Una brava bambina – Seo Mi-Ae

Quando il thriller viene dalla Corea, sebbene abbia ritmo e crei suspense, la difficoltà maggiore sono i nomi, che stentano un po’ a ingranare. Quando poi ci si fa l’abitudine, ci si può focalizzare sulla storia, ambientata a Seul, che presenta a dire il vero qualche déjà-vu, probabilmente intenzionale da parte dell’autrice. E un finale che sebbene debba andare nel modo previsto, mette in serbo un colpo di scena che lascia basiti.

La criminologa Seonkyeong, che gli studenti chiamano Clarice, come la protagonista del Silenzio degli innocenti, deve affrontare un periodo molto difficile. Un noto serial killer la convoca al suo cospetto in prigione, fra la meraviglia generale e della stessa donna che si chiede perché mai abbia scelto proprio lei per quell’udienza, che lui non aveva mai concesso prima a nessuno.

Al contempo, il marito le porta a casa una figlia undicenne, avuta dal suo precedente matrimonio, di cui Seonkyeong conosceva a malapena l’esistenza.

Il killer è Yi Byeongdo, detto il David per la bellezza del suo viso angelico. Ha ucciso tredici donne senza avere mai rivelato dove siano sepolti i corpi. Lo dirà solo a lei, Seonkyeong, quando andrà a fargli visita, e qui l’autrice ricalca l’atmosfera del celebre film in cui abbiamo avuto modo di apprezzare il personaggio di Hannibal Lecter. 

«… È una canzone dei Beatles. È questa la prima cosa che ricorda? Ha forse un significato particolare per lei?» gli domandò.
«Tutte le donne a cui l’ho cantata… sono morte per mano mia».

Per quanto riguarda la bambina, invece, la situazione è altresì complessa, dato che è sopravvissuta a un incendio in cui sono morti i suoi nonni che erano anche i suoi tutori. Al padre, quindi, non è rimasto altro che portarla a casa con sé. Un genitore e marito assente, comunque, che è sempre fuori per lavoro e che l’autrice non si è curata troppo di definire. Un personaggio nebuloso e ai margini, poco acuto, che forse rappresenta la pecca più eclatante del romanzo.

La piccola Hayeong si rivela una bambina taciturna, e la convivenza con la sua madre adottiva Seonkyeong è da subito difficoltosa. L’opera si propone di attuare un’analisi sui comportamenti criminali degli assassini seriali, che si suppone abbiano avuto un’infanzia difficile, alla cui violenza subita apportano a loro volta altra violenza. Un po’ un “dente per dente” ineluttabile, per sintetizzare, anche se la questione è di gran lunga più complicata, in quanto possono influire un sacco di fattori. Ciò che stupisce in questa storia è quanto gli occhi di un killer seriale e quelli di una bambina riflettano lo stesso vuoto.

Una brava bambina di Seo Mi-Ae (Giunti, marzo 2020) concede un assaggio dell’oscurità insita nella mente, incomprensibile e infinita quanto l’universo, per citare Albert Einstein. E restare con quel pizzico d’inquietudine che sempre recano i segreti più spaventosi.

Una brava bambina
Seo Mi-Ae
Giunti, marzo 2020
Pagine: 324
Prezzo: € 19,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa