Parola di cadavere – Andrea Vitali

È stato pubblicato nel dicembre 2011 da Garzanti, il romanzo breve Parola di cadavere di Andrea Vitali. Da poco però ne è uscita la versione digitale, e quindi sono qui a parlarvene. A volte capita di avere voglia di leggere una storia che possa aprirsi e concludersi in breve tempo, e queste 66 pagine sono proprio ciò che fa al caso vostro. La storia è in apparenza surreale, com’è tipico nei racconti di Vitali, salvo poi comprendere che essi mettono in evidenza le miserie umane, e che quindi non vi è niente di più normale.
La trama è semplice, così come sempre sono le narrazioni di questo autore. Storie verosimili, velate d’ironia, che spesso si servono di due costanti. Sono ispirate dalla professione di medico che Andrea Vitali continua ad esercitare – è medico condotto di Bellano -, e scorrono sulle rive lacustri della sua città natale, Bellano appunto, adagiata su quel lago di Como tanto caro in letteratura.
L’io narrante è un compagno di scuola di quello che tutti chiamano “Cadavere”, ovvero un ragazzo emaciato e silenzioso che sembra andare fiero di quella bizzarria, quasi ne riconoscesse uno stemma di famiglia. È il 1960 e i due ragazzi sono in quarta elementare.

Il bocciato teneva gli occhi bassi. Pallido come se l’estate appena passata fosse stata per lui una stagione di totale eclissi di sole. E magro, come se oltre al buio l’avessero condannato a una dieta di pane e acqua.

Il padre del Cadavere, tal Anemio Agrati, coltiva una macabra passione: ama confezionare bare, che però si rivelano di scadente qualità. La madre è un personaggio “sui generis”, sulla quale si scatena l’ironia dell’autore. Una volta cresciuto, il Cadavere lo si incontra soltanto al cimitero, in riva al lago, nella ricorrenza dei defunti. Il narratore vorrebbe così intraprendere quel rapporto d’amicizia che, per timidezza, non ha potuto consolidare sui banchi di scuola. È incuriosito dal Cadavere, dal suo modo di vivere, e vorrebbe chiedergli tante cose. Così egli attende, come fosse un rito, quel loro incontro, e quando il Cadavere salta qualche annualità, ci rimane male, sperando di rivederlo la volta successiva.

Accadde in luglio. Mi stavo dirigendo verso una panchina vistalago dove mi piaceva  trascorrere una mezz’oretta subito dopo pranzo: un breve ozio ripagato dal silenzio e dalle suggestioni di un paese semivuoto, a volte, perché mi era già capitato che qualche sfaccendato mio pari, vedendomi solo soletto, approfittasse per riferirmi aneddoti o pettegolezzi, protetto dalla privatezza del momento. Quel giorno, invece, sulla mia panchina preferita era seduto lui, il Cadavere.

Un paese avvolto da penombre, quello che ci presenta l’autore; una storia grottesca ma anche toccante, perché ha a che fare con gli ultimi, con gli emarginati. Un posto fuori dal tempo in cui Andrea Vitali dà vita a personaggi particolari ed accattivanti.
La realtà ha mille facce, in sostanza, è questo il messaggio finale. Il mondo è pieno di stranezze, e quell’Italia che ci sembra lontana, in realtà, è sempre lì. Immobile in quel piccolo paese di provincia, da cui in tanti fuggono e che invece per Vitali è sempre stato motivo d’ispirazione.

 

Parola di cadavere
Andrea Vitali
Garzanti, 2011
Pagine 66
Prezzo di copertina € 2,99

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa