Anna Angelica Godoli: autobiografia e fantasmi

In questa intervista la scrittrice Anna Angelica Godoli parla del suo nuovo romanzo Apparition, già letto da noi, e della sua passione per la scrittura nata fin da piccola, a sette anni e di quanto questa la aiuti nella vita di tutti i giorni. Un romanzo interessante e adatto a tutte le tipologie di lettori.

Apparition è un romanzo che coinvolge molto il pubblico grazie alla storia, come è nata l’idea di scriverlo?
Ho iniziato a scriverlo a tredici anni, non era un periodo particolarmente idilliaco e riflettevo spesso sull’idea di qualcuno che fosse disposto ad ascoltarmi, ma soprattutto a sorvegliarmi costantemente. L’idea del fantasma è arrivata successivamente, come il concretizzarsi di una sorta di microcosmo intimo e personale, una via di fuga dal mondo esterno. Inoltre la scena del cancello che si apre nel primo capitolo è abbastanza autobiografica: grazie a un episodio simile ho avuto l’ispirazione.

Ti rispecchi nella protagonista?
Nelle varie riletture o riscritture del romanzo ho tentato di smussare o attenuare il carattere un po’ troppo autobiografico che avevo dato alla protagonista, ma penso che ancora spicchi una buona parte della mia personalità.

La scrittura cosa rappresenta per te?
Generalmente quando ho un problema tento di risolverlo mediante la scrittura. Per me è una via di fuga dalla realtà, un modo di esprimere la mia personalità o comunicare, il concretizzarsi di quel mondo invisibile e quasi surreale che tutti celiamo dentro. È qualcosa che in un certo senso mi salva e non mi fa sentire mediocre.

Essendo giovanissima, quando hai iniziato a scrivere?
Se devo essere sincera, per quanto strano, ho iniziato a scrivere a sette anni. Mi ero posta come obiettivo quello di realizzare una raccolta di racconti e non è difficile immaginare quanto possano essere infantili e assurdi. In seguito questa passione si è concretizzata e sviluppata a tredici anni.

Uno scrittore e un romanzo a cui sei legata? O che ti ha lasciato un messaggio?
Lo scrittore a cui più sono legata è Hermann Hesse, autore di Siddharta, forse il mio romanzo preferito. Lo lessi tutto d’un fiato qualche anno fa e mi ci ritrovai appieno, pensando di aver trovato qualcuno che ragionava più o meno al mio stesso modo.

Tre aggettivi per descriverti?
Sensibile, sognatrice, radiosa.

 

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice