Intervista a Rosario Faraci, ordinario di Economia e giornalista pubblicista

 

 

Rosario Faraci è professore di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Catania, dove è Presidente del corso di laurea in Economia Aziendale e Presidente del Capitt, il Centro di aggiornamento delle professioni e per il trasferimento tecnologico. Appassionato di lettura e scrittura, è giornalista pubblicista, ha curato la prefazione di libri di poesie, e lui stesso ha iniziato recentemente a comporre poesie, alcune delle quali pubblicate nelle collettanee di Matteo Cotugno.

Come apprendiamo dal suo blog, nel 1987 è stato iscritto all’Ordine dei giornalisti, ci racconta brevemente com’è nato questo amore per il giornalismo e com’è cambiata nel tempo questa figura professionale?
L’amore per il giornalismo è nato ai tempi del liceo, esattamente al classico “Gulli e Pennisi” di Acireale. Con altri miei coetanei pubblicammo un numero unico che documentava in modo divertente le attività della scuola. Al termine della maturità, iniziai la collaborazione con un settimanale locale, poi con un periodico economico, successivamente con una stazione radiofonica e, per un limitato periodo dopo la laurea, anche con una emittente televisiva. Comunque, la carta stampata esercita ancora su di me il suo discreto fascino. Com’è cambiata questa figura professionale nel tempo? Penso che nelle redazioni, i giornalisti passino più tempo a leggere e riadattare i comunicati stampa e le notizie di agenzia, piuttosto che andare in giro a “trovare la notizia”.

Lei scrive «vita è come la tua bicicletta / bisogna pedalar ma senza fretta», facendo parallelismi con il ciclista; come mai ha scelto proprio questa figura dello sport? Come si può pedalare senza fretta e nello stesso tempo restare a galla in questo mondo frenetico di internet e sms?
Quando ho scritto questa poesia, ho pensato alla straordinaria capacità della bicicletta di farti rimanere in equilibrio, mentre sei in movimento. Lo diceva pure Einstein. Nella vita, anche in quella frenetica dei tempi moderni, ci vuole capacità di pedalare per andar avanti, cercando di non cadere dalla sella. Così si rimane in equilibrio, che è poi anche la virtù cardinale cristiana della temperanza.

Qual è il messaggio più importante che vorrebbe che i suoi lettori recepissero dopo la lettura delle sue poesie?
Non aspiro ad avere lettori, ci sono tanti amici che mi seguono da quando ho iniziato a dilettarmi con la poesia, prima in rima baciata, poi in versi liberi. Nella poesia faccio incontrare a modo tutto mio ritmo, significato ed emozione. Due messaggi però ricorrono frequentemente nei miei versi: la Speranza e l’Amore che tra loro sono collegati. La Speranza vince ogni forma di paura, a cominciare dalla crisi. L’Amore, come diceva Sant’Agostino, è tutto.

E, invece, quello che dona continuamente ai suoi studenti nell’ambito universitario?
Cerco di fare al meglio il mio ruolo di docente, come educatore prima di tutto, e poi anche come professore. Chiedo ai miei studenti di mantenere elevati livelli di passione e di amore in ciò che fanno, il resto viene da sè. L’apprendimento di una disciplina è sempre graduale, anche in presenza di contenuti molto tecnici. Per allentare loro la tensione dell’esame ed aiutarli ad affrontare la prova, io vesto i panni dell’ “istruttore di nuoto” durante il corso, preparandoli tutto il semestre al giorno dell’esame che io chiamo “la grande traversata”. E naturalmente assumo il ruolo di “giudice di gara” in occasione di quella prova. In generale, il gioco funziona.

Visto che ha vissuto tra gli Usa e l’Italia, ci sono differenze di pensiero tra gli studenti italiani e quelli americani? Quali dei due sono più fiduciosi nel futuro e perché?
Ho insegnato a contratto alla University of Florida durante i semestri estivi dal 1999 al 2010. Non trovo grande differenza tra gli italiani e gli americani quando siedono tra i banchi universitari. Gli studenti di quel Paese però sono più metodici nello studio, ma anche più esigenti. Gli italiani più “creativi” nella buona come nella cattiva sorte. Quanto alla fiducia, in America lo studente ha fiducia nel docente, ma se la tradisci è finita. In Italia, il professore la fiducia deve costruirsela giorno dopo giorno, perché all’inizio lo studente è diffidente, forse perché così lo hanno educato i suoi genitori.

Lei invece cosa pensa del futuro?
Come scrive Luigi Pintor ne I luoghi del delitto «È una caratteristica molto umana quella di brancolare nel presente arzigogolando sul futuro senza accorgersi che è già cominciato e viene a cena da noi». Aggiungerei che il Futuro non viene mai a cena da solo, è accompagnato da una bella ragazza che si chiama Speranza.

Quali sono i suoi scrittori preferiti e che libri legge?
Essendo un gran curioso, leggo di tutto. Mi piacciono molto i libri di D’Avenia, i contributi di psicologia strategica di Nardone, ovviamente i saggi di Camilleri. L’estate scorsa ho ripreso la lettura de Il gabbiano Jonathan Livingston di Bach e ho divorato il libro di Erri I pesci non chiudono gli occhi. Adesso sto leggendo Il mestiere di scrivere di Luisa Carrada. Non mi faccio mancare nulla!

 

 


Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist