Maria Rosa Cutrufelli: la condizione femminile

In questa intervista Maria Rosa Cutrufelli parla del suo ultimo libro Il giudice delle donne, già letto per questa rivista, dove riesce a parlare con tono lieve di vicende delicate e di fatti dolorosi. Impegnata e  attenta ai problemi della condizione femminile, negli anni Settanta scrive diversi testi sulle questioni del lavoro, dell’emancipazione delle donne e un’inchiesta sulla domanda di prostituzione e pornografia.

Il Giudice delle donne è il suo ultimo libro: come è nata l’idea di scriverlo?
Nasce per caso, mi trovavo a Senigallia dove ho visto una targa del 1906 con le prime elettrici italiane. È un pezzo di storia forte e importante quello del 1906 dove dieci maestre nella provincia di Ancona – anche se per breve tempo – hanno avuto il diritto di voto. Ho voluto conoscerle da più vicino approfondendo la loro storia. Quello che mi ha colpito di più è l’idea che queste donne hanno combattuto in provincia e non in una grande capitale.

Chi è Teresa?
È una delle tre voci narranti, nata da mille suggestioni che si racchiudono in un romanzo, come mi ha insegnato il mio maestro Vincenzo Consolo: nei romanzi storici i personaggi reali e di invenzione camminano di pari passo. Queste tre voci le ho costruite con attenzione ricongiungendole alla verità storica del 1906 dove molti marchigiani emigrarono verso l’Argentina.

Tre aggettivi per descriversi?
Maniacale soprattutto nella scrittura in quanto riscrivo più volte le varie parti, innamorata dei personaggi e della storia che sto per realizzare e sorda perché procedo a scrivere dimenticandomi del resto, infatti mi distraggo dalle cose quotidiane.

Cosa rappresenta la scrittura per lei?
È una necessità dove la fatica va di pari passo con la passione e il piacere, che riempiono l’anima completamente.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice