Almarina – Valeria Parrella

Nisida è un’isola che volta le spalle alla città di Napoli. È il luogo identificato dalla tradizione omerica come “l’isolotto delle capre”, dove Ulisse trovò riparo a poca distanza dal paese dei Ciclopi. È un nome musicale, oltre che ricco di storia. È l’ambientazione che la napoletana Valeria Parrella ha scelto per il suo romanzo Almarina (Einaudi, aprile 2019), finalista al LXXIV Premio Strega.

La protagonista è la cinquantenne Elisabetta Maiorano, docente di matematica in quella che potremmo definire una prigione sull’acqua. In un luogo così suggestivo è stato infatti costruito un carcere penale minorile, dove lei insegna. Dove tutte le mattine viene perquisita e sottoposta a controlli severi. Dove le viene tolto anche il cellulare, un particolare che susciterà nella donna non pochi sensi di colpa, dato che quando suo marito è morto per un infarto fulminante, lei non ha potuto rispondere alla chiamata dell’ospedale.

Quei ragazzi, detenuti a Nisida, per lei sono tutto. È per loro che perde la libertà ogni giorno almeno un poco e riesce a mantenere una parvenza di normalità. Quando invece tutto le sembra grigio e precario, tanto da preferire regole ferree al libero arbitrio; alla capacità di fare progetti bloccata dalla sua solitudine.

Perché ci vuole un sacco di tempo, o una poesia perfetta, per dire davvero le cose come stanno.

Finché un giorno Elisabetta conosce Almarina, una giovane che sembra avere del potenziale, nonostante sia negata per la matematica. Un’anima sensibile e raminga, anche lei alla ricerca di una motivazione. Uno scricciolo venuto dai paesi dell’est, con un passato di violenza alle spalle. 

Tacitamente e imprevedibilmente, Elisabetta può iniziare a sperare. Paradossalmente, può soddisfare anche la sua esigenza di maternità negata, seppure in principio non abbia il coraggio di confessarlo a nessuno, nemmeno a se stessa.
Il rapporto che si instaura fra la professoressa e l’allieva, Elisabetta e Almarina, è di complicità. Due vite alla deriva che intravedono l’una nell’altra un nuovo inizio.

Almarina è un romanzo breve, che si legge in fretta. Dai risvolti profondi e le frasi “cervellotiche” di una mente (quella della prof. Maiorano) che elabora di continuo. Che fa riferimenti al passato, torna indietro e poi, con altrettanta naturalezza, riprende il presente. Uno stile, quello della Parrella, forse non proprio facile. Però schietto, dritto al punto, nell’analizzare esistenze difficili e desideri reconditi che sono di tutti. Non ci si perde a condannare il passato, ma si propongono nuove faticose  ripartenze.

Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui.

Non è possibile salvarli tutti, quei giovani detenuti. Elisabetta ne è consapevole, così come ogni  lettore dotato di buonsenso. Troppo compromesse, alcune situazioni. Al resto penserà la vita, che nel mirino delle pagine ha messo gli occhi belli di Almarina.

Almarina
Valeria Parrella
Einaudi, aprile 2019
Pagine: 123
Prezzo: € 17,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa