Il visconte dimezzato – Italo Calvino

Il 15 ottobre è stato il compleanno di Italo Calvino e, memore del fatto che il suo “visconte dimezzato” sia stato uno dei miei testi di narrativa alle scuole medie, ho voluto fare un esperimento.
L’ho riletto per capire se, adesso che sono adulta, esso sappia suscitare in me nuove emozioni. Dai tempi della scuola – sembra davvero passato un secolo – ricordo queste distese di terra e questi cadaveri disseminati nella polvere, dove, fra le ossa, ogni tanto spuntavano delle penne nere di corvo. Conservo nella mente davvero una strana immagine, a proposito di questo romanzo. Lo ammetto. Ma è che quando si è piccoli, i riferimenti alla morte sono quelli che colpiscono di più.

A furia di mangiare i morti di peste, la peste ha preso anche loro, – e indicò con la lancia certi neri cespugli, che a uno sguardo più attento si rivelavano non di frasche, ma di penne e stecchite zampe di rapace.

Volendo essere più “scientifici”, potrei dire che Il visconte dimezzato sia un’opera che Italo Calvino ha scritto nel 1951. Fa parte della trilogia I nostri antenati, che comprende Il barone rampante e Il cavaliere inesistente.
Buffo pensare che questo testo, all’interno del quale i critici si sono scatenati nel trovare chissà quali e quanti significati criptici, in realtà sia stato scritto dall’autore col puro scopo di divertirsi, in primis, e poi di fare divertire anche il lettore.

Ebbene, di cosa parla questo romanzo, considerato una “pietra miliare” della letteratura italiana?
Di guerra, mi verrebbe da dire, e di battaglie che si prendono i corpi e la spensieratezza delle persone, restituendo, nel migliore dei casi, esseri umani dalla personalità fortemente alterata. Sì, perché nessuno che abbia partecipato ad una guerra, può dire di avere fatto ritorno in patria senza avere subito un profondo cambiamento.
Siamo nel 1716 e in Boemia sta avendo luogo una cruenta guerra fra Austria e Turchia. Il visconte Medardo di Terralba – protagonista incontrastato e zio del narratore che ne rievoca le gesta – viene colpito da un colpo di cannone turco in pieno petto e torna a casa diviso in due metà, ciascuna delle quali perfettamente conservata. Attorno a lui si alternano sudditi, in realtà, di gran lunga più “dimezzati”, solo che non se ne rendono conto.

La fantasia di Calvino si scatena, e, se proprio vogliamo leggere fra le righe un’allegoria, pensiamo alla condizione dell’uomo contemporaneo, umiliato e ancora più “alienato”; in sintesi impossibilitato a raggiungere l’integrità e la completezza.
Questo tema dell’uomo tagliato in due è oltremodo attuale, poiché tutti ci sentiamo per qualche verso incompleti, oppure realizziamo una parte di noi stessi, a scapito dell’altra.
Le due parti del corpo del visconte mostrano caratteri differenti: la prima metà è di indole crudele e si vendica sui sudditi, mentre la seconda appare buona ed intenzionata a rimediare ai misfatti. Fino a quando le due “fazioni” non si sfideranno a duello, affinché vinca la migliore.
La storia si articola del tutto intenzionata a tenere una certa simmetria; il ritmo scandisce un’avventura che prende forma come fosse un vero e proprio balletto coreografico. Dare vita ad una parte cattiva e una buona ha fatto sì che si creasse una costruzione narrativa basata sui contrasti. Il visconte che torna dalla guerra diviso a metà, una buona e una cattiva, non incarna il dualismo assoluto di bene e male; piuttosto due lati di una stessa medaglia che non possono sussistere l’uno lontano dall’altro.

Nessun essere umano è in assoluto buono o cattivo, ma porta dentro di sé entrambe le parti che ivi convivono. La cosa essenziale che insegna Calvino, col suo visconte dimezzato, è che la “conditio sine qua non” affinché ci sia un’esistenza il più possibile nella norma, è che fra queste due parti regni l’armonia.
E concludo con quella che è forse la frase più conosciuta e citata dell’opera. Un concetto eloquente, che chiarisce tante cose. Oserei dire lungimirante, se non sembrasse eccessivo.

Io invece, in mezzo a tanto fervore d’interezza, mi sentivo sempre più triste e manchevole. Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

 

Il visconte dimezzato
Italo Calvino
Mondadori, 1993
Pagine 144
Prezzo di copertina € 9,50

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa