Intervista a Vincenzo Capretto

In quest’intervista lo scrittore Vincenzo Capretto racconta del suo romanzo Il volto dell’inganno. Da sempre appassionato di thriller, mistero e gialli.

Come è nata l’idea di scrivere Il volto dell’inganno?
A luglio del 2019 avevo deciso che per il mio quarantesimo compleanno del successivo ottobre avrei fatto qualcosa per me stesso. Uscivo da una separazione che aveva lasciato grossi segni sul mio “io”. 
L’idea iniziale era scrivere un’autobiografia. Avevo buttato giù anche qualcosa. Poi, qualche ora dopo, mi ero reso conto che non era quello che realmente sentivo e sinceramente in pochi avrebbero letto l’autobiografia di un perfetto sconosciuto. 
Ero a La Spezia dove vivevo, ricordo che erano le ventidue circa quando mi dissi che avrei dovuto provare a scrivere un thriller, visto che è sempre stata la mia passione. Calcolate che all’età di quattro anni ho visto L’esorcista.

Andai a dormire con quest’idea. Durante la notte sognai quello che si legge nel primo capitolo. Mi svegliai alle tre e iniziai a scrivere più o meno il mio sogno. L’indomani ritoccai quello che avevo scritto. La notte successiva sognai il prologo, mi risvegliai e continuai a scrivere. 
La prima cosa che ho scritto totalmente è stato il prologo, ancora prima di aver ultimato la trama. L’ho scritto immaginando di “entrare” al buio nella prima scena del libro e con una macchina fotografica (con flash) ho iniziato a scattare foto a caso. 

Circa una settimana dopo, girovagando su internet avevo scoperto che l’ambientazione del primo capitolo in realtà era un posto esistente: Valsolda, Como. Non chiedetemi come sia possibile perché non lo so. In quei luoghi non c’ero mai stato. Su suggerimento di un amico ad agosto presi lo zaino ed andai in macchina sul Lago Ceresio a respirare l’ambiente e vedere la zona. La trama credo che l’ho conclusa subito dopo il rientro, a fine agosto. 
Ho scritto il libro in ogni momento che avevo libero e vista la mia vita abbastanza “agitata”, sono un militare della Marina Militare, non è stato per nulla semplice. Nella notte di Natale l’ho ultimato definitivamente, era davvero un fiume in piena.

Perché ha scelto il genere del thriller anche se con quel tocco in più?
Perché è sempre stata la mia passione sin da bambino. Thriller, giallo, horror, mistero, ovvero tutto quello che è un pò sinistro. Mi piace l’adrenalina, la scossa, che questi generi mi danno. In realtà spesso ho paura, ma ne sono anche terribilmente attratto. Devo dire la verità, ultimamente non disdegno neanche i romanzi sentimentali drammatici.
Sono un estimatore del cinema di genere, amo Dario Argento, Stephen King, Christopher Nolan, James Wan. 

Il tocco in più, nasce dal mio modo di essere. Adoro comprendere la psicologia delle persone. Ecco perché, a prescindere dal sogno, ho preferito scrivere un thriller psicologico. Fra l’altro credo che una delle particolarità del mio libro sta nell’abbracciare anche altri generi, ma soprattutto descrivo personaggi e azioni molto reali.

Una frase che raccolga il libro?
«Il volto dell’inganno è intrinseco nell’uomo, prima o poi si mostrerà».

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Sin da bambino ho sempre scritto piccoli pensieri e versetti, ma non mi sono mai addentrato in qualcosa di più complesso. Prediligevo raccontare le cose più che scriverle. Spesso gli amici mi chiedevano delle storielle. All’età di 14 anni ho scritto un piccolo racconto che purtroppo non ricordo che fine abbia fatto, si intitolava Le paure di Mark Salivan. Mi piacerebbe tanto ritrovarlo. 

La passione delle scrittura scoppia alla fine del 2014. Iniziai a scrivere un pò ovunque commentando le partite della mia squadra del cuore. Ho aperto anche un blog. Successivamente tramite un amico conobbi un giornale sportivo e cominciai a scrivere per loro. Nei primi mesi del  2019 ho iniziato a scrivere anche per una rubrica economica finanziaria, trattando argomenti vari, pur prediligendo la tecnologia. Dal giugno 2019 sono iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti della Regione Campania. Da metà 2018 mi sono reso conto che la mia scrittura stava mutando. I miei articoli tendevano alla narrativa, ecco che mi sono affacciato a questo mondo. Ho frequentato anche due corsi di scrittura creativa. Ho scritto e continuo a scrivere piccole poesie e versi: nascono improvvisamente dal nulla. Vi propongo una poesia che è stata letta durante una presentazione de Il volto dell’inganno:

SORRISO
Stesso nome ma quasi sempre diverso,
lo ricerchiamo e 
spesso lo vogliamo provocare.
Non sempre racchiude gioia,
può essere dolce e amaro,
sorprendente e ironico,
finto ma anche improvviso.
Il più bello resta quello della felicità
talmente intenso e splendente 
da far emozionare anche chi
purtroppo lo può soltanto guardare.
Quasi sempre è
ingenuo da bambino,
furbo da adolescente,
una maschera da adulti,
sereno da anziani.

Non smettere mai di farlo,
SORRIDI 
perché se per te 
potrebbe essere un peso
per chi ti guarda 
potrebbe essere un dono.

Uno scrittore o scrittrice a cui è legato?
Forse sarò il primo a dare questa risposta. Non sono legato a nessuno. Ho, ovviamente, delle preferenze, anche se in realtà direi di scrittura. Se leggo un libro di King e mi piace, non significa che leggerò tutti i suoi libri. Mi piace variare. Dipende dal momento. Spesso leggo libri di esordienti, altre volte leggo solo passaggi di libri di autori noti. Essendo un giornalista, tendenzialmente studio il modo di scrivere e l’approccio al lettore dell’autore.

Come sta rispondendo il pubblico al suo libro?
Bella domanda. La Case Editrice circa un mese fa mi ha detto che hanno finito la prima tiratura. Il pubblico sta rispondendo benissimo. Basta girare sul web e leggere le recensioni in giro. Chi lo legge resta entusiasta, ma c’è un “ma”. 
La difficoltà è arrivare a questo pubblico e convincere a leggere il mio libro. I problemi sono due.
La mia Casa Editrice (non a pagamento) che ringrazio per la fiducia, essendo una realtà piccola-media, non riesce ad arrivare sugli scaffali delle librerie, pertanto il libro o si acquista sugli store on line, oppure deve essere richiesto e prenotato in libreria. Questo vuol dire che alle persone arrivo tramite passaparola o attraverso i social. Ma il problema maggiore è che, purtroppo, troppe persone per acquistare un libro si basano sul nome dell’autore e sulla casa editrice con la quale pubblica. 

Se mi permette entro ancor di più nel dettaglio. Io come lettore quando mi avvicino a un libro, leggo la quarta di copertina, guardo l’immagine della stessa, se posso leggo l’incipit e prendo qualche informazioni in giro. Tanti non lo fanno.
Quindi anche pubblicizzandolo un po’ ovunque sui social, può capitare che quando arriva al lettore si chiede, “Chi è Vincenzo Capretto? Non lo conosco”. “La casa editrice, Edizioni Dialoghi? Non la conosco”. E lo scartano. A prescindere, anche se il libro potrebbe essere degno di un best seller. Calcoli che per arrivare a più persone, ho pure un book trailer e un mio sito (www.vincenzocapretto.com). Credo che un nome famoso, così come una Casa Editrice importante, non sia sempre sinonimo di qualità. Tutti possono steccare. 
Tutto ciò mi mette un po’ di tristezza, perché aumenta le difficoltà per noi esordienti a emergere. 

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice

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