Io sono Iqbal – Andrew Crofts

Anni ottanta del Novecento. In un piccolo villaggio del Pakistan, c’è gente che ignora. Nel senso che, essendo analfabeta, deve sottostare a quel che impongono i prepotenti, senza avere diritto di replica. Persino le leggi che vengono promulgate sono tenute segrete.
E così, chi ha una fabbrica, sia essa di mattoni o di tappeti, sfrutta il cosiddetto “lavoro minorile” per guadagnare soldi, tenendo i bambini prigionieri e costringendoli a lavorare un numero spropositato di ore in condizioni disumane. I lavoratori imberbi sono senza paga; con poco pane e poca acqua per sostentarsi; e su di loro pende non si sa quale debito contratto dalle famiglie, che però nel corso del tempo non viene mai estinto. La minaccia? “Riprenditi pure il tuo bambino, ma prima paga il debito”. Il che è impossibile, per chi non ha soldi ed è intimorito da questi strozzini.

La pena? “Tu ragazzino ti ribelli? E io ti ammazzo di botte. Anzi, te ne vai dritto a penzolare, appeso per i piedi, nella stanza della torture. Che nemmeno sei umano! “Sembra impossibile, eppure è successo. E ancora succede.
Iqbal Masih ha solo quattro anni quando viene venduto a un fabbricante di tappeti, per pagare il debito del fratello che deve trovare moglie. I soldi servono per portare regali al futuro suocero, in qualità di pretendente. La famiglia di Iqbal è talmente povera, che vendere la forza lavoro del piccolo, appare come la soluzione. 

Ma fin da subito quel bimbo, dallo sguardo furbo, nato nel 1983 e rimasto di bassa statura, forse proprio a causa della costrizione con cui sono cresciuti i suoi arti (in spazi ridotti, ginocchioni davanti al telaio, senza mai la possibilità di sgranchirsi), è di ben altra pasta. Non si beve tutte le assurdità che gli raccontano. 

Iqbal capisce da subito che l’infanzia è un diritto. Che i bambini non dovrebbero lavorare e comunque, non in quelle condizioni di vera e propria schiavitù, al cospetto di negrieri che li battono col bastone soltanto per avere osato sollevare gli occhi dall’ordito. Tenta di scappare una volta, Iqbal, ma lì la stessa polizia è corrotta. Lui intende denunciare e liberare i suoi compagni, però ottiene solo un passaggio dagli agenti che vanno a ritirare la mazzetta e tante botte dal padrone, al quale viene riconsegnato.

Una seconda fuga, questa volta più ponderata, nella piena consapevolezza di non poter contare sull’aiuto di nessuno, lo porterà a fare un incontro importante, con un’associazione che si prodiga per l’abolizione della schiavitù minorile in Pakistan. Iqbal, da fabbricante di tappeti, diventerà fabbricante di sogni. Da bambino operaio, a sindacalista e attivista pakistano, simbolo della lotta contro il lavoro giovanile.

Questa è una storia vera, narrata con dolcezza ed estrema dedizione da parte dell’inglese Andrew Crofts, uno dei più talentuosi gostwriter al mondo. Almeno, così si legge nella sua biografia, dato che in tale contesto niente è mai sicuro. Altrimenti, che “scrittore fantasma” sarebbe?

Iqbal Masih è vissuto per davvero, e in questo romanzo veniamo messi a parte della sua breve vita di stenti, di paura e di compromessi. Ma anche dell’enorme coraggio e dell’altruismo attraverso cui egli è riuscito a dare un enorme contributo al Pakistan. 

Il sono Iqbal di Andrew Crofts (Piemme, maggio 2019) è un’opera che si legge d’un fiato. Dolorosa e travolgente, che ci pone di fronte alle aberrazioni del genere umano. Al concetto che nascere e vivere, sia espressamente una questione di geografia. E soprattutto, ci fa comprendere quanto l’istruzione, che noi occidentali diamo per scontata, sia fondamentale. 

A chi sa leggere e scrivere, nessuno può far firmare un documento senza la sua volontà. Conoscere vuol dire non credere mai a quello che ci dicono gli altri, ma verificarlo e farlo proprio. Iqbal ha amato guardare gli aquiloni volare sopra i tetti di Lahore, con la sua amica Fatima. Ha amato la sorella Sobya, la sua maestra e il suo tutore. In sostanza, tutti coloro che hanno avuto una parola o un gesto gentile per lui.

La sua giovane vita è terminata, in modo cruento e tragico, il 16 aprile 1995 (non è spoiler, ma storia). Leggendo il libro, naturalmente si saprà come. Iqbal, però, voleva solo essere libero!

Cristina Biolcati
Io sono Iqbal
Andrew Crofts
Piemme, maggio 2019
Pagine: 206
Prezzo: € 12,90

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa