La storia – Elsa Morante

Non è facile approcciarsi ai capolavori. Non è semplice scavarci dentro, cercare di tirarne fuori qualcosa di originale, di non ancora detto. Ma se l’approccio è questo, allora stiamo sbagliando tutto. Dai capolavori ci si lascia travolgere, ad essi ci si abbandona a braccia aperte, cercando di assorbirli il più possibile, di farseli entrare nelle vene, sentirli circolare nel nostro essere per poi mettere nero su bianco le emozioni, le profonde sensazioni che hanno suscitato in noi, i solchi nell’anima che hanno scavato con la loro forza e la loro potenza.

È questo l’approccio che ho avuto nell’accostarmi alla lettura di un grande capolavoro della letteratura italiana del secondo dopoguerra. La Storia di Elsa Morante, un libro che va al di là delle sue oltre seicento pagine, un libro che racconta un pezzo di noi, del nostro comune sentire ed essere italiani, ma anche della più vasta platea umana, con le sue fragilità, le sue speranze, i suoi slanci verso una vita migliore, verso un mondo migliore.

L’ambientazione va dal 1941 al 1947, abbracciando in pieno gli anni della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra. Siamo a Roma, nel quartiere popolare di San Lorenzo, dove vive e lavora come insegnante elementare Ida Ramundo, una donna mite, umile, timorosa anche della propria ombra. Rimasta vedova in seguito alla morte del marito durante la guerra d’Africa, vive con il figlio Nino, un ragazzo estroverso, dinamico, svogliato con i libri ma innamorato della vita e sempre alla ricerca di nuove esperienze. Anche in un contesto così angosciante come quello della guerra. “Tanto che ce fa, a noi la sirena? A’ mà, non lo vedi che qua non succede mai niente? Bombe inglesi, sì! Bombe-carta!” Ninnarieddu non si spaventa nemmeno delle bombe e delle sirene che invitano tutti a correre nei rifugi.

La donna, in un pomeriggio uguale a tutti gli altri, viene stuprata da un soldato tedesco che la insegue nell’androne di casa fin nel suo appartamento. Subisce passivamente la violenza perché terrorizzata dalla possibilità che il tedesco scopra le sue origini ebree. Infatti, Ida è ebrea per parte di madre e quest’ultima fin da quando Ida era una bambina l’ha istruita a nascondere questo aspetto della sua vita. L’essere ebreo era vissuto come un’onta già prima delle odiose leggi razziali nazifasciste. Ida cresce quindi con questo peso sul cuore che diventa un macigno quando fra le strade di Roma iniziano a diffondersi manifesti del regime contro gli ebrei. 

Il corpo di Ida era rimasto inerte, come la sua coscienza: senz’altro movimento che un piccolo tremito dei muscoli e uno sguardo inerme di ripulsa estrema, come davanti a un mostro.

La violenza genera però una vita nel grembo di Ida, una gravidanza che la donna cercherà di tenere nascosta fino all’ultimo e dalla quale nascerà Giuseppe, un bambino che porterà stampato sul viso lo sguardo del padre, con il celeste degli occhi a ricordare per sempre a Ida da dove arriva la sua piccola creatura.

Le vicende drammatiche della Roma di quegli anni saranno lo sfondo sul quale si svolgerà l’esistenza di Ida, Nino e Useppe (come viene di fatto chiamato il piccolo Giuseppe). 

Nel corso del bombardamento di San Lorenzo la famiglia Ramundo perderà la propria casa e finirà in un ricovero per sfollati, un luogo squallido, dove individui sconosciuti gli uni agli altri si ritrovano a convivere, anche in una promiscuità necessaria. Solo il piccolo Useppe sembra vivere in una sorta di mondo magico, dove tutto è straordinario, tutto è fantastico e tutto è motivo di gioco: uomini, animali, lotte, fughe. La personalità in formazione del bambino viene pesantemente influenzata dal disordine e dalla precarietà di quegli anni, dalle ripetute assenze del fratello, dall’incontro con personaggi tanto fragili quanto disperati che in qualche modo instilleranno nell’animo puro del bambino una disperazione latente che poi avrà in qualche modo il sopravvento. E verrà irrimediabilmente segnata anche dalle prime immagini che arrivano dai lager nazisti, con i corpi scheletrici degli internati ammucchiati come oggetti. Quelle foto stampate sui giornali e messe in mostra nelle edicole diventeranno un incubo ricorrente per la fragile coscienza del piccolo Useppe, che per difendersi da tutta quella bruttura rincorre cani e sconosciuti alla ricerca di una felicità che non arriverà mai.

Intorno ai tre protagonisti principali del romanzo, ruotano altri personaggi, in primis l’oste Remo, un uomo onesto e generoso che non si risparmia nell’aiutare Ida e la sua famiglia negli anni duri della guerra, un uomo saldamente legato ai principi del comunismo e della uguaglianza sociale. Poi c’è Davide Segrè, anche noto come Carlo Vivaldi e come Piotr. Un personaggio controverso, all’inizio avvolto dal mistero, che rivelerà tutta la sua fragilità nel corso della narrazione, ma un elemento imprescindibile nella storia con coinvolgimenti profondi con i due fratelli, Nino e Useppe.

La Storia della Morante è un pilastro della letteratura italiana che ci ricorda la caducità degli esseri umani, la violenza che gli uomini sono capaci di perpetrare nei confronti dei propri simili, ma anche la solidarietà, la condivisione. Ma su tutto si staglia la solitudine di ogni individuo: Ida è sola nella quotidiana lotta per racimolare un po’ di cibo per la sua piccola creatura; Nino è solo sulle montagne dove, ormai diventato partigiano, vuole combattere la sua personale battaglia per la libertà; Useppe è solo nella fragilità del suo corpicino segnato dal grande male, nonostante la sua costante ricerca di amici che dividano il tempo con lui. 

Un romanzo che si mescola alla storia, che intreccia la vita quotidiana dei personaggi con i grandi avvenimenti di levatura mondiale. Il privato e il pubblico diventano le facce di una medesima medaglia: la storia e la Storia. Questione di minuscole e maiuscole, dove però è nella sensibilità del lettore attribuire la maiuscola a un lato oppure all’altro della medaglia.

Elsa Morante
La storia
Giulio Einaudi, 2014
Pagine: 668
Prezzo: € 16,00

Beatrice Tauro

Scrittrice