Luca Di Bianca

Lo scrittore Luca Di Bianca in quest’intervista racconta l’esperienza in Bosnia, dove ha aiutato i profughi e il tutto attraverso i proventi dei suoi libri come di sua consuetudine. Luca e la sua umanità hanno sempre salvato e lasciato un sorriso alle persone che soffrono.

Come sempre in prima linea sul fronte dell’umanità, cosa racconti di questa esperienza in Bosnia?
Fortunatamente dal primo marzo abbiamo ricominciato a viaggiare nei paesi extra UE ed ho ricominciato a fare quello che facevo prima di questi due anni di stand-by causati dal Covid-19; viaggiare ed aiutare il prossimo grazie a chi acquista i miei libri e sostiene i miei progetti, facendo donazioni economiche, regalando giocattoli, vestiti, materiale didattico e sportivo. Prima della Bosnia sono stato nel campo profughi di Salonicco, un limbo per chi fugge dalle guerre del Medio Oriente, siriani, afghani, palestinesi e kurdi. Ho fatto attività sportive con i bambini del campo, cercando di farli “evadere” almeno con la mente dalla loro situazione dimenticata dall’Europa. Sono stato poi nel ghetto più grande d’Europa, a Shutko, nella periferia di Skopje nella Macedonia del Nord dove le persone vivono in mezzo ad una discarica in una bidonville ai limiti della condizione umana. Ed eccomi dunque in Bosnia, fra orfanotrofi, istituti di recupero per disabilità fisiche e mentali e famiglie disagiate. In quest’ultima esperienza avrei voluto avere la sensazione che le guerre, almeno in Europa, fossero del tutto finite con quella dell’ex-Jugoslavia nel 1992-1995 ed invece ho visto quello che purtroppo fra pochi anni potremmo vedere in Ucraina dopo il conflitto con la Russia. Una guerra che porterà morte e povertà fra i civili, distruzione, disastri economici e psichici a delle povere famiglie innocenti. Gli anni passano ma continuiamo a non imparare mai.

Perché hai scelto di donare a questa terra che ha sofferto molto?
Quando è scoppiata la guerra nella ex-Jugoslavia avevo poco più di dieci anni ma rimasero impresse nella mia mente quelle immagini di case bombardate e persone disperate ed ho sempre avuto la sensazione che noi, Europa e mondo Occidentale siamo rimasti a guardare davanti alla loro guerra fratricida. Con gli studi e poi in prima persona ho avuto la conferma di tutto questo e di quelle frasi contenute in una canzone dei CSI che mi ronzava fra le orecchie nel periodo adolescenziale “ci fottono i preti i pope e i mullah, l’ONU la NATO la civiltà, bella la vita dentro a un catino, bersaglio mobile di ogni cecchino, bella la vita a Sarajevo città, questa è la favola della viltà”. La guerra è da condannare, in qualsiasi parte del mondo ed il compito delle nostre istituzioni mondiali è quello di prevenire ed intervenire affinché sia preservata la pace; nel corso della storia però, e parlo anche riguardo al conflitto di oggi tra Ucraina e Russia, ci schieriamo solamente quando ci conviene e diamo maggior risalto ai conflitti che più ci interessano dal punto di vista economico. In questo stesso anno centinaia di persone “invisibili” sono morte di freddo in Europa dietro ad un filo spinato. La guerra va condannata ovunque ed i civili che scappano da questa vanno difesi sempre e non a seconda del loro colore della pelle o dal luogo da cui scappano.

Cosa hai imparato da questi bimbi?
Queste missioni ti ridimensionano e ti portano ai minimi termini dell’essere umano, al significato primo della nostra esistenza che è quello di vivere la propria vita circondati dall’affetto dei propri cari. Le attività svolte con i bambini sono più semplici rispetto a quelle svolte con gli adolescenti o con chi ha una disabilità fisica perché questi ultimi sono consapevoli che la propria vita è vittime di un conflitto sociale, che può essere la guerra o l’abbandono dei propri genitori ed è per questo che con loro il lavoro è più delicato e richiede più pazienza. I bambini nella loro semplicità sono meno complicati e più curiosi, sono fantastici e ti danno una grande carica, i loro sorrisi sono il significato della tua presenza e lo scopo per il quale tutti quanti noi dobbiamo lottare affinché la vita venga preservata da falsi ideali politico-economici che portano solo odio e distruzione. In una frase de “Zorba il greco”, Kazantzakis dice: “L’unico modo per salvare sé stessi è lottare per salvare gli altri”.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice