Il metodo della fenice – Antonio Fusco

«La terza indagine del commissario Casabona», recita la copertina. Basta solo questo a ricordare al lettore la piccola realtà ben tratteggiata e perfettamente autosufficiente – se non si contano le sporadiche puntatine a Firenze, Roma, Napoli – del comune di Valdenza, tipica cittadina dell’Appennino tosco-emiliano nella quale Tommaso Casabona esercita la professione di commissario della Mobile. Tutto, in questa nuova avventura, comincia con il ritrovamento sotto l’antico ponte di Campanelle del corpo nudo e parzialmente carbonizzato di una giovane donna dai bellissimi tratti somatici. E quello che, dopo le prime difficoltà, sembrerebbe essere un caso davvero semplice da risolvere, ora che all’omicidio è stato possibile connettere con estrema facilità la figura del colpevole, trovato in fondo a un lago ancora alla guida della sua auto a causa di un incidente, si rivela ben presto una faccenda molto più complessa, molto più intricata, e soprattutto molto più pericolosa. Se è vero che «La scena del crimine è come la pellicola di un film i cui fotogrammi siano stati tagliati e buttati via in modo casuale», è anche vero che in questo caso la scena del crimine è solo uno degli innumerevoli frammenti – e neanche il più orribile – di un male che affonda le sue radici negli anni, e prospera a pochi passi da Casabona protetto da silenzi omertosi, paura, minacce derivanti dall’alto.

«Abbiamo scoperchiato una fogna di proporzioni immani. La gente non crede alle cose troppo esagerate. Se gli dici che una persona ha ucciso un uomo o un bambino è disposta a crederti. Se dici che ne ha uccisi dieci, comincia a guardarti con sospetto e vuole vedere i corpi. Se superi questo numero, pensa che il pazzo sia tu. L’unico omicidio dove abbiamo delle prove scientifiche inconfutabili è quello di Loretta Magnani. È da lì che bisogna partire, e io un’idea ce l’avrei».

Ballerina di night la ragazza trovata morta, pornoattore di fama locale il presunto colpevole: siamo sicuri che tutto possa risolversi nell’ambito di un delitto di gelosia tra persone “dell’ambiente”? Casabona non ci crede, e guidato dal solito fiuto estende le indagini. Emergerà una torbida storia di adozioni e affidi e bambini scomparsi nella quale è coinvolto un ente locale, l’associazione “La siepe”, che si presenta in realtà al mondo come “comunità agricola”. Tra le pagine di Il metodo della fenice (Giunti 2016) incontriamo nuovamente il crimine nel suo abito più insidioso, incontriamo tanti professionisti di un mondo che Fusco conosce e sa descrivere bene, incontriamo e tocchiamo con mano nuovi risvolti delle psicologie devianti, e, quel che è più importante, riallacciamo quasi senza interruzione i rapporti con Tommaso Casabona, il commissario assorbito dal lavoro, l’uomo di mezza età che attraversa le prime crisi connesse al correre del tempo, il marito e padre capace di profondissimo affetto per la famiglia, ma consumato dal raffreddarsi e dal logorarsi del rapporto con Francesca, dalla quale in questo libro lo vediamo separarsi, almeno temporaneamente. Accanto alle descrizioni tecniche e all’indagine serrata pagine di grande sensibilità dove sempre per flash, attraverso brevi incursioni nel personale, Fusco fa entrare il lettore “dentro” Casabona, portandolo a condividere frustrazioni, insicurezze, la mestizia di una situazione che sta sfuggendo di mano, addirittura a tal punto da far cadere il protagonista in errori di valutazione enormi, come spesso accade quando si è troppo emotivamente coinvolti in una storia.

«A volte bisogna avere il coraggio di fermarsi per riconsiderare ciò che è accaduto con occhi nuovi. È così che si diventa migliori. Che ci si libera della schiavitù dei propri demoni. Perché è loro che si vuole assecondare quando si deforma il significato della realtà. L’accidia, il rancore, il desiderio di autocommiserazione, la gelosia, l’invidia, la superbia, l’orgoglio e l’odio sono dentro l’uomo e hanno bisogno di buone ragioni per affacciarsi al mondo esterno. Non importa che siano vere o finte. Reali o solo apparenti».

Casabona non è un eroe, è solo un uomo, ma un uomo sincero, capace di smarrirsi e ammettere di averlo fatto. Capace di fermarsi e risalire, partendo dal gradino più basso del casino che ha combinato. E capace di confrontarsi con la verità senza disonore, nonostante gli sbagli. Non è il ritmo incalzante e ricco di colpi di scena di questo noir la punta di diamante di Il metodo della fenice, ma la vicenda del protagonista, un personaggio umanissimo, che parla al profondo.

 

Il metodo della fenice. La terza indagine del commissario Casabona
Antonio Fusco
Giunti, 2016
Pagine 240
Prezzo di copertina € 12,90

 

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore