Dieci piccoli indiani – Agatha Christie

Capolavoro della “signora del giallo”, la scrittrice di origini inglesi Agatha Christie (1890- 1976), Dieci piccoli indiani è forse il suo romanzo più conosciuto. In Italia uscì nel 1946 con il titolo E poi non rimase nessuno, facendo riferimento a quello che, in un’altra epoca, potrebbe essere definito come un perverso “gioco al massacro”, opera di un giustiziere serial killer. Inizialmente intitolato Dieci piccoli negri, l’opera fu tacciata di razzismo, ed ecco quindi spuntare il titolo attuale, col quale il libro ha riscosso un enorme successo. Tradotto in molte lingue, è stato oggetto di numerose trasposizioni teatrali e cinematografiche.
Ci troviamo al largo della costa del Devon, nel Regno Unito, precisamente a Nigger Island, un’isola la cui forma assomiglia ad una “testa di negro”, da qui il titolo. Otto persone vengono invitate per una breve vacanza da un certo signor Owen che vive nell’unica abitazione presente sull’isola, insieme alla moglie. Ad attendere l’arrivo degli ospiti, ci sono il maggiordomo Thomas Rogers e la moglie Ethel. L’autrice sta bene attenta a creare attorno ai personaggi un’atmosfera d’isolamento, rendendo ben chiaro al lettore, fin da subito, il fatto che fuggire sarebbe impossibile, a causa della collocazione impervia della villa e alle condizioni del mare, divenuto improvvisamente molto agitato.

In tutto, sull’isola ci sono dieci persone: il maggiordomo e sua moglie, un famoso medico londinese, un noto giudice, un ex poliziotto, una zitella acida, un playboy amante della velocità, un militare in pensione, un ex esploratore e una giovane insegnante di educazione fisica. I proprietari dell’abitazione però non si fanno trovare, mentre nel salotto ci sono, quale centrotavola, dieci statuette di porcellana che rappresentano dieci giovani indigeni. Gli ospiti, che non si conoscono fra loro, iniziano a chiedersi del perché siano stati chiamati a presenziare proprio in quel luogo, e si rassegnano all’idea di dover trascorrere qualche giorno assieme. Il mare intorno all’isola, infatti, è in burrasca e ogni contatto con la terraferma è divenuto impossibile. All’interno di ogni stanza, ciascun ospite trova appesa al muro una macabra filastrocca, che recita la storia di dieci negretti, i quali, uno dopo l’altro, muoiono nei modi più disparati.

Dieci poveri negretti se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione solo nove ne restar. Nove poveri negretti fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato, otto soli ne restar. Otto poveri negretti se ne vanno a passeggiar: uno, ahimè, è rimasto indietro, solo sette ne restar. Sette poveri negretti legna andarono a spaccar: un di lor s’infranse a mezzo, e sei soli ne restar. I sei poveri negretti giocan con un alvear: da una vespa uno fu punto, solo cinque ne restar. Cinque poveri negretti un giudizio han da sbrigar: un lo ferma il tribunale, quattro soli ne restar. Quattro poveri negretti salpan verso l’alto mar: uno un granchio se lo prende, e tre soli ne restar. I tre poveri negretti allo zoo vollero andar: uno l’orso ne abbrancò, e due soli ne restar. I due poveri negretti stanno al sole per un po’: un si fuse come cera e uno solo ne restò. Solo, il povero negretto in un bosco se ne andò: ad un pino si impiccò, e nessuno ne restò.

Mentre sono riuniti nella sala principale per la cena, una voce registrata accusa tutti, servitù compresa, di aver commesso degli omicidi e di essere sempre riusciti a farla franca. Almeno, fino ad ora. Ciascun ospite, a turno, cerca quindi di scagionare se stesso, anche a costo di dichiarare il falso. A poco a poco, i personaggi muoiono tutti, in circostanze simili a quelle descritte dalla filastrocca, mentre ogni volta l’assassino elimina un indiano dal centrotavola, gettando i superstiti in preda al panico. L’isola è deserta, fuori il mare è in tempesta, sono isolati, in un luogo chiuso, ed hanno la certezza che l’assassino sia uno del gruppo. Il primo a morire è il giovane Anthony Marston, avvelenato da un cocktail contenente cianuro. Poi è la volta della signora Rogers che muore misteriosamente nel sonno, con una dose eccessiva di sonniferi. Si susseguono altri omicidi inspiegabili: McArthur viene ucciso sulla spiaggia da un oggetto pesante; Thomas Rogers viene colpito con un’accetta. Emily Brent, avvelenata da un’iniezione; Blore colpito da un pesante blocco di marmo avente la forma di un orso. Alla fine, Vera, la bionda insegnante di ginnastica, ruba la pistola a Lombard, il playboy unico superstite e, ritenendolo l’assassino, gli spara un colpo al cuore. Presa dai rimorsi, la donna rientra in casa e si dirige in camera dove s’impicca. L’ultimo sopravvissuto, il signor Wargrave, si suicida con uno stratagemma per creare il “mistero” di Nigger Island. Il finale cinematografico differisce da quello del libro, poiché Lombard e Vera riescono a mettersi in salvo. Forse è questo che un po’ tutti ricordiamo. Una mente diabolica ha creato un’atmosfera claustrofobica, in cui si è eretto a giudice, punendo a loro volta chi aveva commesso dei crimini, facendoli morire in ordine, dal meno grave al più efferato. Un assassino che ha voluto creare il delitto perfetto e ha cercato alleanze con l’inganno, mescolandosi ai morti pur senza esserlo. Nelle opere della Christie il detective è la figura chiave che serve a ripristinare l’ordine: pensiamo ad esempio a Hercule Poirot oppure a Miss Marple. Qui la mancanza di un investigatore, getta i personaggi nel panico ed acuisce il senso d’angoscia nel lettore. Il vero colpo di scena è che muoiono tutti, in quella che si presenta come una trama ordita in maniera magistrale ed unica nel suo genere.


Dieci piccoli indiani
Agatha Christie
Mondadori, 2002
Pagine 182
Prezzo di copertina € 7,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa

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