Intervista a Simone Marcuzzi

Con Simone Marcuzzi parliamo di adolescenza, di passato, di fratellanza e di rapporti affettivi. Tutti elementi che si trovano nel suo ultimo libro.

Elementi biografici e fratellanza: come mai questo argomento?
L’idea portante del romanzo è di raccontare un rapporto tra fratelli maschi in ogni sfumatura, puntando a descrivere in profondità le loro emozioni nei diversi momenti della vita. Durante l’infanzia i ruoli tra loro sono chiari – Lorenzo guida, Alberto segue ed è certo che la vita del fratello maggiore (di cinque anni più grande) sarà un domani la sua, quindi stare al fianco di Lorenzo è anche vivere un’anteprima da una postazione privilegiata –, poi crescendo le cose cambiano. Quando Alberto fa i conti con se stesso e capisce che non diventerà come Lorenzo vive un momento di difficoltà autentica – da un lato non capisce più chi è, dall’altro sviluppa una specie di pudore nei confronti di Lorenzo per paura di deluderlo. Questo, assieme a degli altri eventi, porta a un allontanamento tra loro, così l’ultima parte del libro diventa anche il racconto di quanto persiste in un legame del genere nonostante tutto. Il romanzo non è autobiografico in senso stretto, ma è un libro in cui mi sono messo moltissimo in gioco sul piano personale. Io, come Alberto, sono fratello minore, e devo moltissimo a mio fratello maggiore. Io, come Alberto, nel momento in cui ho compreso che non sarei diventato come mio fratello, ho provato un piccolo ma autentico dolore. È proprio da lì che è partita l’esplorazione del rapporto.

Tre aggettivi per descrivere i personaggi di questo romanzo?
Alberto è riflessivo, malinconico e sincero. Lorenzo è schietto, onesto e sorprendente.

In questo libro si racconta di adolescenza: come è stata la sua?
Credo come quella di tanti, ovvero un periodo di trasformazioni in parte difficili da comprendere, un periodo di assoluti (dolori che parevano lancinanti, gioie che parevano impareggiabili, forse perché erano le prime emozioni così forti che mi riguardavano in prima persona), un periodo dove a momenti di vera spensieratezza seguivano rabbia, umiliazioni e silenzi. 

Come è nata la sua passione per la scrittura?
La scrittura è arrivata, in modo naturale e inaspettato, quando avevo già compiuto scelte che andavano in tutt’altra direzione. I primi racconti li ho scritti infatti all’inizio del mio percorso di studi di Ingegneria Meccanica, come se una parte di me rifiutasse di farsi definire soltanto dalle materie tecniche che studiavo e cercasse una completezza, una possibilità di espressione in uno spazio dai confini completamente diversi. Non sempre è stato facile, la scrittura è stata anche una cosa con cui ho dovuto fare i conti e che solo dopo un percorso ho deciso di accogliere fino in fondo. Ora penso di poter dire di aver trovato un equilibrio tra le mie due diverse “vite”, quella da ingegnere e quella da scrittore, e vedo questa complementarità più come una ricchezza che come un limite. 

In questo periodo difficile che si deve rimanere a casa oltre al suo quali libri consiglia per trascorre questi giorni difficili?
Ne consiglio tre, diversi tra loro: “Molto mossi gli altri mari” di Francesco Longo (edito da Bollati Boringhieri), un romanzo che restituisce ogni sfumatura della malinconia di fine estate con una scrittura da classico contemporaneo. “Risorgere” di Paolo Pecere (edito da Chiare Lettere), un ambizioso romanzo che spazia principalmente tra l’Italia e la Cina (ma non solo) e interroga la storia di entrambi i paesi con una scrittura densa e impetuosa. “Perché comincio dalla fine” di Ginevra Lamberti (edito da Marsilio) non è invece un romanzo in senso stretto ma un libro dalla forma ibrida, dove l’autrice mescola reportage, interviste, diario e racconto, e parla con uno stile personale, leggero e ricercato insieme, del nostro rapporto con la morte.

Come sta rispondendo il pubblico al suo romanzo?
In generale posso dire di essere soddisfatto. Mi sembra che il romanzo abbia toccato delle corde profonde in chi l’ha letto. Evidentemente in ogni rapporto, di fratellanza ma non solo, c’è qualcosa di universale, e molti lettori l’hanno ritrovato almeno in parte in quello che accade tra Lorenzo e Alberto.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice