La carezza leggera delle primule – Patrizia Emilitri

Quando la libertà viene messa nel limbo solo per mancanza di fiducia, o, come è stato verificato più volte nella storia, appartiene a pochi eletti, possibilmente di sesso maschile, rischiare per essa può anche avere una valenza inutile. Quando poi ci si mettono in mezzo segreti inconfessabili la situazione non può che peggiorare. Ma che senso ha vivere senza la possibilità di agire secondo la propria volontà? Che esistenza sarebbe senza quel velo di spensieratezza delle azioni umane non per forza ragionate? Un libro che ci permette di soffermarci su come è facile colpevolizzare l’altro, su come è quasi scontato e preferibile condannare, dunque, gli altri su quello che poi in fondo è la nostra volontà (magari sì pilotata per alcuni motivi, ma sempre frutto di nostre scelte), è in uscita, domani, 7 ottobre, e si intitola La carezza leggera delle primule, di Patrizia Emilitri.

Ho consegnato la mia vita di donna a un unico uomo che mi ha giurato amore eterno prima di lasciarmi.
E di eterna sono rimasta solo io.

Un quaderno è il peccato originale di tutta la storia piena di intrighi e mistero, un quaderno che esiste davvero, e che apparteneva al nonno della scrittrice, un taccuino contenente ricette strane, su come creare diamanti, miscele per curare malattie e rimedi del corpo e dell’anima. Non si tratta di stregonerie, quanto di una storia vera fin quanto è possibile crederci. E poi il classico conflitto tra la morte e la vita, come se il senso dell’esistenza finisse solo qui, dove nel bel mezzo l’amore può diventare solo un tormento, o piuttosto un’agonia, dalla quale non ci si può liberare nemmeno perdendo la coscienza dell’eternità.
Patrizia Emilitri è stata brava a intrattenere il lettore fino alla fine, che ha pianto, sofferto, rischiato tra le pagine del libro, ma soprattutto ha rivisto se stesso quando lo ha messo di fronte a delle verità: fuggire dalle responsabilità e darne la colpa all’altro. La carezza leggera delle primule è un testo che racconta di inverni, primavere, estati e autunni centenari di una vita lunga troppo tempo, e che vuole farla finita per smettere di sopportare tutti i fardelli che ha creato per fuggire a una specie di maledizione, inflitta per aver ceduto alla tentazione di aprire e leggere un quaderno che invece si doveva solo custodire, e di una scelta quando la protagonista si è trovata in fin di vita: quella di lasciarsi morire, o vivere a patto di conservare un segreto importante.

Ecco la mia punizione, la mia maledizione.
E questa punizione è stata decisa da una donna. Un uomo, pur con tutto l’odio immaginabile, non lo avrebbe mai nemmeno pensato.
No, un uomo no.
Perché un uomo può essere cattivo, ma una donna sa essere feroce.

Il libro contiene tanti sentimenti, troppi forse, che spiega come una donna si nasconde dietro il suo potere intellettuale, e può essere pericolosa al punto di manipolare la mente di chi è più debole. Così è successo a Clorinda, la protagonista che per il volere del destino (che però lei si è costruita) è nata da un sangue avvelenato dal peccato, colei che ha ucciso per un fine ultimo, amato, abbandonato la vita che ha dato alla luce. Una protagonista che noi lettori amiamo per il coraggio ma al contempo giudichiamo e persino condanniamo per ciò che è stata capace di commettere. Una storia che per certi versi può assomigliare alla biografia di una nostra ava, intrisa di mistero e segreti da svelare per combattere il maschilismo che tuttoggi vive e impervia. Una storia che ci fa rivedere il passato e ricongiurgerci con esso, quando ci resta ancora da vivere. Un percorso che abbiamo sofferto perché ha fatto venire alla luce i nostri rimorsi che abbiamo additato a qualcun altro perché era la via più fattibile per noi in quel momento.

Anche la conclusione fa parlare con noi stessi: perché quando i nodi vengono al pettine e il segreto viene svelato si è di nuovo al bivio di partenza: scegliere di vivere o di morire. Cosa avremmo fatto al suo posto? Ci saremmo macchiati dello stesso sangue del peccato ereditato a costo del desiderato successo, o avremmo rischiato la nostra vita pur di dare fine a una generazione di maledizione e paure?

Da lettori ci si schiera sempre dalla parte del bene, da protagonisti forse avremmo fatto come Claudia, l’ultima discendente di Clorinda, pensando a noi stessi, e scegliendo nuovamente di vivere, perché in fondo, senza senno di poi, quando veniamo messi a nudo con la possibilità di morire manifestiamo un grande e giustificabile attaccamento alla vita, pur di non perderla, a qualsiasi costo.

 

La carezza leggera delle primule
Patrizia Emilitri
Sperling & Kupfer, 2014
Pagine 256
Prezzo di copertina € 15,90



Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist