Intervista a Cristina Biolcati

A fine giugno 2023 l’autrice ferrarese Cristina Biolcati, naturalizzata padovana, ha pubblicato un giallo storico nella collana I Gechi di Todaro Editore. Dal titolo In grazia di Dio. Un’opera che nell’intreccio delittuoso vede inserito un personaggio realmente esistito, la piccola Allegra Byron, figlia dell’omonimo poeta. Abbiamo fatto alcune domande, per capirne di più.

Come nasce l’idea di unire storia e romanzo? Ce ne puoi parlare?
In grazia di Dio è un giallo ambientato in un convento del ravennate, precisamente San Giovanni a Bagnacavallo, nella primavera del 1822. Qui uccidono un’anziana suora di clausura, da anni ospite nella sua cella. A indagare viene incaricato un ufficiale dello Stato Pontificio, Alfredo Casadio, un quarantenne particolarmente portato per i dettagli, un grande osservatore. Insieme a lui c’è il preposto Dante Graziani, più anziano, un uomo solido su cui si può sempre contare. È chiaro che l’assassino in quel convento, all’epoca un educandato per fanciulle di nobile famiglia, non è venuto da fuori. Casadio inizia quindi la sua caccia serrata, analizzando nel particolare le testimonianze delle suore e del loro factotum, certo che l’omicida si nasconda tra loro. Tanto alacremente si prodigherà anche per far cadere il colpevole in fallo, poiché con le scarse tecniche di allora, dal punto di vista scientifico, si poteva sperare in una confessione. Il valore aggiunto è dato da un personaggio che ho inserito nel racconto e che in quel convento è realmente esistito. Si tratta della piccola Allegra Byron, la figlia del noto poeta inglese, che all’età di cinque anni a San Giovanni di Bagnacavallo è morta di tisi. E l’ufficiale Casadio avrà occasione di incontrarla per ben due volte, tra le stanze dell’edificio, durante le sue indagini. L’idea è nata proprio dalla triste vicenda di questa bambina, che avevo letto. Alla quale ho imbastito attorno un intreccio giallo. 

Abbiamo citato una collana chiamata I Gechi. Di cosa si tratta?
È una collana “parallela” alle pubblicazioni dei canonici cartacei di Todaro Editore. Dedicata ai racconti lunghi, nella sola versione digitale. Ritengo sia per me un buon inizio, avendo trovato una dimensione ideale. Inoltre, la casa editrice è stata molto meticolosa nell’editing, consigliandomi soluzioni efficaci riguardanti trama e titolo. Un’esperienza che giudico del tutto positiva e che mi ha messo al cospetto di seri professionisti, che mi hanno fatto crescere.  

Come stai cercando di pubblicizzare il tuo lavoro? Sei soddisfatta dei riscontri ricevuti?
Oggi le case editrici e gli autori lavorano in sinergia. Gli scrittori non rimangono più passivi, ma si danno da fare affinché il loro prodotto venga conosciuto, letto, apprezzato. E anche comprato, non siamo ipocriti! Anch’io quindi mi pubblicizzo, sui social. Cerco blog che si occupano di recensioni e domando la loro disponibilità. Qualche intervista, se possibile. Ho imparato a chiedere, perché nessuno ti porrà mai l’offerta su un piatto d’argento. E questo lo dico per chi ama scrivere, nella speranza che possa essere d’aiuto. Domandare non vuol dire umiliarsi, ma semplicemente essere chiari e prendersi quel che si vuole.
Sono contenta dei riscontri ricevuti, sì. In grazia di Dio sta piacendo. Lo so perché poi me lo riferiscono. Una cosa che mi rende molto fiera.

Quanto ci hai messo a scrivere una storia di questo tipo?
Premetto che più una storia sta ferma, a decantare, migliore è la sua riuscita. È successo che avevo scritto un abbozzo di trama, quindi una versione molto più breve di In grazia di Dio. Ovviamente con un altro titolo. E l’avevo mandata a un concorso importante del panorama del giallo italiano. Troppo presuntuoso, da parte mia! Infatti, non è stato minimamente calcolato. Però sentivo che c’era del potenziale, che l’intreccio doveva essere sviluppato. C’era questa “chicca” della figura della piccola Allegra Byron. L’avevo fatto leggere anche a qualcuno del settore e mi aveva detto la stessa cosa. Allora mi sono messa d’impegno, l’ho rielaborato. Allungato. Un anno intero, tra studi e stesura. L’ho presentato alla Todaro Editore, perché un amico mi aveva riferito che stavano cercando dei testi per la collana I Gechi. La risposta mi è arrivata quasi subito, ma dovevo cambiare qualcosina nella dinamica dell’omicidio, se volevo che funzionasse. E così è stato. Attendendo anche le tempistiche della casa editrice, direi che è un lavoro che ha richiesto all’incirca due anni. Se si ha pazienza e si è disposti ad aspettare, poi i risultati arrivano.

Punto di forza e punto debole, se c’è, dell’opera?
Il punto di forza è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi. Almeno, questo mi rimandano i lettori. Il punto debole è la brevità, sempre questo mi riportano i lettori.

Progetti per il futuro?
Sto lavorando a dei racconti, non smetto mai di scrivere. Però l’obiettivo è il benedetto cartaceo, in libreria. Oltre al prestigio, sarebbe più facile fare presentazioni, iscriversi ai concorsi. Magari partecipare a qualche festival di genere. Un traguardo a cui ogni scrittore aspira. Ci vuole pazienza, sempre che arrivi.

Una cosa che non hai mai detto a nessuno e vuoi confessarci qui?
Che io tutta questa pazienza non ce l’ho. Mi sforzo tantissimo!

Un abbraccio ai lettori, alla prossima.

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist