Intervista a Eltjon Bida

Ci troviamo in una situazione difficile nel nostro Paese: basti pensare alla Ius Soli, che fatica ad arrivare, e al Decreto Zan bocciato. Credo che il libro di cui parleremo e le parole di chi ha passato sulla sua pelle tutte le difficoltà di essere di un altro paese, dovrebbero essere lette e soprattutto far in modo di riflettere. In quest’intervista raccontiamo di Eltjon Bida e del suo C’era una volta un clandestino. I sogni, le speranze e le avventure di un albanese in Italia

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Questo libro è il secondo della trilogia autobiografica. Sono tante le storie interessanti da raccontare e, infatti, qui racconto le avventure di Elty, un ragazzo albanese nel ruolo di un venditore porta a porta. Ai tempi avevo diciannove anni e ovviamente non mancano le storie con le ragazze.

Chi sei ora?
Sono un uomo semplice e positivo, lo sono stato anche in passato, ma ora mi sento molto più maturo. Ho sempre messo in primis la famiglia: era molto importante allora, lo è di più adesso che comprende anche una moglie e due figli fantastici.

Ius soli è importante: cosa ne pensi?
Dico che se un bambino nasce in un Paese straniero, deve avere il diritto della cittadinanza, perché non dovrebbe averla?

Quando sei arrivato credo che la diffidenza ci sia stata, tu come molte persone avete sofferto la guerra, la fame e c’è chi forse all’inizio si è legato a un fenomeno di illegalità, confermi?
Raggiungere un Paese di nascosto purtroppo può far sfociare nell’illegalità. Ma penso che se uno straniero si comporta bene e ha voglia di lavorare, bisognare aiutarlo e far sì che abbia dei documenti regolari. 

Una frase che racchiude il libro?
«Integrarsi è la chiave della felicità».

Tu che hai sofferto e sai cosa significa essere una persona che appartiene a un altro mondo, testimoni che ci sono ancora discriminazioni?
Temo, nonostante mi auguri fortemente di sbagliare, che le discriminazioni purtroppo ci saranno sempre. Mi sembra quasi che l’umanità fatichi a comprendere come liberarsene. Al contempo ritengo che molti passi in avanti siano stati fatti e che in passato la discriminazione nei confronti del “diverso” fosse molto più violenta e dominante nella società. Riguardo al decreto Zan, la proposta sarebbe stata comunque un passo in avanti. Ritengo che avrebbe apportato qualche tutela in più e questo non guasta a nessuno! Se quindi mi chiede una risposta secca, io l’avrei approvato. Mi auguro che questa battuta d’arresto sia solo temporanea e presto si riapra la discussione per un provvedimento che tuteli ogni cittadino italiano da qualsiasi forma di discriminazione.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice