Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau: Riflessioni sul suicidio – Madame de Staël

Che Madame de Staël fosse un’anticonformista è noto a tutti, ma è altrettanto poco noto quanto la sua immagine abbia influito in un periodo storico dove il pensiero delle donne era considerato nullo. Germanie Necker, suo nome vero, figlia di Jacques Necker, storico personaggio al servizio di Luigi VXI noto per aver introdotto “Il Rendiconto del Re”, che rendeva trasparenti i conti pubblici, era “rimproverata” perché si impicciava di politica, ed è per questo che conobbe le armi della calunnia e del pettegolezzo, che tendevano a screditarne il pensiero. Ma essendo nata in una famiglia facoltosa ebbe per fortuna dei privilegi che le regalarono l’immortalità. Infatti in occasione dei 250 anni dalla nascita che la separano da noi contemporanei la casa editrice Bibliosofica ha deciso di pubblicare con una nuova traduzione di Andrea Inzerillo il volume a cura di Livio Ghersi  Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau. Riflessioni sul suicidio.
Nel saggio in questione si ripropone la biografia di questa straordinaria e moderna figura, amica della libertà, che, ripercorrendo le vicende che vanno dalla Rivoluzione francese all’Impero napoleonico, regala un prezioso contributo alla nascente sensibilità romantica dove in molti seguivano il sogno del grande amore. Ella, che si sentiva parte della specie umana, quindi non francese o svizzera o ancora europea, vedeva nel progresso le potenzialità di un miglioramento del futuro, a differenza di quanti invece sentivano nostalgia del passato. Sostenuta dalla famiglia ella pensava che il dedicarsi agli altri era importante per il bene personale in quanto operare per il bene comune rendeva la civiltà migliore per tutti:

L’egoismo è esaltato dal modo di vivere della contemporaneità nell’economia divenuta globale: esseri umani “sradicati”, nel significato letterale di “senza radici”, che non hanno una Patria, ossia che non ritengono di appartenere ad un luogo geografico, caratterizzato, oltre che da caratteristiche fisiche, anche da un insieme di linguaggio, storia, memorie, tradizioni, costumi, ma che sono pronti a passare da un Paese all’altro, cercando le opportunità di lavoro più remunerative. La libertà repubblicana, invece, nasceva e si sviluppava intorno a una comunità: il proprio bene individuale veniva considerato indissolubilmente legato al bene della comunità di cui si faceva parte.

Avere avuto la possibilità di leggere parte del pensiero di Madame de Staël ha rafforzato il mio modo di pensare, perché attraverso le sue opere ho potuto trovare la forza di credere nelle nostre passioni senza affidarci necessariamente all’altro che sia marito o partner. Ella ci guida alla riscoperta dell’io distaccandoci da noi stessi e guardando la virtù, che se trovata nell’altro è contagiosa, diversamente se ne restiamo senza. 250 anni fa si aveva già la chiave della felicità e di un modo di vivere fatto di scelte personali e non manipolate.

Capita spesso che le donne di ingegno superiore siano anche dotate di un carattere passionale; ma coltivare le lettere diminuisce i pericoli di questo carattere, invece di accrescerli: i piaceri dello spirito sono fatti per calmare le tempeste del cuore.

L’autrice scrive sei lettere forse con l’intenzione di riabilitare la figura del filosofo illuminista Rousseau, colpito da diverse dicerie durante l’Illuminismo, ma che invece voleva educare la donne come l’uomo secondo i dettami della natura. E questo, la de Staël, lo aveva ben capito. Nelle sue lettere, riprendendo le opere più famose del filosofo, dà delle indicazioni per vivere con coraggio e dignità. La gente comune, non può concepire, forse per ignoranza, ciò che sta al di sopra o al di sotto di sé stessa, così finisce per restare inchiodata al proprio orizzonte. Rousseau non era un uomo comune. Lui non odiava, come spesso gli veniva additato, gli uomini, ma semplicemente le istituzioni che essi creavano, egli voleva provare che «tutto ciò che veniva dalle mani di Dio era buono», che insomma la natura ci ha già creati perfetti; che la felicità del bambino diviene dalla madre e che mentre l’essere serviti ci rende tiranni, l’essere amati ci rende sensibili.

Se un’educazione distinta non offre una sorta di compensazione a tutti questi sacrifici; se non trovate la naturalezza nell’elevare l’anima, e il candore nella conoscenza della verità; se non respirate insomma l’aria di una regione più vasta, non sarete altro che una bambola ben istruita, che canta sempre sullo stesso tono, anche quando usa parole diverse.

La Necker scrive anche un trattato sul suicidio, colpita da quello del poeta Heinrich von Kleist e della sua amante Henriette Vogel, e lo fa con estrema ratio e sensibilità. Sostiene che uccidersi a causa dell’infelicità significa sottrarsi alla virtù e dunque ai godimenti che questa virtù ci avrebbe dato se solo le avessimo dato spazio. Ne parla anche dal punto di vista cristiano e morale. Ne fa un’analisi sulla disperazione che precede questo atto estremo, e non lo condanna solo per il gusto di farlo, come a molti capita. Ma con l’estrema sensibilità di chi viene colpito da questo gesto che tende a negare la propria vita individuale. Un libro che ho molto apprezzato, che mi ha dato la possibilità di guardare oltre, di credere nell’anima e di rivalutare l’educazione alle lettere, chiave di felicità e consapevolezza. Straconsigliato a tutti quelli che amano distinguersi e navigare nella gusto nobile della cultura.

 

Madame de Staël
Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau. Riflessioni sul suicidio
Bibliosofica, 2016
Pagine 168
Prezzo di copertina € 12,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist