Intervista a Marco Testi

Lo scrittore Marco Testi mi ha raccontato del suo libro Sentieri nascosti e del Premio Tivoli 2019” Ettore Rosler Franz che gli sarà consegnato nell’Aula Magna Convitto Nazionale Amedeo di Savoia Duca d’Aosta della città tiburtina sabato 26 ottobre alle ore 17:00 dove per l’occasione terrà una conferenza dal titolo Ettore Rosler Franze la Tivoli Sparita.

Come è nata l’idea di scrivere questo libro? 
Ripensando ai miei studi universitari. Il tempo mi ha fatto riflettere su giudizi antichi che erano molto ideologici e poco profondamente individuali. Mi sono messo alla riscoperta di autori ignorati per quei motivi, e di opere che secondo me non sono state approfondite per varie cause legate al pensiero dominante del momento, alle mode, a letture superficiali dettate da altre letture. Così ho scoperto, per fare un esempio, che la Sonata a Kreutzer di Tolstoj non è un racconto che scava la fossa all’amore e soprattutto al matrimonio, ma ad una concezione edonistica, superficiale, basata sulla seduzione iniziale, su un’idea di proprietà “legale” della persona e priva di vera condivisione del matrimonio come si è lentamente prefigurato in Occidente. E quindi si rivela un libro davvero profetico, se si guarda alle violenze sulle donne del nostro tempo. E che Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa nasconde la seduzione dell’icona, una speranza legata non più alle utopie politiche ma alle profondità dell’immaginario psichico.

Tanti autori: a quale è più legato?
Probabilmente Chesterton: appiattito sull’immaginario collettivo-televisivo del suo Padre Brown è stato praticamente trascurato nella sua visionarietà e nella capacità di narrare la solitudine dell’uomo moderno schiacciato da correnti di pensiero che predicano il nulla e così sia, il tutto e subito, il piacere finchè c’è soprattutto nel romanzo di cui parlo qui: L’uomo che fu giovedì.

Una frase più significativa del libro?
Quella a conclusione del capitolo dedicato al Gattopardo. Sul letto di morte, il protagonista vede avvicinarsi, passando tra la gente accorsa al suo capezzale, che sembra non accorgersi di lei, una figura femminile, che sembra venuta a portarlo via con lei:

«Mai descrizione della Necessità è stata, nel nostro Novecento, tanto vicina alla grazia distante dellabelle dame sans merci che pure, nella sua lontananza, alludeva alla cessazione del desiderio e alla pace di ogni senso. Mai immagine femminile è stata così terribilmente – e laicamente – vicina all’icona sacra della Non Toccata. Il possesso e la distanza, la cessazione di ogni cupidigia nella pudicizia del volto, il viaggio oltre, la morte e la vita desti-nata a riprendere la sua danza di desiderio, si fondono in questa immagine pacificata con la inesausta circolarità – mai eguale – del tutto. Figura salvifica che appare alla fine di ogni cosa, di-viene, per chi crede, immagine della Donna cui il viaggiatore fiorentino era arrivato attraverso la guida di un’altra figura della grazia femminile.»

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Da tempi immemorabili. A casa non avevamo il televisore, e nelle ore del dopocena in cui gli altri ragazzini assieme alla famiglia si sedevano davanti allo schermo, io riprendevo a leggere e a scrivere le mie impressioni di lettura: la base per il mio lavoro di critico letterario. 

Tre aggettivi per descriversi?
Testardo, forse troppo, curioso, convinto della capacità terapeutica della scrittura, sia come lettura che come produzione.

Qualcosa sulla presentazione che ci sarà a Tivoli sabato?
Sono uno dei pochi esperti in Italia del rapporto letteratura-arte, soprattutto tra fine Ottocento e primo Novecento. Ho realizzato mostre e volumi soprattutto sul pittore della Roma Sparita, Ettore Roesler Franz, (questa è una delle motivazioni del premio Roesler Franz a me assegnato in questa occasione) perché nei suoi quadri riguardanti il Lazio e Tivoli, ma non solo, incontra alcuni personaggi e alcune correnti che documentano il profondo rapporto tra il singolo e lo spirito del tempo, come lo avrebbero chiamato i romantici: realismo, naturalismo, avanguardie, Gregorovius, e quindi la storiografia, Lizst e, per ragioni familiari, i ricordi del passaggio di Wagner, Goethe e molti altri nella Roma del Gran Tour. Nel corso della conferenza farò vedere diapositive rare che faranno luce su luoghi ormai spariti e sui metodi di lavoro pittorico di allora.


Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice