Umberto Longoni: psicologia e scrittura

Psicologo, scrittore e sociologo, Umberto Longoni ci parla della sua attività lavorativa. Collabora con le più diffuse riviste femminili come autore di test, rubriche e articoli e ha scritto molti libri sempre apprezzati dalla critica e dal pubblico.

Tantissimi libri ha scritto, quello a cui è più legato?
In realtà a tutti. In particolare, però, ad alcuni come I sette passi della corsa nel 2008 edito da Rizzoli da cui fui chiamato per scrivere questo manuale. Poi il romanzo Il canto del Fiume Perduto nel 2009 che considero il più magico e, sebbene pubblicato per un modesto editore, si è rivelato un piccolo successo editoriale grazie al passaparola. Quindi Istruzioni di sano egoismo nel 2011 perché è stato il primo pubblicato con Franco Angeli nella collana Le Comete e finora ha collezionato ben sette edizioni. Infine il giallo psicologico La solitudine del cigno nero ( 2014, Robin Edizioni) cui sono molto affezionato: sia perché è attualmente candidato al prestigioso Premio Scerbanenco, sia perché mi ha molto coinvolto scrivendolo.

Cosa rappresenta la scrittura e la psicologia per lei?
L’una il complemento dell’altra. Ho sempre scritto, fin da quando ero giovane giornalista, cercando un taglio e un’introspezione psicologica e, successivamente, ho sempre svolto il mestiere di psicologo usando le mie conoscenze ma anche la fantasia. Credo di essere ciò che sono grazie a entrambe.

I suoi testi portano il lettore a riflettere da subito sull’argomento di cui tratta: come riesce a fare ciò?
Preferisco essere chiaro e immediato. Detesto le perdite di tempo e non credo che un autore debba proporsi in modo pesante e criptico per risultare credibile o profondo. Quando scrivo, mi preoccupo sempre di non annoiare chi legge. Amo la semplicità, la poesia delle piccole cose, l’ironia, il rapporto immediato con il lettore fin dai titoli dei miei libri: soprattutto quelli dei saggi e dei manuali. Penso che nel titolo si giochi quasi tutto, dato che l’attenzione, anche in libreria, oggi è sviata da infiniti stimoli, sempre più superficiale e limitata.

Il libro che più mi ha colpito è soprattutto La solitudine del cigno nero,cosa rappresenta il cigno nero per lei?
Come dicevo, sono stato molto coinvolto da questo libro. Si tratta di un giallo psicologico che si svolge sulle rive del Lago Maggiore, in cui il protagonista non è il solito detective o commissario ma uno psicologo che si trova coinvolto in qualcosa di inquietante e misterioso. La trama è incalzante e tiene avvinto il lettore fin dalle prime pagine: ma credo che il libro sia anche ricco di “senso”, di spunti di riflessione e contenga un messaggio finale importante. Il cigno nero è simile a quelle persone che si percepiscono diverse, che spesso abitano isole di malinconia, a volte troppo sensibili per potersi difendere dagli altri e dalla vita.

Uno scrittore a cui è legato?
A molti. Sia a scrittori d’avventura della mia infanzia, mi riferisco soprattutto a Emilio Salgari, sia ad autori come Hermann Hesse. Tra i contemporanei posso citare il francese Philippe Delerm e l’italiano Andrea Vitali che mi piace molto.

Tre aggettivi per descriversi?
Preferisco definirmi come scrittore : “semplice e vero”, perché in modo chiaro dico cose che il lettore sente autentiche, “ironico” dato che in tutto ciò che scrivo, si tratti di un saggio o di un romanzo, non rinuncio mai all’ironia. Infine “sorprendente”, perché mi piace incuriosire e stupire.

Progetti futuri?
Libri e ancora libri. Di vario genere. Ho nel cassetto un romanzo per ragazzi, un’idea per il seguito del romanzo fantasy Il canto del fiume perduto e già una bozza di una nuova avventura di Marco Grandi, lo psicologo protagonista di La solitudine del cigno nero.

Il pubblico come risponde alle sue opere?
Per fortuna con favore e interesse. È stato grazie al riscontro del pubblico se dal 2011 a oggi ho pubblicato per l’editore Franco Angeli ben cinque libri: l’ultimo, appena uscito, è il Manuale del perfetto imbecille.
Con i miei lettori amo un rapporto diretto, spesso possibile grazie ai social network e in particolare a Facebook.  Molti mi scrivono e mi raccontano le loro emozioni dopo la lettura dei miei libri e si stupiscono che sia sempre disponibile a rispondergli: ma per me è davvero un piacere. Penso al “mio” pubblico come a un fiume in movimento. E io adoro il fiume.

 










Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice