La figlia sbagliata – Raffaella Romagnolo

Di solito nella vita facciamo progetti, creiamo delle aspettative e il più delle volte, se sono realizzabili, riusciamo nel nostro intento. Capita però di essere inconcludenti, di non farcela, di non realizzare nemmeno uno di quei progetti che ci eravamo prefissati. Accade questo alla protagonista de La figlia sbagliata di Raffaella Romagnolo, che a più di metà della sua vita capisce e realizza che durante l’esistenza ha collezionato una serie di fallimenti senza mai un successo.

Una esistenza di dolori sopiti in silenzio è quella di Ines Banchero, moglie e madre, che nell’occasione in cui vede il marito morire di infarto fulminante anziché chiedere immediatamente soccorso si ferma e ripercorre il passato tra le sue mura domestiche dove ogni avvenimento è stato represso e interiorizzato fino a renderla impassibile davanti a una morte così.

Avrebbe potuto continuare a lavorare per il dottor Gualco, un fantastico posto da assistente alla poltrona per il miglior dentista della città, pagata benissimo e con la pensione assicurata, altro che la minima, e invece ha fatto la moglie e la mamma. Ha rinunciato. Ha onorato la promessa. Tutti i giorni, la onora. In salute e in malattia. La malattia di lui. Nella poca gioia e nel molto dolore.

La tragedia prende spunto da quella che sembra una famiglia “normale”, che appare agli altri normale, perché i segreti dell’anima, i rancori subiti, i sentimenti repressi sono stati tenuti a bada nel cuore e nella mente di chi li ha provati. Un intreccio tra presente e passato dove il vero protagonista è il “talento”, nascosto, che non si è mai coltivato per paura dell’insicurezza del domani. Così sia il talento di Ines che quello dei figli viene messo da parte per dare spazio a un lavoro che dà una sicurezza economica stabile per seguire quelle che sono le tappe fondamentali nella vita: una casa, una famiglia ecc. I talenti sono stati messi da parte per accontentarsi di quello che serve per vivere il quotidiano. Ines è morta dentro accontentandosi, così oltre a conservare la sua vena da disegnatrice che non è fruttata, ha conservato nel cassetto dei ricordi anche la sua autostima, e accontentadosi, appunto (ripeto volutamente il termine), ha accumulato pensieri negativi. Adesso, nella tragicità, viene fuori una sorta di follia, perché Ines rimane per quattro giorni accanto a quell’uomo morto, e nel frattempo ripercorre la vita insieme triste di chi non ce l’ha fatta, non per mancanza di forza o di voglia di combattere ma per aver rinunciato in partenza.

Il matrimonio è un compromesso, ripete tra sé, sposarsi è rinunciare. Il prete dovrebbe dirlo chiaramente: vuoi tu prendere il quipresente e rinunciare ai desideri, ai sogni, alla tranquillità, a parlare quando vuoi e di quel che vuoi, a uscire quando ne hai voglia, a dormire se hai sonno e a star sveglia se non ce l’hai, a vestirti come ti pare, al pesce! (se il quipresente odia l’odore), al melone! (se il quipresente è allergico), alle vacanze, al cinema, alla pizza con le amiche, alle amiche, a comprarti la borsetta che hai visto in centro?

Una storia dolorosa che innesca anche nel lettore quel senso di frustrazione e, poi, di rabbia con le classiche ultime parole famose: “non è giusto”. Un input, quindi, a vivere, a poter stare nel mondo con la propria volontà di chi ha tutte le potenzialità di farcela e di coltivare i propri interessi non in maniera assoluta, ma con dedizione e pacatezza. Senza stravolgersi e impazzire. Perché il restare a mani vuote è la peggiore delle punizioni.

 

La figlia sbagliata
Raffaella Romagnolo
Frassinelli, 2015
Pagine 180
Prezzo di copertina € 15,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist