Quando il viaggio è il motore per vivere: Luca Di Bianca

In questa intervista lo scrittore Luca Di Bianca parla di sé, del suo lavoro, della passione del viaggio e dello scrittura.

Il tuo motto “Io sono del mondo”, che intendi dire?
Vivere significa donarsi al mondo, superare le paure ed abbandonarsi completamente alle emozioni che la vita ti offre: “apri le mani e tutta la sabbia del deserto scorrerà attraverso di te, chiudile e non avrai altro che piccoli granelli di sabbia”.
Noi cresciamo in base al luogo in cui viviamo quindi non dobbiamo sentirci come un pesciolino rosso che nuota in un acquario, perché nuota in uno spazio limitato ed è destinato a rimanere piccolo, ma dobbiamo darci la possibilità di nuotare nell’ “alto mare aperto”, perché l’acqua assume la forma del contenitore in cui è versata e l’uomo che concepisce il mondo come suo palcoscenico di vita, si offre al mondo che non è altro che il nostro riflesso, ogni angolo che si va a visitare è un angolo che si va a scoprire dentro di sé.
“Io sono del mondo”, io mi dono alle emozioni della vita.

Cosa rappresenta la scrittura per te?
La scrittura è una via di fuga per tutto ciò che vive all’interno di me e che cerca di essere sublimato attraverso le parole, rivendicando una propria vita. E’ inoltre allo stesso tempo una terapia, una modalità di purificazione dalle tossine della consuetudine umana e delle proprie vicende interiori. “E’ una vampa viscerale che chiude la finestra della quotidianità e fuggendo tiene per mano particelle emozionali che lasciano impronte di inchiostro su comuni fogli bianchi”.

I proventi dei tuoi libri li doni in beneficenza, come è quest’idea?
Fortunatamente ho un lavoro che mi consente di vivere in maniera dignitosa, tutto il resto è superfluo; ma soprattutto penso che ognuno di noi ha all’interno di sé un seme di Dio, una molecola divina che se ascoltata ed alimentata può dar vita a cose positive; le mie parole in questo senso è come se mi fossero state prestate da Dio ed io le restituisco a lui cercando di aiutare il prossimo per quanto posso. Questo è il motivo per cui faccio beneficenza con il ricavato dei miei libri, è un mezzo per ringraziarlo del dono della vita.

Il Cacciatore errante è il titolo del tuo libro, nella tua vita quanti ne hai incontrati?
Tutti i giorni li incontro anche se pochi sono consapevoli di esserlo.
Il cacciatore errante è l’essenza del genere umano: è l’uomo che vagabonda per sua natura spinto dal desiderio di conoscenza. E’ un “cacciatore” soprattutto dal punto di vista esistenziale, perché è affamato di sapere e nasce “errante”, da alcuni ominidi che 200 milioni di anni fa, in Africa, si alzarono e cominciarono a camminare, ed è “errante” anche nel senso di sbagliare, perché l’uomo sbaglia ma si fa più forte ogni qualvolta che si rialza da terra.

Ognuno di noi è un cacciatore errante, solamente che molti hanno dimenticato di esserlo, ammaliati dal mondo moderno e dalle false idolatrie del mondo esteriore che offuscano il proprio significato genetico. Quando mi sono esibito nelle scuole elementari ed ho chiesto ai bambini cosa significasse per loro essere “un cacciatore errante” mi hanno risposto esattamente con la frase che ho pronunciato all’inizio di questa risposta, a voler sottolineare come l’uomo nella sua crescita viene “costituzionalizzato” dalla società e coercizzato psicologicamente verso il mondo del futile e delle apparenza.

Oltre a scrivere e viaggiare lavori come operaio, riesci a conciliare le tre cose?
“Lo scrivere ed il viaggiare sono per l’anima ciò che il cibo è per il corpo”.
Con il lavoro sfamo la parte fisica, con la scrittura ed i viaggi la parte spirituale
Quando ho finito il liceo preferii andare subito a lavorare per essere indipendente dal punto di vista economico, ma ho mantenuto vive le mie passioni e sono riuscito comunque a laurearmi in Scienze Storiche studiando di nascosto in fabbrica, anche se questo poi non ha portato ad un cambio di lavoro, ma è sfociato in maniera prorompente per la passione per i viaggi e per la scrittura.

Facendo un lavoro meccanico e ripetitivo stile “Charlot” in “Tempi Moderni”, ho bisogno di mantenere viva la mente portandola altrove, alla ricerca di personaggi ed accadimenti frutto della mia fantasia e sta anche qui la funzione terapeutica della scrittura, un po’ per passione ed un pò per necessità, anche perché la libertà non è altro che uno stato mentale.

Collaboro inoltre da diversi anni per “Viaggi Avventure nel Mondo”, una sorta di agenzia di viaggi alternativa, in qualità di “tour coordinator” e questo mi dà la possibilità di viaggiare in maniera frequente, solitamente ogni tre/quattro mesi, in tutte le parti del mondo. Essendo un lavoratore “turnista” ed avendo giorni di riposo dopo i turni notturni, riesco a conciliare “lavoro” e “viaggio” lavorando durante i miei giorni di riposo e così facendo posso accumulare giorni di ferie, che messi tutti insieme mi permettono di partire per un determinato periodo.

Viaggiare cosa è per te?
Viaggiare è il motore dell’evoluzione in quanto essere stanziali non produce cambiamento. Nella nostra vita, noi tutti, è come se stessimo facendo un viaggio sulla terra, un viaggio dove non esistono le strade, perché la strada da percorrere non esiste, la strada è una parola che non fa parte della genetica umana, esiste la via che ognuno di noi apre davanti a sé e per aprirla dobbiamo seguire le nostre voglie, il nostro istinto.

Viaggiare significa spostarsi nello spazio e nel tempo alla ricerca di nuovi confini, incontrare nuovi paesaggi, persone e animali, emozionarsi, perché il vero viaggio è quello che si compie dentro di sé, quello che si vede è la proiezione di quello che abbiamo già dentro. Viaggiare è essere viaggiati.

Cosa ti hanno lasciato i tuoi viaggi?
Difficile rispondere in poche righe a questa domanda perché ogni viaggio mi ha lasciato qualcosa di diverso, qualcosa che è andato ad arricchire la mia esperienza di vita. Nei viaggi ti confronti con altre culture, con altre persone, e rimetti in discussione il tuo modus vivendi, modificandolo ed arricchendolo, diventi come argilla che continua a formarsi, diventando sempre più sinuosa senza mai arrivare ad una forma finale.
Quello che mi hanno lasciato i viaggi è nel mio cuore e nella mia voglia di dare forma alle mie emozioni per condividerle con l’altro attraverso i miei libri, le mie foto, le mie parole tra favole, racconti e poesie.
Un piccolo assaggio di questo è presente sul mio sito che potete liberamente visitare ed è www.lucadibianca.it

Tre aggettivi per descriverti?
Vitale, determinato, errante.

Progetti futuri?
Riguardo ai viaggi prossimi, partirò a fine marzo per il Senegal, a fine aprile per la Russia e a fine maggio fra gli Usa ed il Canada.
Per i miei eventi di musica e parole, il prossimo sarà alle Scuderie Estensi di Tivoli il giorno 18 febbraio e ne avrò molti altri insieme al mio amico cantautore Frank Polucci tra cui uno che ci sta particolarmente a cuore il giorno 20 marzo alle ore 18 al teatro comunale di Guidonia.
Riguardo invece i nuovi scritti, sicuramente fra circa un anno uscirà un mio nuovo libro, il cui materiale è in via di completamento. E poi ancora viaggiare, scrivere, conoscere ed aprire la mente verso nuove esperienze artistiche e di vita.

Un messaggio che vuoi lasciare per i tuoi lettori?
Sentitevi vivi, è il più grande miracolo, ascoltate il vostro cuore, quello è il vostro oracolo; lasciate la strada che percorrete sempre aperta, per vivere la vita come una scoperta; leggete la realtà attraverso i sentimenti, con lacrime di gioia e di dolore, senza pentimenti.
Camminate continuando a sognare, camminate per apprendere la vita, cadendo per poi rialzarsi con più forza. Abbandonatevi alle emozioni della vita come un bambino che nuota nel ventre materno.
La vita è un cammino, un autentica emozione, sposa cielo e terra ed è dettata dal vostro cuore.

 

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice