L’isola delle madri – Maria Rosa Cutrufelli

In questi giorni difficili, dati dall’incertezza che in ognuno di noi sta diffondendo la pandemia di Coronavirus, non poteva esserci un romanzo più profetico e attuale che L’isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli (Mondadori, 2020). Un’opera che parla di un futuro in termini distopici, purtroppo  già presente, qui e ora, in mezzo a noi. Una parola bellissima, futuro, di cui si vorrebbe tanto garantire la fruibilità ai nostri figli, la possibilità di goderne ancora. Quale futuro, però? Domandarselo è lecito, specialmente se si è genitori.

L’isola delle madri è un romanzo ambientalista, che mette in evidenza quanto i cambiamenti climatici, cagionati dal genere umano, abbiano in realtà avvelenato lo stesso uomo, rendendolo sterile e facendolo precipitare in quella “malattia del vuoto” così bene descritta fra le pagine. Come nella realtà anche in questo libro si scatenano le biotecnologie riproduttive, portate all’estremo e, talvolta, ben al di là dell’etica. 

In termini di riflessione sull’essere (o non essere) madre, Maria Rosa Cutrufelli ci introduce in un’isola nel Mediterraneo, patria antica della civiltà e forse di una speranza, dove sorge una clinica della fertilità che è anche un importante centro di ricerca. Idealmente una zattera in mezzo al mare, ci salgono uomini e donne alla strenua ricerca di qualcosa che possa ancora essere compatibile con la vita.

I molti interrogativi che suscita questa lettura, ruotano attorno alla figura di tre donne: Kateryna, Livia e Mariama. Diverse in tutto, esse incontrano sul loro cammino un’altra figura femminile forte, la direttrice della clinica Sara. Un sentimento di sorellanza le lega, una potenza che solo le donne che si uniscono riescono a far scaturire, ciascuna decisa a trovare un posto nel mondo, un proprio modo di vivere la maternità. Il loro è come un piccolo microcosmo, dove gli intenti diventano comuni. In contrasto con un vuoto di umanità che si riflette sia dentro, nel grembo, che fuori, nella società.

Maria Rosa Cutrufelli, in una nota in fondo al suo libro, parla di un’idea che le è nata nel tempo, essendo figlia di uno scienziato che le ha sempre parlato degli effetti deleteri dell’inquinamento. La storia di taluni pesci mutanti hanno albergato nei suoi sogni di bambina, tanto da spingerla a scrivere questa storia. Una vicenda molto ben documentata, riguardo a usi e costumi di protagonisti che vengono da posti lontani. Uno studio che fonda le sue radici nella realizzazione di precedenti saggi e libri di viaggio dell’autrice e donano credibilità alle descrizioni.

Nel consigliare questo romanzo, concludo con una citazione che rende il senso. Nel capitolo iniziale Sara giunge sull’isola, attraverso una descrizione evocativa. Una citazione che non a caso si riferisce alle donne, il fulcro dell’intera opera.

Se ne stanno raggruppate in un angolo. Una fruga dentro un cestello di plastica, un’altra strofina le mani sopra un grembiule allacciato in cintura, come per pulirsi o asciugarsi, un’altra ancora butta indietro la testa mostrando l’arco della gola. Sara le fissa una per una, le scruta con attenzione crescente, le studia, le esamina. E all’improvviso sa cosa manca e qual è la natura di quel silenzio irreale che preme contro le sue tempie: i bambini! Dove diavolo sono finiti tutti i bambini?

È quello che da tempo ci domandiamo anche noi. Per fortuna, c’è stato qualcuno che ha avuto la lungimiranza di metterlo nero su bianco.

L’isola delle madri
Maria Rosa Cutrufelli
Mondadori, marzo 2020
Pagine: 234
Prezzo: € 18,00


Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa