nostra soddisfazione sulla nostra rivista, lo scrittore Igor Patruno che racconta del suo ultimo libro Sotto il cielo di Spagna e della sua passione per la scrittura.

Come è nata l’idea di scrivere Sotto il cielo di Spagna?
Sulla Guerra civile spagnola sono stati pubblicati nel Novecento migliaia di libri. Tantissima diaristica, ovvero narrazioni in presa diretta dei volontari che, da una parte e dall’altra del fronte, hanno combattuto in Spagna. Poi racconti e romanzi di grandi scrittori come Ernest Hemingway, André Malraux, George Orwell, Arthur Koestler, John Dos Passos. Ebbene ciò che accomuna questa immensa produzione diaristica e letteraria è l’essere di parte. Anche gli autori di lingua spagnola non sfuggono a questo destino. “Soldati di Salamina” di Javier Cercas, “I grandi cimiteri sotto la luna” di Georges Bernanos, la raccolta di racconti “A ferro e fuoco” di Manuel Chaves Nogales, solo per citarne alcuni, sono romanzi belli, ma ideologicamente schierati. Lo si avverte chiaramente e, forse, non c’è nemmeno troppo da meravigliarsene: il Novecento è stato il secolo delle ideologie. Ecco io ho sentito la necessità di tornare a quei giorni lontani oltre ottanta anni dai nostri, per raccontare una storia libera dal guscio delle ideologie. Ho privilegiato l’umano in tutte le sue forme, a partire dall’inquietudine esistenziale del protagonista, Bruno Mancini. Nella descrizione degli scontri il lettore è portato a provare compassione, perché i personaggi raccontati sono descritti come uomini, uomini spogliati di qualsiasi abito ideologico.

Una frase che rende meglio di tutti l’idea libro?
Cito un brano che descrive l’animo di Bruno Mancini, il protagonista.
«Resta là, assorto sull’incessante movimento delle onde. Avverte ansia. Si chiede se sia causata dall’appuntamento imminente, o dal tipo incontrato nella sala da ballo. Probabilmente né dall’uno, né dall’altro. L’ansia c’è perché è nella sua natura, nel suo carattere. Tenere gli occhi spalancati sui particolari dell’esistenza, contemplare la fragilità dell’esserci nelle sue impercettibili e innumerevoli manifestazioni, ha un prezzo emotivo. Un tempo l’ansia si tramutava in angoscia e lo immobilizzava. Ora viene e passa. Ha imparato che l’orlo del baratro è pur sempre un luogo dove i piedi poggiano, un luogo denso di sensazioni vivide, dove si può sostare senza il timore di precipitare nell’abisso».

Un autore a cui è più legato?
Se devo fare solo un nome, non ho esitazioni. Alberto Moravia.

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura la porto con me da sempre. Quando ho sentito di essere pronto e ho trovato il tempo, ho iniziato a scrivere. La scrittura ha una forza immensa: svela quello che manca, che sfugge, che resta nascosto. La differenza tra il fare cronaca e il fare letteratura è tutta qui. La cronaca mette insieme gli elementi visibili, percepibili, di una storia, mentre la letteratura va oltre ciò che appare e si occupa della trama profonda dei sentimenti, delle zone intime dell’esistenza, dei meccanismi invisibili che regolano i rapporti tra gli umani. Ovviamente ci sono tanti problemi da affrontare, il linguaggio, i personaggi, le storie. Inoltre chi scrive deve avere la capacità di coinvolgere il lettore, altrimenti rischia di essere irrilevante.

Il pubblico come sta accogliendo il suo nuovo libro?
In un mese (il romanzo è uscito a metà marzo) la prima tiratura di “Sotto il cielo di Spagna” è andata esaurita. L’editore ha dovuto ristamparlo quasi subito. Quindi direi che sta andando bene. Sto ricevendo dai lettori molti feedback diretti, tutti positivi. Riporto un breve brano di una lettera ricevuta da un giovane filosofo bolognese che così scrive: «Il primo capitolo che racconta l’ultimo giorno di vita di Bruno è un pezzo di grandissima letteratura. E la scrittura perfetta di quelle prime pagine diventa pregna di significato mano mano che si procede nelle pagine successive, dove, all’odore di fritto degli stabilimenti di Ostia, si contrappone il tormento esistenziale degli anni giovanili del protagonista, passati attraverso la guerra di Spagna».

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice